San Vitale

reliquiario a busto, post 1837 - post 1837

Il busto poggia inferiormente su una base lignea argentata ed è composto da due lamine modellate, incernierate all'altezza delle spalle e sulla calotta cranica. Quella anteriore, in argento, è condotta a sbalzo per ampie campiture di masse in corrispondenza del mantello, della veste, delle lamine della corazza, posta a protezione delle spalle, e nei lineamenti del santo. L'orlo superiore della tunica è invece lavorato a punzoni. La faccia posteriore, che continua il modellato anteriore, ma più sommariamente, è in rame argentato

  • OGGETTO reliquiario a busto
  • MATERIA E TECNICA argento/ sbalzo/ cesellatura
    rame/ sbalzo/ argentatura
  • ATTRIBUZIONI Jacquemet Carlo (notizie 1837)
  • LOCALIZZAZIONE Roppolo (BI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE "Il più antico documento che accenni alla reliquia di san Vitale è del 1567". Tutti i documenti definiscono San Vitale martire e diversi lo identificano con il santo ravennate. Dal 1606 il cranio era conservato in un'urna di noce su un altare eretto in suo onore nella chiesa parrocchiale; nel 1665 il reliquiario è già ricordato come busto d'argento. Venne rubato una prima volta nel 1747 e subito ritrovato; asportato una seconda volta nel 1809, non è noto come si concluse la vicenda. Esiste un ordinato di quell'anno, relativo a una delibera "per la suddetta rinnovazione della Custodia della somma di lire duecento e una"; Lebole è dell'opinione che anche questa volta venne ritrovato "poichè il reliquiario è ancora quello seicentesco" (LEBOLE D., Storia della chiesa biellese. Le pievi di Vittimulo e Puliaco, Biella 1979, p. 197). Sussiste però il dubbio che si tratti di un lavoro arcaicizzante, opera probabilmente di un argentiere dell'800. Il primo punzone individuabile sulla reliquia è quasi totalmente corrispondente a quello depositato nel 1837 da Carlo Jacquemet, residente a Chambery (BARGONI A., Mastri orafi e argentieri in Piemonte dal XVII al XIX secolo, Torino 1976, J - 4, p. 149); gli altri due punzoni corrispondono agli impronti di assaggio e di controassaggio in vigore in Piemonte in età napoleonica, tra il 1809 e il 1814 (BARGONI A., Mastri orafi e argentieri in Piemonte dal XVII al XIX secolo, Torino 1976, p. 12). Se i marchi di assaggio e di controassaggio combinano con una datazione per il rifacimento della reliquia verso il 1809, rimane inspiegabile il divario di tempo tra quest'epoca e il 1837, data a partire dalla quale la reliquia potrebbe essere stata confezionata. La non perfetta corrispondenza del marchio JC con quello depositato dall'orafo menzionato, può far pensare anche a un altro esecutore. Schedatura precedente: Novelli S., 1971
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100017963
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1979
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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