tabernacolo, opera isolata di Juvarra Filippo (secondo quarto sec. XVIII)

tabernacolo, post 1730 - ante 1739

Tipologia architettonica. Poggia su uno zoccolo che continua quello del secondo gradino dell'altare, deviato, per altro, per adattarsi alla posizione obliqua, rispetto all'altare, dei due pilastri di marmo che stanno ai lati della portella. Questi ultimi presentano una specchiatura rettangolare frontale in marmo di diverso colore ornata da una testina cherubica, superiormente, dalla quale si diparte una ghirlanda di foglie. In modo analogo è segmentato l'architrave in marmo che recinge il tabernacolo. La portella, centinata, in argento, chiusa da cornice, ha rappresentata l'Ultima Cena

  • OGGETTO tabernacolo
  • MATERIA E TECNICA argento/ laminazione/ sbalzo/ cesellatura
    bronzo/ fusione/ doratura/ cesellatura
    marmo/ scultura/ lucidatura/ levigatura
  • MISURE Altezza: 89
    Larghezza: 107
  • ATTRIBUZIONI Juvarra Filippo (1678/ 1736): architetto
  • LOCALIZZAZIONE Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il tabernacolo deve certamente considerarsi già concepito nella progettazione juvarriana dell'insieme. In quanto alla portella in argento è vibrante della medesima luce dei tondi in brondo con i "Miracoli dei Santi Martiri" che decorano il prospetto dell'altare; eguale gusto di quei fondali architettonici, la cui profondità è colta attraverso una notevole prospettiva luminosa. Per altro, le figure del Cristo e degli apostoli intorno alla tavola, pur toccate dalla luce, sono generiche e più uniformi; e, in particolare, quelle in secondo piano molto uniformemente disposte. Appare pertanto uno scarto di qualità, rispetto ai medaglioni ovali, di maggiore qualità. Il tabernacolo è ricordato da Monsignor Gastaldi (cfr. L. Gastaldi, Memorie Storiche del Martirio e del Culto dei SS. Martiri Solutore, Avventore ed Ottavio i protettori più antichi della Città di Torino, Torino, 1880, p. 100; Brevi cenni storici sulla chiesa dei Santi Martiri in Torino, Torino, s.d. (1928), p. 53. Negli ultimi decenni la storiografia ha rimesso in discussione l'attribuzione dell'altare in esame al primo architetto di corte Filippo Juvarra, la cui paternità è documentata da disegni in alzato e in pianta conservati presso la Biblioteca Reale di Torino e dall'elencazione, all'anno 1730, del progetto per l'altare maggiore della chiesa dei SS. Martiri nel "Catalogo" delle opere dell'architetto messinese compilato dal suo allievo e collaboratore Sacchetti (cfr. G. B. Sacchetti, Catalogo dei disegni fatti dal signor cavaliere e abate don Filippo Juvara dal 1714 al 1735 compilato dal suo discepolo G. B. Sacchetti, in "Giornale di Erudizione Artistica", Perugia, 1874; V. Moccagatta, Bernardo Antonio Vittone. Problemi attributivi e nuovi contributi, in "Palladio", n.s., anno XIX, 1969, I-IV, Gennaio-Dicembre, p. 40, nota 39, figg. 5a, 5b, per i due disegni di Juvarra; V. Moccagatta, La chiesa dei Santi Martiri di Torino. Architettura, decorazione, arredo, in "Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti, n.s., anno XXV-XXVI, 1971-1972, p. 90 e nota 59, figg. 10a e 10 b). Si oppone all'attribuzione juvarriana Luciano Tamburini (cfr. L. Tamburini, Le chiese di Torino dal rinascimento al barocco, Torino s.d. (1968), p. 51 e nota 34, p. 53 e nota 40), asserendo essere l'attuale altare ancora quello fatto costruire in marmo da Madame Reale Cristina di Francia alla fine della sua vita (cfr. A. Baudi di Vesme, Schede Vesme. L'arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, Torino, 1963, vol. I, p. 273), del cui fatto dovrebbe costituire testimonianza probante la presenze dei due stemmi di Maria Cristina ai lati dell'altare stesso. Peraltro i due stemmi non inficiano la paternità juvarriana dell'insieme; basti pensare che, quando nel 1836 si affidò a Luigi Vacca l'incarico di ridipingere la volta sopprimendo gli affreschi che aveva dipinto fratel Andea Pozzo "per favore segnalatissimo" della duchessa Giovanna Battista di Savoia Nemours (cfr. Tamburini, op. cit., p. 52, nota 37), non si pensò affatto di togliere lo stemma di Madama Reale dipinto dal Pozzo in una lunetta sopra l'arcone allora terminale della navata; anzi, lo stemma fu ripassato per meglio conservarlo. D'altra parte depone contro la tesi del Tamburini il fatto che, con l'ampliamento della chiesa, essendo stato il sito dell'altare maggiore arretrato, lo stesso avrebbe dovuto comunque essere traslato. L'idea di mantenere lo stemma di Cristina di Francia, appartenuto al precedente altare, forse per assecondare la volontà della committenza, è testimoniato anche nel disegno juvarriano dell'alzato che presenta due varianti decorative, una sulla sinistra, con applicazioni figurate in bronzo, l'altra sulla destra senza decorazioni, ma con lo stemma di Maria Cristina già ben visibile sul fianco dell'altare. L'opera è ricordata anche in L. Cibrario, Storia di Torino, 1846; L. Gastaldi, Memorie Storiche del Martirio e del Culto dei SS. Martiri Solutore, Avventore ed Ottavio i protettori più antichi della Città di Torino, Torino, 1880; Brevi cenni storici sulla chiesa dei Santi Martiri in Torino, Torino, s.d. (1928); L. Rovere-V. Viale-E. Brinckmann, Filippo Juvarra, Milano, 1937; V. Viale, Regesto della vita e delle opere di Filippo Juvarra, in Filippo Juvarra architetto e scenografo, catalogo della mostra, Messina, 1966
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100007928-4
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
  • ENTE SCHEDATORE Regione Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1976
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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