martirio di San Bartolomeo
Al centro del quadro è raffigurato il santo legato ad una rudimentale forca, mentres i contorce nello spasimo dell'atroce martirio che un carnefice sta eseguendo aiutato da un'altra figura, sulla destra, che trattiene la corda attorcigliata alle caviglie del martire. Un altro aguzzino s'intravede accoccolato alle spalle del primo. La scena è osservato da una foigura maschile, completamente avvolta da un manto, visto di spalle. In secondo piano si intravedo alcuni soldati. Lo sfondo è occupato dal profilo di un monte e in cielo appare un angelo con la palma del martirio e la corona. In primo piano sono i frammenti di una scultura marmorea. L'intonazione cromatica del dipinto non è uniforme: spiccano i gialli aranciati, il blu, il carminio, distribuiti sulle vesti deoi personaggi; il marrone è presente in diverse tonalità unito al grigio e al bianco. La figura dell'angelo riceve un modesto risalto dalle tonalità delicate dell'azzurro, il rosa pallido e il bianco. Il dipinto è montato su un telaio
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
legno/ modanatura/ sagomatura/ traforo/ doratura/ pittura
- AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
- LOCALIZZAZIONE Borgomanero (NO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Mancano dati precisi relativi a questo quadro che potrebbe risalire agli intorno al 1770, quando venne aggiunto il titolo di S. Bartolomeo all'altare a sinistra dell'altare maggiore che portava già il titolo dell'Immacolata Concezine e di S. Filippo Neri (V. DE VIT, Memorie storiche di Borgomanero e del suo mandamento, Prato 1880, p. 132). L'opera è già ricordatta nella Visita Pastorale del Vescovo Balbis Bertone del 1783 che registra "Ancona, format tabula elegans in tela picta rappresentans martyrium Sancti Bartholomei lignea inaurata coronide picta pariete" (Novara, Archivio Storico Diocesano, Vicariato di Borgomanero, Balbis Bertone, 1783, Visite Pastorali, vol. 358, fol. 854r.). Dall'inventario della Visita Pastorale del 1866 si apprende che l'altare di S: Bartolomeo corrisponde in grandezza e cornice a quello raffigurante S. Fortunato, eseguito dal Cusa nel 1842; contemporaneamente "sulla parete estrema del coro sudetto vi ha un altro quadro di S. Bartolomeo e quello di S. Nicola" (Novara, Archivio Storico Diocesano, Vicariato di Borgomanero, Gentile, 1866, Visite Pastorali, V. 422, Inventari). Probabilmente quando nel 1842 si decise l'importante commissione del quadro del compatrono S. Fortunato (cfr. Borgomanero, Archivio Parrocchiale, Giornale della Chiesa Parrocchiale, 1801-1873, fol. 122v.) destinato all'altare a destra di quello maggiore, con l'evidente programnma di rinnovare il culto dei due santi patroni venne trasportata dal coro all'altare a sinistra di quello maggiore la tela con il Martirio "che è di gra pregio, e si attribuisce alla scuola del Guercino" (Novara, Archivio Storico Diocesano, Vicariato di Borgomanero, Gentile, 1866, Visite Pastorali, V. 422, Inventari) presente nella Parrocchiale fin dal 1715, quando giunse da Roma per interessamento del Padre Valli (Borgomanero, Archivio Parrocchiale, Libro della Tesoreria, 1680-1717, fol. 119r). I due quadri, il Martirio di S. Bartolomeo e il Miracolo di S. Nicola, che si trovavano in quel momento sugli altari laterali a fianco di quello maggiore, furono collocati nel coro e vi rimasero fino a data imprecisata, quando il grande quadro col Martirio di S. Bartolomeo tornò nel coro, dove si trova attualmente. Le due tele furino recuperate dall'attuale Prevosto che le trovò abbandonate sul cornicine della Sacrestia. A conferma della datazione intorno agli anni 1770 si può portare il confronto con il Martirio di S. Bartolomeo ricamato sul pallio fatto ricamare a Milano nel 1767, di cui il quadro riproduce fedelmente l'iconografia. L'ignoto pittore aggiunge poco di suo, ad esempio l'angelo in caduta, ben disegnato e costruito di scorcio, anche se un po'convenzinale. Non sappiamo se la scelta del ricamo come modello sia da attribuire alla committenza o all'artista;egli lo interpreta dimostrando una certa perizia disegnativa, accentuando l'espressività dei volti, si vedano quelli del carnefice e del santo, e impiegando colori violenti che si intereniscono solo nell'azzurro del cielo e nel candore dell'angelo. Se in quest'opera l'ignoto pittore accoglie suggerimenti di ambito milanese, la cui cultura è ancora attiva in area novarese nella seconda metà del Settecento, soprattutto nell'arredo sacro, egli sembra essersi formato in ambito locale, influenzato dalla produzione del Cantsalupi di Miasino (1732-1780) e del Borsetti valsesiano (1698-1759)
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100026874
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1981
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0