Piano a cilindro (bene semplice)

XIX fine

Lo strumento è un piano meccanico dotato di cilindro chiodato. Il mobile presenta, nella parte frontale, la manovella per azionare il cilindro, due incisioni decorative, il nome della ditta produttrice e del luogo. Lo strumento è apribile in tre punti per permetterne la manutenzione e verificare il corretto funzionamento delle parti. All’interno è collocato il rullo chiodato, la vite senza fine e la ruota dentata che ne permettono la rotazione. Sulla parte destra, guardano il cilindro, una sequenza di campanelli disposti in fila decrescente in ordine di grandezza con i propri martelletti. Nella parte verticale si sviluppano le altre componenti del piano tra cui martelletti, corde, caviglie, cassa armonica, etc… Il fronte dello strumento, una volta chiuso, nella parte più alta corrispondente all’alloggiamento delle corde e della cassa armonica, presenta un’apertura nel legno coperta da un tessuto di colore rosso scuro. Sul lato sinistro del mobile, rispetto al fronte dello strumento, è presente la leva per selezionare il numero desiderato di sonata (questo permette lo spostamento millimetrico del cilindro con la corrispondente codifica della musica) e il segnalatore di forma rotonda con i numeri da uno a dieci. Sempre sul lato un ovale con un cartiglio protetto da vetro riporta i numeri delle sonate, il titolo e l’autore relativo

  • OGGETTO Piano a cilindro
  • CLASSIFICAZIONE STRUMENTI E ACCESSORI/ MUSICALI
  • ATTRIBUZIONI Fratelli Venezia (laboratorio): costruttore
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Fratelli Venezia (laboratorio)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Storico della Giostra e dello Spettacolo Popolare
  • INDIRIZZO piazza Giacomo Matteotti, 85, Bergantino (RO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Dai primi decenni dell’Ottocento fino a circa gli anni Trenta, lo strumento meccanico denominato piano a cilindro ha contribuito in maniera molto importante alla divulgazione della musica nei luoghi pubblici più diversi. Ripercorrendo alcune tappe fondamentali del suo sviluppo le fonti scritte sottolineano che, verso la fine del 1400, è stato inventato il cosiddetto cilindro chiodato per gli strumenti musicali. L’uso di questo dispositivo, alcune volte chiamato “spinato”, vide un exploit di utilizzi durante il periodo dell’Illuminismo, periodo in cui era applicato ad orologi, strumenti musicali, carillon, etc... Diverse fonti attribuiscono al modenese Giovanni Barbieri, nel XVIII secolo, l’invenzione di un piccolo organo a cilindro portatile, il quale, forse proprio per il nome del suo inventore, è noto in alcune regioni italiane come organo o organetto di Barberia. Nel 1820 le fonti attestano anche l’inizio dell’uso, da parte di una ditta inglese Collard & Clementi, del cilindro chiodato all’interno di un pianoforte in sostituzione della tastiera. Il cilindro contiene la codifica della melodia quindi, applicandolo al pianoforte, il meccanismo di produzione del suono è possibile grazie ad una serie di puntine metalliche (chiodini) dove a ogni chiodo corrisponde una nota: girando il cilindro i chiodi sollecitano i martelletti che percuotono le corde generando il suono stabilito in partenza ovvero quando la musica è stata marcata, ad opera di un professionista del settore, sul cilindro. Un cilindro o rullo, poteva essere rimusicato più volte. Alcuni artigiani diventarono molto famosi per i loro arrangiamenti musicali come, ad esempio, Emilio De Vecchi di Verona. Questi professionisti ricevevano molte commesse per rimusicare i piani. Mediamente un piano a cilindro poteva contenere sul rullo una decina di sonate. Per cambiare brano musicale vi era un perno poi sostituito, intorno al 1870, da una leva che comandava un meccanismo di trasmissione che veniva chiamato lumaca, questo permetteva lo spostamento, in uno spazio di pochi millimetri, del cilindro e consentiva una scelta del brano più rapida attraverso l’indicazione di un numero. In Italia la costruzione dei piani a cilindro, nata a metà Ottocento ad opera di laboratori e ditte artigianali d’eccellenza, all’inizio localizzate nella zona del Novarese, si diffuse rapidamente in tutto il Paese e in altre nazioni come, ad esempio, la Spagna e la Francia. Al principio si costruivano primariamente piani a sedia che richiamavano le caratteristiche dei piani a coda e venivano trasportati a tracolla da suonatori ambulanti e potevano essere appoggiati a un supporto. Questi strumenti divennero velocemente molto popolari tanto da venire identificati con nomi diversi, a seconda dell’area geografica: “pianino”, “organetto di Barberia”, “pianola”, “viola”, etc… Si iniziò molto presto a produrre anche piani a cilindro verticali. Le pianole, i piani a cilindro, trasportati da suonatori ambulanti a tracolla, a spalla, o su un carro spinti a mano o con l’ausilio della forza animale, diventarono lo strumento predestinato a diffondere per le vie, strade, cortili e piazze le melodie più in voga all’epoca chiedendo in cambio una moneta. Non si trovavano solo in città, viaggiavano anche per le campagne e i paesi, dove il loro arrivo era considerato una felice sorpresa e un’occasione per improvvisare una festa, socializzare e concedersi un po’ di distrazione dal faticoso lavoro nei campi. La musica meccanica itinerante diventava anche uno spettacolo nello spettacolo nei contesti di fiera, sagre e parchi divertimento. Non era raro trovare questi strumenti vicino o nelle giostre, fuori i padiglioni, usati per creare l’atmosfera durante un film muto o uno spettacolo di teatro di figura (ad esempio le marionette o i Pupi), o intenti a rallegrare il pubblico a fianco di un venditore di croccante o frittelle. Potevano anche essere presenti in contesti non all’aperto: nelle sale da ballo, nelle osterie o altri locali pubblici, nelle case private. Alcuni strumenti, se posizionati nei locali pubblici o nelle sale da ballo, potevano anche funzionare a moneta, questa pratica era antesignana dei juke-box. Nei primi anni del Novecento i piani a cilindro divennero sempre più complessi e venivano arricchiti con l’aggiunta di campanelli, nacchere, mandolini, etc… Le fonti storiche riportano che negli anni Venti la produzione raggiunse la sua massima espansione ma da lì in poi iniziò un rapido e inesorabile declino tanto che già solo un decennio dopo, molte ditte produttrici erano entrate in crisi ed avevano dovuto chiudere l’attività. Sul mercato infatti era iniziata da un po’ di tempo la concorrenza da parte di altre modalità di produzione e di fruizione della musica che però, in quel preciso periodo storico, presero velocemente il totale sopravvento: il fonografo, ad esempio, ma soprattutto il grammofono e la radio
  • TIPOLOGIA SCHEDA Beni demoetnoantropologici materiali
  • FUNZIONE E MODALITÀ D'USO Il piano a cilindro produceva musica attraverso un meccanismo meccanico. Si può affermare, con un alto grado di attendibilità, che il bene catalogato era utilizzato per suonare in un contesto all’aperto come piazze, fiere e parchi di divertimento
    L’operatore selezionava, in base a una lista presente sul lato e attraverso l’apposita leva posta sempre sul fianco del piano, il numero di sonata che desiderava. La leva poteva andare avanti o indietro. A questo punto si iniziava a girare la manovella, solo in senso orario, presente sulla parte frontale dello strumento. Il cilindro chiodato iniziava a ruotare grazie a una ruota dentata e una vite senza fine. In base alla sonata prescelta, marcata e codificata sul rullo, i chiodini sporgenti davano l’impulso ai martelletti per percuotere le corde o i campanelli corrispondenti. Il cilindro si bloccava al compimento dell’ultima nota codificata del brano
  • AUTORE DELLA FOTOGRAFIA Cottica, Claudia
    Cottica. Claudia
    Claudia Cottica
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500724895
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Bergantino
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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