San Rocco guarisce gli appestati

dipinto,

Al centro del quadro è rappresentato il santo con le braccia allargate e lo sguardo rivolto al cielo aperto da uno squarcio luminoso prodotto dalla discesa di un angelo che compare nell'atto di sguainare una spada. ai piedi del santo lo scorcio del corpo di un appestato prepoara la visione del lazzareto, sul fondo. Nella figura del santo il colore ha campiture nitide: il grigio-bruno della mantellina spicca sul giallo dorato del manto; dal cupo turchese della veste emergono le gambe con ccalze vermiglie. L'intenso chiaroscuro dell'appestato è rilevato dalla tonalità del viola del manto particolarmente luminosa. Al contrario, il lazzareto è immerso in un'atmosfera grigia dalle quale si affacciano con vividi tocchi bianchi e ocra le membra e le vesti degli appestati. Sul fondo predomina la tonalità azzurra del cielo e dei monti. La tela è inserirta in una cornice di legno dorata

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Mazzucchelli Pier Francesco Detto Morazzone (1573/ 1626)
  • LOCALIZZAZIONE Borgomanero (NO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto costituiva la pala dell'altare di S. Rocco eretto nel 1524 in seguito ad un voto fatto dalla comunità di Borgosesia, stando alla testimonianza del De Vit (V. DE VIT, Memorie storiche di Borgomanero e del suo mandamento, Prato 1880, p. 115). Negli atti della visita pastorale compiuta dal vescovo Bascapè nel 1593 si leggew che "a parte aquilonare aedificanda capella S. Rochi ex voto Communis", ma in una nota a margine non datata, è scritto "aedificata est" (Novara, Archivio Storico Diocesano, Vicariato di Borgomanero, Bascapè, 1593, Visite Pastorali, V. 21, fol. 3v). L'interpretazione risulta difficile in assenza di altri dati e si può ipotizzare tanto un'aggiunta posteriore che aggiorna la situazione della cappella registrandone il compimento, quanto una correzine coeva. Accettando come data di fondazione il 1524, intorno al 1593 potevano essree in atto lavori di rifacimento, prolungatisi nel primo ventennio del Seicento, durante il quale vengono riedificate le cappelle all'interno della Parrocchiale, rinnovandone anche l'apparato decorativo. Nel lugklio del 1617, in seguito alla visita pastorale, il vescovo Taverna ordina che "All'altare di S. Rocco si compisca il spatio lasciato tra il muro della cappella, et detto altare, con aggingervi sopra il medesimo altare un altro gradino ornato" (Novara, Archivio Storico Diocesano, Vicariato di Borgomanero, Taverna, 1617, Visite Pastorali, V. 27, fol. 195r) e lacappella appare compiuta nella descrizione che ne da l'inventario compilato nel dicembre dello stesso anno: "fra il secondo e il terzo arco pure dell'istessa parte aquilonare vi è una cappella con suo altare dedicata a Santo Rocho confessore per voto della Comunità di detto luyogo bemn lavorata di stucco et ornata di pitture et oro con una faciata che cinge la capella d'inanti et una fenestra di sopra con ferrata et vitriata" (Borgomanero, Archivio Parrocchiale, Inventario della Parrocchiale compilato dal rettore M. A. Caninio, 1617, f0ol. 6v). Nello stesso manoscritto, fra i beni mobili della chiesa, viene registrata la presenza del quadro "Sopra l'altare di Santo Rocho vi è un quadro alto brazza tre et mezzo et largo brazza duoi et onze cinque nel quale vi è dipinta ad oglio in tela l'immagine di Santo Rocho confessore in atto che riguarda il cielo con sua tendina di cendalo rosso" (ID., fol. 8v). La Gregori, in olccasine della mostra dedicata al Morazzone, ricorda come non si siano conservati documenti relativi al pagamento per la decorazione della cappella (M. GREGORI; Morazzone, catalogo della mostra, Milano 1962, pp. 60-61, tavv. 90-91), di cui si era occupato anche il Rosci (M. ROSCI, Contributi al Morazzone, in "Bollettino d'arte", 1959, pp. 153-154, 157). E' della Gregori la proposta cronologica fra il 1611 e il 1612, sulla base di confronti con l'ancona della Maddalena in S. Vittore a Varese, datata 1611, e con l'Adorazione dei Magi di S. Antonio Abate a Milano, cronoòlogicamente prossima alla precedente. L'ascendenza ceranesca delle figure degli appestati, già sottolineata dal Baroni (C. BARONI, Ancora sul Morazzone, in "L'Arte", 1941, p. 142) e da collegare ai Miracoli di S. Carlo, eseguiti per il Duomo di Milano alla fine del 1610, convince la Gregori a questa datazione. L'opera si colloca fra i periodi più fervidi del Morazzone che fra il 1610 e il 1613 si divide fra le cappelle del Sacro Monte di Varallo e l'ambiente comasco e va definendo con sempre maggiore chiarezza e novità di risultati la propria arte in direziuone di un'evidenza naturalistica e luministica da impiegare in una narrazione che al Sacro Monte sfocia liberamente nel teatro, altrove assume un'intonazione più sostenuta e grandiosa. Lo scorcio dell'appestato rinvia al Cerano impegnato nel 1610 per i miracoli di S. Carl9o e in particolare al Miracolo di Ameelia degli Angeli affetta da cancrena al piede. Accanto all'influenza ceranesca si avverte nel S. Rocco, a proposito degli elementi del paesaggio, la componentge veneta della pittura morazzoniana, la conoscenza del Tintoretto e di Tiziano, che avrebbe studiato a Roma, ma che fanno dubitare un viaggio a Roma alla Gregori. Quewstoi dati di cultura trovano nel dipinto una formulazione originale, a partire dalla figura del santo, tipicamente morazzoniana nell'impostazione del gesto, nell'apertura del manto, nello scorcio del volto e nell'atteggiarsi delle mani, elementi da collocare, oltre alle opere ricordate dalla Gregori, agli esiti che in prossimità di tempo si delineavano sulle pareti del Sacro Monte, nedlla Cappella dell'Ecce Homo. L'immagine del Lazzareto è stataa segnaslata dalla Gregori come un precedente iconografico delle descrizioni manzoniane, contribuendo alloa fortuna critica del dipinto, presentato anche nella mostra del Seicento lombardo del 1973 (M. VALSECCHI, Il Seicento lombardo, catalogo della mostra, Milano 1973, V. II, p. 46, tav. 121). CONTINUA NEL CAMPO OSS
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100026873
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1981
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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