Madonna in trono tra San Francesco d'Assisi e San Bernadino da Siena e un donatore

dipinto, post 1560 - ante 1570

In primo piano, al centro della tela, è rappresentata frontalmente la Madonna in trono con il Bambino in braccio. La Vergine indossa una tunica grigia e un velo sul capo che ricade sulle ginocchia. Il Bambino è nudo, stante e benedicente. Il trono è coperto da un drappo rosso, la cui parte superiore, a guisa di baldacchino, è retta da due angeli in volo, nudi, sotto forma di fanciullo. Sulla sinistra è dipinto, stante, di lieve tre quarti, s. Bernardino da Siena. Il capo è tonsurato e indossa un saio marrone, lungo sino ai piedi. In mano tiene un volume con il monogramma di Cristo. Sulla destra, analogamente, è rappresentato s. Francesco d'Assisi, barbato, con i segni delle stimmate sulle mani che indicano e abbracciano il donatore, rappresentato inginocchiato e di profilo. Quest'ultimo, barbato, con i capelli scuri, capo lievemente stempiato, porta un colletto bianco che fuoriesce da ampio manto nero. Tiene le mani giunte all'altezza del petto. Sullo sfondo, a sinistra, si intravede un paesaggio e un brano di cielo. L'opera è posta entro cornice in legno, di profilo e luce rettangolare. Tipologia a cassetta; battuta liscia; fascia centrale ornata da stucchi dorati e blu, parzialmente scomparsi

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Giovenone Giuseppe Il Giovane (1524/ Ante 1609)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Chiesa Cimiteriale di S. Maria dei Tabbi
  • INDIRIZZO in prossimità del Cimitero Comunale, Bianzè (VC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto in esame venne donato dalla famiglia Bido, per volontà del suo ultimo discendente, Bernardo, morto nel 1640, intorno al 1625, quando venne edificata la chiesa, con il contributo della popolazione di Bianzè. L'opera è stata attribuita da Giovanni Romano a Gerolamo Giovenone e datata entro il settimo decennio del XVI secolo, pur osservando come essa appaia "già così lontana dalle sue prime opere", cfr. G. Romano, La tradizione Gaudenziana nella seconda metà del 500, in "Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti", 1964, Torino, 1965, p. 77. L'autore prosegue: "Il modello imitato è ancora uno dei tanti esemplari di Gaudenzio, ma spogliato di ogni elemento aneddotico e piacevole. In questa gli abiti dei sacri personaggi sono di una semplicità estrema e quanto ai committenti sembra si sia estinta quella prodiga ed elegante Borghesia che ostentava senza discrezione la sua ricchezza. Ormai l'attenzione cade di preferenza sui volti delle persone, sul loro atteggiarsi a sentimenti devoti. I colori perdono ogni splendore, e si riducono gradatamente alla sola gamma dei grigi. Il bel ritratto del committente, se confrontato con quello della Natività di Gaudenzio a Sarasoa non nascone che è invalso un modo nuovo, più cauto ed ossequioso, di accostarsi alla divinità". Per la bibliografia si veda anche A. Griseri, I Gaudenziani, in Mostra di Gaudenzio Ferrari, catalogo della mostra, Vercelli, 1956
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100018444
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Regione Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1979
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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