Carnevale di Avola: Rito dell'esibizione del carro allegorico

XXI inizio

Durante il Rito dell’esibizione, i carri allegorici si esibiscono con spettacolari coreografie con lampadine e luci, movimenti meccanici e idraulici, e scenografie in continua evoluzione. Il circuito del Carnevale di Avola si snoda in un itinerario di circa un chilometro e mezzo, con il raduno dei carri allegorici sul lungomare, precisamente in Piazza Esedra. Qui i carri vengono presentati, quindi prende avvio il corteo carnevalesco. Lungo il percorso cittadino, nei cinque punti prestabiliti, i carri eseguono le esibizioni per giungere in Piazza Umberto I° dove attende la folla. In Piazza Umberto I° i carristi eseguono l’esibizione finale del carro allegorico (IPCICU_CSCC_Avola_A001). Per via della conformazione delle strade del centro storico, le misure dei carri allegorici, in fase statica, variano dai 4 ai 5 metri di larghezza, hanno lunghezza di 12 metri e altezza di 6 metri. Durante le esibizioni i carri si aprono per dare luogo alle diverse scene raggiungendo larghezze di 14 metri e altezze di 13 metri (IPCICU_CSCC_Avola_A002). Le esibizioni dei carri, nei punti prestabiliti, nel susseguirsi delle scene rispettano precise tempistiche armonizzando i movimenti meccanici alla colonna sonora. L’esibizione, con carro ancora statico, è anticipata dalla spiegazione del suo tema da parte di una voce narrante. Quindi prende avvio l’esibizione con il susseguirsi delle diverse scene caratterizzate dai movimenti idraulici, effetti speciali con giochi di luce, di fumo e di acqua per giungere alla scena finale quando il carro manifesta tutta la sua apertura e tutta la sua bellezza scenica grazie alle competenze tecniche ed artistiche dei componenti dell’associazione carnevalesca (IPCICU_CSCC_Avola_A003). Con il carro dal titolo “Ciak la storia continua”, i maestri carristi dell’Associazione Culturale “i Pochi Buoni” hanno voluto, con diverse scene, trasmettere un intreccio di gioia, allegria, spettacoli, tradizione e innovazione per rendere omaggio al 60° anniversario del Carnevale di Avola, seguendo l’evoluzione del Carnevale dal 1961 sino ad oggi. Nella parte anteriore del carro a raccontare la storia è la vecchia signora dalle belle vesti che con la frase “Tutto ha inizio” mostra il momento in cui iniziarono le costruzioni dei primi carri allegorici. Ai suoi lati, a sostenerla nel racconto, ci sono dei pagliacci, rappresentanti i carristi che, nonostante le difficoltà, sono riusciti a portare avanti il Carnevale fin e oltre gli sgoccioli del loro sessantesimo traguardo. Quest’ultimi, la cui forza è raffigurata dai leoni laterali, trascinano dei teatrini lungo le vie di rullini raffiguranti i carri che hanno dato inizio a tutto. Il carro mostra Avola città con le sue bellezze, l’arco delle meraviglie dietro cui si innalzerà il grande orologio rappresentante il tempo passato. Ad aprire il vero sipario della festa è l’ape regina, “Avola Regina” viene rappresenta con lo scudo coronato da due cornucopie, con richiami ai prodotti tipici della città come la mandorla, i limoni e il Nero D’Avola, ma anche il Carnevale del presente

  • OGGETTO carnevale di avola: rito dell'esibizione del carro allegorico
  • CLASSIFICAZIONE festa-cerimonia, saperi
  • LOCALIZZAZIONE Avola (SR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Le origini del Carnevale di Avola sono molto antiche, probabilmente risalenti al Medioevo. “Le primissime fonti certe e documentate sono datate intorno all’anno 1912, quando il direttore della rivista “La Siciliana” Gaetano Apollo Gubernale vi pubblicò l’articolo ‘Carnevale in Avola’ descrivente le tradizionali maschere indossate” (Florio, 1981). “La maschera che conta un maggior numero di affiliati è quella del #massaru# (contadino) con vestimento all'antica, cioè la tradizionale ormai scomparente #meusa# (antico berretto portato da pastori e contadini, provvisto di una lunga falda posteriore dalla forma della milza) in testa, camicia di flanella bianca, giacca cortissima, calzoni di velluto, ampi e corti fino al ginocchio, calzette lunghe e bianche e stivaloni larghi. I massari camminano saltellando sulla punta dei piedi, tenendo in mano una forcella e sulla spalla i #vertuli# (bisacce). Vien dopo quella dei #micheli# consistente in un berrettone a maglia bianca infilato sulla testa fino al collo, con quattro buchi orlati di rosso, fatti adattamente in ordine agli occhi, al naso e alla bocca; e una lunga camicia di donna stretta al fianco da una cordicella di #liama# (disa), oppure da una correggia di cuoio ornata da #cianciani# (sonagli). I #micheli# (nome proprio impiegato per distinguere una persona a modo) portano in mano una #macciar'ardicola# (pianta di ortica), o una frasca d'ulivo, con le quali van pungendo e percuotendo gli amici e i parenti che incontrano per via; il loro passo è un trotto continuato; la voce un gutturale monotono, rullante, noioso. Essi sono capaci di combinare per le vie scenette ridicole, umoristiche, piacevoli per gli spettatori. Le maschere dette #micheli# avevano un ruolo particolare l'ultima sera di Carnevale. Mentre in piazza il pupazzo simbolo del Carnevale veniva bruciato e la folla ballava manifestando la propria allegria, i #micheli# piangevano il morto, circondandolo e agitandosi per simulare dolore, facendo contemporaneamente tintinnare i sonagli che portavano al collo. Altra maschera particolarmente diffusa era quella dei #piscaturi# (pescatori) consistente in un cappuccio a punta posto sulla testa ed un lungo soprabito o pastrano stretto al fianco con la solita #liama#. I #piscaturi# tengono nel braccio sinistro un gran #paniero# (paniere) da marinaio e nella mano destra una lunga canna #cimetta# in capo alla quale sta attaccato un pezzo di spago trattenente un #cocciu ri pastiglia# (una castagna disseccata). I monelli fanno a gara per afferrare la #pastiglia# e quando l’han presa non possono evitare i colpi di canna che il #piscaturi# dà loro sulla testa onde far lasciare l’amo. Altre maschere son quelle dei #dittura# (dottori), delle #signore#, dei #ballarini#, delle #ruffiane#, dei soldati, dei marinai, ecc.; pochi i #dominò# (abito da mascherarsi a foggia di mantello con cappuccio) e le maschere civili; pochissime le caricature allusive” (Gubernale, 1912). Nelle ore pomeridiane, assieme alle maschere, per le vie della città circolavano carri di poeti dialettali e musici. Dopo la seconda guerra mondiale il Carnevale di Avola riceve alcune modifiche con la costruzione, in diverse piazze, di casotti nei quali si faceva una pesca con in palio animali vivi, soprattutto galli, pasticciotti, ovvero grossi dolci rotondi ripieni di marmellata, e altro ancora. Dal 1961 il Carnevale di Avola venne riorganizzato assumendo la fisionomia odierna con i festeggiamenti ripetuti nell’arco di quattro giorni. Nel pomeriggio del sabato grasso sfila per le vie cittadine il Re Carnevale, un grande pupazzo con corona in testa accompagnato dalla banda musicale di Avola. La domenica pomeriggio, da viale Lido, sfilano i carri allegorici di cartapesta, i carri infiorati e i gruppi mascherati per terminare, la sera, con intrattenimento musicale in piazza Umberto I. Il lunedì è dedicato alla recita dei canti carnascialeschi (poesie dialettali), tradizione ripresa con l’originario termine dialettale di #Storii#. La giornata del martedì, infine, è dedicata alle prove finali della gara di poesie dialettali, alla sfilata dei carri allegorici di cartapesta chiusa da una classifica con premi in denaro, per terminare con il rogo di Re Carnevale (Storia. Origini del Carnevale Storico Avolese)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Modulo informativo
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 19-ICCD_MODI_4720673608961
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Siracusa
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Fano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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