Spallone (Piano a cilindro verticale, bene semplice)
Piano a cilindro verticale portabile a spalla. Lo strumento presenta una parte orizzontale, apribile, con all’esterno una manovella e una etichetta rotonda e coperta da un vetro con i numeri e i tipi di sonata del cilindro che si possono scegliere. Al suo interno invece è collocato il cilindro chiodato, la vite senza fine per il movimento, la prima parte del meccanismo dello strumento (come i ventinove martelletti). La parte verticale dello strumento all’esterno è decorata in modo appariscente con un pannello in legno che imita la radica di noce a cui è applicato un riquadro in tessuto rosso scuro che a sua volta contiene una stampa racchiusa in una cornice ovale con vetro. Questa parte è removibile e al suo interno si sviluppa una seconda parte del piano meccanico (come la tavola armonica, le corde, le caviglie, etc…). A lato un meccanismo di bloccaggio delle parti removibili, in metallo. Sulla parte posteriore sono presenti degli agganci in ferro per far passare le cinghie con cui lo strumento veniva trasportato. Le cinghie presenti appaiono come una sostituzione avvenuta in un periodo successivo rispetto al piano
- OGGETTO Piano a cilindro verticale
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CLASSIFICAZIONE
STRUMENTI E ACCESSORI/ MUSICALI
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Storico della Giostra e dello Spettacolo Popolare
- INDIRIZZO piazza Giacomo Matteotti, 85, Bergantino (RO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Dai primi decenni dell’Ottocento fino a circa gli anni Trenta, lo strumento meccanico denominato piano a cilindro ha contribuito in maniera molto importante alla divulgazione della musica nei luoghi pubblici più diversi. Ripercorrendo alcune tappe fondamentali del suo sviluppo le fonti scritte sottolineano che, verso la fine del 1400, viene inventato il cosiddetto cilindro chiodato per gli strumenti musicali. L’uso del cilindro chiodato, altre volte chiamato spinato, vide un exploit di utilizzi durante il periodo dell’Illuminismo applicato ad orologi, strumenti musicali, carillon, etc... Alcune fonti attribuisco al modenese Giovanni Barbieri, nel XVIII secolo, l’invenzione di un piccolo organo a cilindro portatile, il quale, forse proprio per il nome del suo inventore, è noto in alcune regioni italiane come organo o organetto di Barberia. Nel 1820 le fonti attestano anche l’inizio dell’uso, da parte della ditta inglese Collard & Clementi, del cilindro chiodato all’interno di un pianoforte in sostituzione della tastiera. Il cilindro contiene la codifica della melodia quindi, applicandolo al pianoforte, il meccanismo di produzione del suono è possibile grazie ad una serie di puntine metalliche (chiodini) dove a ogni chiodo corrisponde una nota: girando il cilindro i chiodi sollecitano i martelletti che percuotono le corde generando il suono stabilito in partenza ovvero quando la musica è stata marcata, ad opera di un professionista del settore, sul cilindro. Un cilindro o rullo, poteva essere rimusicato più volte. Alcuni artigiani diventarono molto famosi per i loro arrangiamenti musicali come, ad esempio, Emilio De Vecchi di Verona. Questi professionisti ricevevano molte commesse per rimusicare i piani. Mediamente un piano a cilindro poteva contenere sul rullo una decina di sonate. Per cambiare brano musicale vi era un perno poi sostituito, intono al 1870, da una leva che comandava un meccanismo di trasmissione che veniva chiamato lumaca, questo permetteva lo spostamento, in uno spazio di pochi millimetri, del cilindro e consentiva una scelta del brano più rapida attraverso l’indicazione di un numero. In Italia la costruzione dei piani a cilindro, nata a metà Ottocento ad opera di laboratori e ditte artigianali d’eccellenza e all’inizio localizzate nella zona del Novarese, si diffuse rapidamente in tutto il Paese e in altre nazioni come, ad esempio, la Spagna e la Francia. Agli inizi si costruivano principalmente piani a sedia che richiamavano le caratteristiche dei piani a coda e venivano trasportati a tracolla da suonatori ambulanti e potevano essere appoggiati a un supporto. Questi strumenti divennero velocemente molto popolari tanto da venire identificati con nomi diversi, a seconda dell’area geografica: “pianini”, “organetti da barberia”, “pianole”, “viola”, etc… Si iniziò successivamente a produrre anche piani a cilindro verticali. Le pianole o organetti, i piani a cilindro trasportati da suonatori ambulanti a tracolla, a spalla, su un carro spinto a mano o con l’ausilio della forza animale, diventarono lo strumento predestinato a diffondere per le vie, strade, cortili e piazze le melodie in voga all’epoca; i suonatori chiedendo in cambio una moneta. Non si trovavano solo in città ma viaggiavano anche per le campagne e i paesi, dove il loro arrivo era considerato una felice sorpresa, un’occasione per improvvisare una festa, socializzare e concedersi un po’ di distrazione dal duro lavoro nei campi. La musica meccanica itinerante diventava anche uno spettacolo nello spettacolo nei contesti di fiera, sagre e parchi divertimento. Non era raro trovare questi strumenti vicino alle giostre, fuori i padiglioni, usati per creare l’atmosfera durante un film muto o uno spettacolo di teatro di figura (ad esempio le marionette o i Pupi), o intenti a rallegrare il pubblico a fianco di un venditore di croccanti o frittelle. Potevano essere anche presenti in contesti non all’aperto: nelle sale da ballo, nelle osterie o altri locali pubblici, nelle case private. Alcuni strumenti, se posizionati nei locali pubblici o nelle sale da ballo, potevano anche funzionare a moneta, questa pratica era antesignana dei juke-box. Nei primi anni del Novecento i piani a cilindro diventavano sempre più complessi e venivano arricchiti con l’aggiunta di campanelli, nacchere, mandolini, etc… Si evidenzia che negli anni Venti la produzione raggiunse la sua massima espansione ma da lì in poi iniziò un rapido e inesorabile declino tanto che già solo un decennio dopo, molte ditte produttrici erano entrate in crisi ed avevano dovuto chiudere l’attività. Sul mercato infatti era iniziata da un po’ di tempo la concorrenza da parte di altre modalità di produzione e di fruizione della musica che però, in quel preciso periodo storico, presero velocemente il totale sopravvento: il fonografo, ad esempio, ma soprattutto il grammofono e la radio
- TIPOLOGIA SCHEDA Beni demoetnoantropologici materiali
- FUNZIONE E MODALITÀ D'USO Lo Spallone produceva musica attraverso un meccanismo meccanico in contesti all’aperto come strade, cortili, piazze, feste, fiere, sagre, parchi di divertimento. Era portato in giro da suonatori ambulantiIl suonatore selezionava con l’apposita leva la sonata che desiderava in base alle tipologie marcate, memorizzate sul cilindro. Iniziava quindi a girare la manovella che imprimeva il movimento al cilindro. La rotazione del cilindro, attraverso una vite senza fine e una ruota dentata, faceva sì che i chiodini sporgenti presenti in determinate posizioni prestabilite trasferissero la nota al martelletto che percuoteva la corda corrispondente. Finito il brano il rullo si fermava
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AUTORE DELLA FOTOGRAFIA
Cottica, Claudia
Cottica. Claudia
Claudia Cottica
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500724894
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Bergantino
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0