Concerto di campane (Concerto di campane #a cordette# Valleregia 1996, bene complesso)

Luca Dellacasa, all’epoca delle registrazioni venticinquenne e studente di organo e clavicembalo in conservatorio, suona il concerto di campane della chiesa della Natività di Maria Santissima nella frazione di Valleregia all’interno del comune di Serra Riccò, in provincia di Genova. Il concerto è composto da cinque campane intonate in scala di mib maggiore (Mauro Balma nei suoi appunti scrive erroneamente che le campane sono intonate nella scala di re maggiore) e il campanaro utilizza la tecnica #a cordette#. Nello specifico le campane sono intonate in “mib”, “fa”, “sol”, “lab” e “sib”. Dellacasa esegue otto brani: “Noi vogliam Dio”, “Emmo vinto ‘na bataggia”, un #perigurdìn#, tre suonate senza indicazione di titolo, la “Marcia reale” e “Avanti e indré”. Il primo brano eseguito è una riduzione per campane del canto “Noi vogliam Dio”. Si tratta di un inno cattolico di tradizione popolare composto dal parroco di Sorigny François-Xavier Moreau in occasione di un suo pellegrinaggio nel 1882 da Turenna a Lourdes. Il brano originale si articola in una struttura A x2 - B - C x2 che il campanaro ripropone fedelmente e che ripete per intero per due volte; a chiusura del brano il campanaro esegue una piccola coda finale improvvisata. Il secondo brano “Emmo vinto ‘na bataggia” (00:02:12) è un canto patriottico genovese, di compositore anonimo, che racconta la rivolta di Genova del 5 dicembre 1746. Esistono diverse versioni del testo dato che venne ripresa in altri periodi e contesti storici; in particolare, veniva spesso cantata dagli alpini genovesi quando combattevano contro gli austriaci durante la Prima guerra mondiale e poi venne adoperato come canto di protesta nel corso dei fatti di Genova del 30 giugno 1960 contro la convocazione in piazza De Ferrari del sesto congresso del Movimento Sociale Italiano. La struttura originale è composta da due temi A e B che si alternano; il campanaro propone una esecuzione con struttura A x2 - B - A - B e breve coda finale improvvisata. Il brano che segue (00:04:50), senza indicazione di titolo, propone due frasi musicali dal carattere vivace che vengono ripetute in maniera alternata per tre volte. Il quarto brano si allaccia al genere del #perigordino# o, in dialetto ligure, #perigurdín# anche #peligurdín#. Si tratta di una danza corale francese originaria della regione del Périgord e risalente al XVIII sec.; viene ballata a coppia su una musica dal ritmo di 3/4, 3/8 o 6/8. Inserita anche da Giuseppe Verdi alla fine del I atto di “Rigoletto”, ebbe un momento di grande diffusione nell’Ottocento e, nella regione delle Quattro Province, è ancora conservata come repertorio musicale. Il #perigordino# ballato, al contrario, sembrerebbe essere uscito dall’uso negli anni intorno alla Seconda guerra mondiale. Nell’esecuzione di Dellacasa il #perigordino#, in tempo ternario non troppo veloce, ha una struttura composta da due motivi che, come nel caso del brano precedente, vengono proposti in maniera alternata e ripetuti per più volte. Seguono due brani senza indicazione di titolo: il primo dei due (00:10:40) è in tempo binario e ha una struttura A x2 - B x2; segue un breve intermezzo (00:12:07) con ritmo terzinato che anticipa il secondo brano senza indicazione di titolo (00:12:43). Anche questo secondo brano in tempo binario presenta una struttura molto semplice composta da un primo tema A ripetuto per due volte e seguito da un secondo tema B; il tutto viene ripetuto per una seconda volta. Gli ultimi due brani contenuti nella registrazione sono una riduzione per campane della “Marcia reale” (00:14:45) e del brano “Avanti e indré” (00:17:19). La “Marcia reale d’ordinanza”, composta dal compositore torinese Giuseppe Gabetti tra il 1831 e il 1834, fu l’inno nazionale del Regno d’Italia dal 1861, anno dell’unificazione, fino alla caduta della monarchia sabauda nel 1946. Il campanaro propone una riduzione per concerto di campane che si struttura nel seguente modo: A - B - A - B - A - B - coda. “Avanti e indré” (anche nota come “Cin cin che bèl”) è una canzone del 1949 composta da Larici (Giacomo Mario Gili), Nino Rastelli e Nino Ravasini e interpretata da Nilla Pizzi in duo con Luciano Benevene. Ebbe un grande successo e Dellacasa ne propone un arrangiamento per campane: propone per due volte il tema della strofa iniziale, segue il tema del ritornello arrangiato con i bicordi “sol - sib” e “fa - sib” e conclude con il ritorno del tema della strofa iniziale questa volta reso più articolato dalla presenza delle terzine. La registrazione del concerto, realizzata da Mauro Balma il 7 settembre del 1996, fa parte delle sedici registrazioni realizzate dal ricercatore che documentano l’attività di campanaro di Luca Dellacasa

  • OGGETTO Concerto di campane #a cordette# Valleregia 1996
  • CLASSIFICAZIONE MUSICA STRUMENTALE
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Tra i sistemi di suono delle campane in Italia si trova il #sistema ligure#. Fino alla fine del XVIII sec. i complessi campanari liguri erano costituiti da 3 campane ma nelle città, nelle chiese più grandi e nelle Cattedrali si potevano contare fino a 5-7 campane. La tendenza generalizzata nel tempo è stata quella di aumentare il numero di campane, non solo nelle Cattedrali ma anche nelle Chiese di più piccole dimensioni. La tradizione campanaria ligure privilegia l’esecuzione di melodie a campane ferme, o #a carillon# (termine quest’ultimo utilizzato però impropriamente poiché in genere indica le batterie di decine di campane semitonate diffuse principalmente in Paesi Bassi, Stati Uniti, Belgio, Francia e Germania). Altro spazio importante è riservato alle cosiddette #tecniche miste#, ossia quelle che prevedono l’uso di una o due campane in movimento contemporaneamente al suono delle altre ferme. L’uso delle sole campane a distesa o a bicchiere senza accompagnamento musicale delle altre suonate da ferme è da associarsi, prevalentemente, per richiami e funzioni funebri, pur con alcune eccezioni. Ancora fino agli anni ’50 del Novecento si suonava principalmente con il metodo # a corde altrimenti detto #a cordette# (in uso ancora oggi), dato che il numero dei bronzi si fermava in media a 5. L’aumento del numero delle campane portò all’introduzione anche della tastiera e poi, a partire dagli anni ’70, dell’elettrificazione. In generale le campane ferme vengono azionate principalmente in tre modi: #a cordette#, #a tastiera# (con i pestelli) o agendo manualmente sui battagli. I Concerti a 5 campane rappresentavano buona parte dei concerti liguri fino agli anni ’50-’60, soprattutto nei piccoli paesi. Sono tutt'oggi molto diffusi e si suonano ancora #a cordette# concerti fino a 6 campane. La maggior parte è intonata in scala maggiore, alcuni in scala minore. Il repertorio campanario ligure è costituito principalmente da: segnali, suonate #alla romana#, #baudette# e simili, suonate antiche, suonate recenti, lodi religiose e simili, canzoni e canti profani, brani patriottici, ballabili, brani tratti dal repertorio colto
  • TIPOLOGIA SCHEDA Beni demoetnoantropologici immateriali
  • LUOGO DI RILEVAMENTO Serra Riccò (GE) - Liguria , ITALIA
  • ALTRA OCCASIONE Festa patronale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0700378018
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Genova e la provincia di La Spezia
  • ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • DOCUMENTAZIONE SONORA file digitale MP3 (1)


  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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