Carnevale di Tempio Pausania: Le maschere di Re Giorgio e Mannèna

XXI inizio

“Giorgio, #Gjolgju#, è la declinazione Gallurese, Tempiese di un elemento sardo che accomuna diverse regioni storiche della Sardegna, tanto è vero che cambia nome a seconda dei territori, come #Zolzi#. È un elemento caratteristico dei nostri carnevali tradizionali sardi, poi ciascuna regione storica lo declina, lo interpreta e lo fa suo. È un po’, da noi, il sovrano contadino, che ha quei tratti della figura legati alla terra, quindi ai cicli della natura. Quindi c’è proprio l’elemento originario del Carnevale posto al termine dell’inverno, con il richiamo apotropaico, quindi anche la ricerca di una protezione, della speranza in un buon raccolto. È un elemento contadino, legato alla terra e forse anche un’entità che sta tra la terra e il cielo in qualche modo, è come un demone. Forse è autoctono, sardo, della Sardegna, e poi c’è questa declinazione locale. Ciascuno ha il proprio Giorgio da noi: #Gjolgju#, #Zolzi#, ecc. anche negli altri territori della Sardegna. #Mannèna#, probabilmente è solo nostra. #Mannèna# è una popolana, arriva dal popolo, ha sempre i tratti della donna del popolo, un po’ scostumata, un po’ ingenua, un po’ sguaiata, sempre dalle forme abbondanti. Però a lei viene data voce durante il rogo e quindi la si sente parlare. Nel senso che qualcuno le dà voce e questa è quasi una performance teatrale di grande potenza perché lei piange il marito che è stato condannato al rogo e dice: «non bruciatelo, non bruciatelo»". "Al termine del Carnevale, succedeva che la notte di martedì, i balli si concludevano quando entrava una bara, una bara nelle sale da ballo. Quindi entrava la bara e con un lamento funebre: «#Gjolgju méu…# Giorgio mio, Giorgio mio, eri così bravo e sei morto, ti hanno condannato, #Lu Carrasciali# è finito, se né andato», piangiamo perché è finito il Carnevale. E questa è un’evoluzione dell’aspetto storico e tradizionale". "È un #attittu#, un canto patetico, plateale, con l’esasperazione dei dolori di fronte al morto" (IPCICU_CSCC_T.P._A003). "Il carro di Re Giorgio è la bandiera dell’allegoria di quella edizione tematica annuale, quindi Giorgio cambia, è multiforme, è plurale. Nel senso che pur essendo un elemento costante ogni anno, l’impiego della cartapesta lo rende plastico. Quindi Giorgio non è cristallizzato in una forma identica a sé stessa, ma la cartapesta dà a Giorgio la possibilità di entrare ogni volta dentro una maschera diversa. E quindi qui c’è tutta la creatività del cartapestaio, dell’artigiano, della direzione artistica e anche di chi costruisce l’idea tematica annuale di curvare verso Giorgio. Giorgio è un po’ il vessillo, noi lo aspettiamo per capire cosa ci dice quest’anno, qual è il messaggio che porta. E ogni anno Giorgio è diverso, ha un viso diverso grazie alla cartapesta, grazie a questo materiale che è plasticità, così come anche #Mannèna#” (IPCICU_CSCC_T.P._A004)

  • OGGETTO carnevale di tempio pausania: le maschere di re giorgio e mannèna
  • CLASSIFICAZIONE SAPERI
  • LOCALIZZAZIONE Tempio Pausania (SS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La testimonianza più datata sull’origine del Carnevale di Tempio Pausania è quella sotto la voce “Tempio” del “Dizionario storico geografico del Regno di Sardegna” di Goffredo Casalis pubblicato nella prima metà dell’Ottocento. “Si tratta di un documento di straordinaria importanza. Esso dà notizia dello svolgimento dei veglioni mascherati nel corso del Carnevale già dalla prima metà del 1800. Informa inoltre che lo svolgimento del Carnevale a Tempio è già da allora attività di grande rilevanza e coinvolgimento che non può sfuggire all’attenzione e alle regole fissate dall’autorità costituita” (Biosa – Pirrigheddu, 2010). Altre testimonianze sul Carnevale di Tempio delle origini, descrivono i #mascari brutti#, i così detti buffoni, che indossano abiti sudici, o pelli di capra o di montone, o cuoi di bue o di vacca, con corde a tracolla o alla cintura, con sonagli. A loro era riservato il diritto di lanciare motti pungenti e parole sconce all’indirizzo dei presenti o degli assenti. Inoltre, servendosi della forza fisica, potevano costringere anche i più restii a ballar con loro e multare chi meglio credevano, facendo pagare qualche moneta, un litro di vino o altro. E ancora, “l’ultima sera il divertimento è generale e alla mezzanotte, il tocco a mortorio della campana dà segno che il Carnevale è finito e che comincia la Quaresima. Al lugubre suono si smettono i balli, preparandosi in un contegno serio e grave. Intanto nelle sale da ballo si vede una bara, su cui vedesi un fantoccio rappresentare il morto Carnevale, portata da quattro individui con lungo codazzo di gente schiamazzante che grida:«Carrasciali è mortu! Carrasciali è mortu! Mortu è Carrasciali! Ohi! Ohi! Ohi!; oppure Gjolgliu méu! Gjolgliu méu!, lu mé fiddolu bonu ch’éri tu, Ohi! Ohi! Ohi!». Il fantoccio poi viene portato attorno al paese finché condotto in una piazza non lo si veda ridotto in cenere dopo avergli fatto fuoco” (De Rosa, 1925). La tradizione orale raccolta durante una ricerca svolta negli anni ’70 del 1900 dalla classe Quinta G del Circolo didattico di Tempio sotto l’insegnante Luigi Cecchini, conferma la ricorrenza dell’Epifania come inizio del tempo del Carnevale a Tempio Pausania con la prima comparsa delle maschere nelle vie e nelle piazze della città. L’organizzazione era ancora frutto dell’iniziativa spontanea dei cittadini, e di alcuni in particolare che nel tempo divennero personaggi famosi. “Nei ricordi della popolazione più anziana di Tempio figurano in particolare due di tali personaggi: #Ziu Salvadori Bisceglia# e #Ziu Antoni Polcu Suldu# e apre che “Ziu Salvadori Bisceglia” che usciva mascherato il martedì e accompagnava Re Giorgio nella passeggiata per le vie di Tempio su una carrozza trainata da un asinello” (Biosa – Pirrigheddu, 2010). Le donne si mascheravano con lenzuola, coperte e con il costume #a faldetta ribucculata# (gonna rovesciata) e il travestimento consisteva in lenzuoli di lino o una coperta tessuta in casa legati sopra il capo e chiusi in vita con dei nastri. Gli uomini, invece, si mascheravano con il #cappotto di fresi# (cappotto di orbace) e le maschere, percorrendo le strade a cavallo, bussavano alle porte delle case dei ricchi e chiedevano #frisgioli# (frittelle) e #muscateddu# (vino moscato). Di seguito le donne cominciano a indossare il #Domino#, divenuta poi la maschera per eccellenza del Carnevale di Tempio Pausania, caratterizzata da lungo mantello o in una tunica con cappuccio con maschera che copre il volto, dietro il suo camuffamento erano possibili licenze di ogni tipo. “Re Giorgio #Ghjolgliu Puntogliu# compariva un tempo il martedì grasso, dal 1955 il giovedì grasso. La sua figura era quella maschile in abiti regali a cavallo di un asinello. Veniva imbottito con paglia e stracci e conteneva anche borotalco e polvere da sparo. In tempi più recenti si è affiancata la figura di Mannèna popolana grassa e pettoruta e la domenica del Carnevale si celebrano burlescamente le loro nozze in un tripudio del popolo. Giorgio rappresenta la nobiltà o comunque la classe dirigente politica ed infatti il giorno del suo insediamento fa un sacco di promesse al popolo rispecchiando i veri problemi della città. Le mancate promesse scatenano l’ira dei sudditi che allora lo processano e lo condannano al rogo. Mannèna, la moglie che rappresenta il popolo, sta a guardare impassibile e alla fine del Carnevale resta sola ed abbandonata” (Biosa – Pirrigheddu, 2010). I carri di cartapesta sono comparsi relativamente di recente. In origine era d’uso far girare calessi tirati dagli asini e carichi di gruppi di gente mascherata. Di seguito permangono le figure di Giorgio e Mannèna, si registra un maggiore affollamento delle sale da ballo, una più massiccia presenza delle maschere che affiancano quella del #Domino# e lo svolgimento all’aperto del Carnevale non si limita più alla sola giornata del martedì. Prendono avvio le sfilate dei carri di cartapesta e i corsi mascherati. “I carri allegorici, magistralmente realizzati, ne sono l’aspetto più rilevante e la prima fabbrica dei carri e dei giganteschi personaggi in cartapesta non può che trovare spazio se non nei capannoni dove si lavora il sughero. Quelli di Salvatore Muzzu risultano il primo opificio del moderno Carnevale tempiese” (Biosa – Pirrigheddu, 2010). Da lì a poco sarà l’Associazione Pro Loco a proseguire l’organizzazione del Carnevale di Tempio indicendo concorsi per gruppi mascherati e carri allegorici con sfilate di giovedì grasso, domenica e martedì di Carnevale, divenute giornate rispettivamente dell’ingresso in città di Re Giorgio, del suo matrimonio con Mannèna, del processo e della fine sul rogo. Anche l’originario percorso delle sfilate cambia, ampliandosi per comprendere i viali e gli ampi spazi attorno al parco delle Rimembranze che sostituiscono via Roma e piazza Gallura come luoghi di svolgimento del Carnevale all’aperto. “I gruppi mascherati, ispirati ciascuno a un tema connesso ad una vicenda o reale o fiabesca, si compongono di centinaia di partecipanti con costumi appropriati finemente lavorati. Essi fanno spesso da figuranti attorno ad un carro allegorico dominato da una o più effigi in cartapesta, magistralmente trattata, ritraenti di volta in volta, nelle forme grottesche della satira carnascialesca, personaggi della politica mondiale, nazionale e regionale e dell’amministrazione pubblica locale e quindi figure d’altro tipo, note in qualsivoglia campo e tratte spesso dall’attualità del momento. Nelle sfilate, inoltre, in mezzo ai gruppi organizzati e in concorso sfilano gruppi estemporanei” (Biosa – Pirrigheddu, 2010)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Modulo informativo
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 20-ICCD_MODI_0158845608961
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro​
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Fano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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