Pratiche alimentari e cucina contadina

XXI

Fabiana Renzo è un’imprenditrice agricola dell’azienda agriculturale “Sante Le Muse”. Racconta delle ricette di piatti che vengono cucinati nella sua azienda con prodotti che coltivano al suo interno e che hanno un legame con la propria famiglia e con il territorio. Di seguito le parole di Fabiana. «Quindi “Sante Le Muse” si basa su tre grandi pilastri: memoria, poesia e cultura. Ed è un progetto culturale, un progetto non strutturato ma si evolve perché si nutre del nostro sguardo, del nostro sentire, no? e diciamo continuiamo a fare ricerca, appunto con la terra, quindi a "Sante Le Muse" recuperiamo semenze antiche come il pomodori di Morciano, la pestanaca di Tiggiano, come i sanapi, tantissimi altri cultivar del nostro territorio. E cerchiamo di recuperare anche dalla dimenticanza tecniche, tecniche antiche, dimenticate, no? e le portiamo avanti, con grande impegno. La nostra cucina è una cucina antica, i piatti hanno una storia da raccontare, che è quella dei bisnonni che raccontano una storia familiare di mani materne, che avevano nella terra i loro grandi tesori e facevano dei tesori, delle erbe spontanee, i loro doni più preziosi. Quindi anche le ricette che proponiamo sono in realtà le ricette che partono dalla memoria storica dei nostri bisnonni che sono quelle che in realtà appartengono alla mia famiglia. Noi l’abbiamo tramandata negli anni. I miei bisnonni erano coltivatori e quindi sapevano benissimo lavorare le verdure e cucinare la carne e questo continuiamo a fare. E lo facciamo appunto inserendolo all’interno del menù che cambia ogni volta a seconda di ciò che raccogliamo dal campo, perché la nostra non è solo una cucina biologica, perché siamo un’azienda bio, ma io dico sempre a metro 0 perché è tutto all’interno dell’azienda, no? dei due ettari. Qua, anche se l’azienda sono dieci ettari, in realtà è tutto qui diciamo, qui vicino nel nostro campo. La sera decidiamo ciò che andremo a raccogliere al mattino e quindi trasformarlo per poi proporlo e siamo autonomi al 90%, quindi chiudiamo la filiera: alleviamo, coltiviamo, cerchiamo di proporre una cucina che ha una base importante sulle erbe spontanee. Mia madre è una grande conoscitrice di erbe spontanee, facciamo anche dei percorsi didattici proprio in azienda per insegnarlo, per tramandarlo agli altri. Sempre nel discorso di chiudere la filiera, produciamo due birre, la birra Senatori Cappelli (grano Senatore Cappelli) e Pestanaca di Tiggiano (una carota viola particolarissima), la birra ha dei riflessi molto belli, non solo è buona, ma è anche molto bella visivamente perché ha questi riflessi ramati. E un’altra birra che produciamo è una birra di produzione più autunnale: orzo concerto e carrube. Cerchiamo di proporre questi piatti antichi, per dirne qualcuno… che poi sono piatti interessanti perché davvero raccontano anche lo spirito, no? delle persone che hanno vissuto in questo luogo. Per esempio qui c’è un piatto che ha un nome molto divertente che è #Pisciammare# che sarebbe “pesce a mare” ed è una zuppa di rimanenze, quindi di verdura, legumi, pane fritto oppure pasta, laddove non hai il pane fritto. E quindi è un po’ un gioco di parole “pesce a mare”, cioè sarebbe “qui c’è tutto tranne il pesce che però sta a mare”.»

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'

condividi

dalla rete