San Carlo Borromeo in adorazione della Madonna

dipinto, 1600 - 1649

Il dipinto rappresenta, secondo l'iconografia tradizionale, San Carlo Borromeo, con le fattezze consuete e in abito cardinalizio, inginocchiato e a braccia aperte; alla sua destra il bastone pastorale, circondato da angioletti con drappi rosa reggenti il cilicio. In alto a sinistra la Madonna, con la veste rosa e il manto azzurro svolazzante, regge sulle ginocchia il Bambino paffuto, mentre indica il santo. A destra appare l'arcangelo Michele col manto giallo rigonfio e l'armatura nera luccicante, reggente tra le mani la bilancia e la spada. I colori sono abbastanza vivaci e caldi. Le figure hanno forme piuttosto espanse, corpi ben torniti e vesti molto mosse. La cornice, in legno dorato, è intagliata a motivi di foglie lanceolate

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Caccia Guglielmo Detto Moncalvo (maniera)
  • LOCALIZZAZIONE Livorno Ferraris (VC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto, posto sull'altare di San Michele, fu eseguito per ricordare la venuta di San Carlo Borromeo, che su quell'altare celebrò messa (GIULIANO G.F., Biografie livornesi, Vercelli 1970, vol. I, p. 15). Il santo transitò da Livorno, diretto a Torino per venerare la Santa Sindone e fu ospitato nella casa dei signori Caresana. Il santo fece quattro viaggi a Torino, di cui uno nel 1578, ed essendo egli morto nel 1584, il passaggio per Livorno avvenne circa nell'ultimo ventennio del secolo (Bibliotheca Sanctorum, Roma 1961, vol. II, pp. 812-850). Il quadro è menzionato nell'inventario dei beni delle Confraternte, redatto nel 1811: "...tableau vers le sud de Saint Charles et Saint Michel..." (Archivio Comunale, 1811). La comunanza di dati stilistici con la tela dell'Annunciazione consente un unico discorso per entrambe le tele. Il dipinto presenta tracce di cultura moncalvesca, non autografe, presenti tra i ripetitori del Caccia, in particolare, più che nella figlia Orsola, in Giovanni Crosio (ROMANO G., in Arona sacra, L'epoca dei Borromeo, catalogo della mostra, Arona 1977). Questi, attivo alla prima metà del'600 anche nell'ambiente trinese, modella le figure con saldezza d'impianto e una gamma cromatica piuttosto squillante. Le sue figure hanno talvolta forme espanse e un po'sfatte, come l'arcangelo Michele (attribuito) di Trino (ROMANO G., in Inventario Trinese, catalogo della mostra, Trino 1980, pp. 108 e 244). Ci sono però nel quadro di Livorno degli elementi direttamente derivati dal Moncalvo, come gli angeli che giocano intorno al santo, che ritroviamo nell'arcangelo Michele della chiesa omonima di Casale. Si può ancora confrontare l'angelo dell'Annuncio ai pastori e dell'Annunciazione in San Michele di Casale con l'arcangelo Gabriele dell'Annunciazione di Livorno, dove troviamo le stesse membra tornite, le vesti svolazzanti, l'arrivo improvviso dell'angelo (MALLE' L., Le arti figurative in Piemonte, Torino 1961, vol. II, tavv. 151,154,156); l'impianto stesso delle tele riprende quello delle opere del Moncalvo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100023883
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1980
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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