Cavallo (per giostra a cavalli, bene semplice/ parte residuale)
Il bene catalogato è la parte residuale di un cavallo da giostra in legno scolpito a tutto tondo. Mancanti la coda, le due zampe posteriori fino alle cosce e le due zampe anteriori fino all’ultima parte dell’avambraccio. Il manufatto è molto proporzionato e realistico. La testa è leggermente voltata verso l’esterno del fianco destro rispetto al cavaliere, in una posa conforme ai normali movimenti di un cavallo. La criniera è scolpita in modo dettagliato, cade solo su lato del collo dell’animale ricreando un movimento naturale come mossa dal vento, due piccoli ciuffi ricadono invece sulla fronte. Le orecchie sono molto ben definite, dritte e puntate in avanti in chiaro atteggiamento attento e curioso dell’animale. Il muso è finemente scolpito, con alcune vene in rilievo, forge contenute, la bocca è aperta e si intravede la dentatura e la lingua. La mascella è delicata, non troppo in evidenza. Gli occhi sono intagliati con l’applicazione di occhi di vetro. Le redini, in bassorilievo, comprendono il montante del morso, il frontalino, il sopracapo, il sottogola, non è invece presente la capezzina. La cinghia o fascia pettorale è intagliata con una decorazione aggiuntiva composta da elementi simili a festoni di forma triangolare. La fascia presenta residui parziali di dipinture di diverso colore: rosso, blu, verde, giallo. Al centro del petto, alla fascia è stata applicata una falera quadrata, in ottone, con microincisioni di foglie, fiori e stelle, fissata con chiodi alla statua. La sella è intagliata, seppure l’usura ha reso l’intaglio poco percepibile, anche la coperta da sella è in bassorilievo; si intravedono dei residui di dipintura rosso, verde scuro, giallo e blu. L’arcione della sella è scolpito a tutto tondo, a forma di voluta, e presenta una fessurazione. Sui fianchi, al di sotto della coperta da sella, sono presenti dei ganci in ferro che servivano per attaccare lo staffile e poi la staffa. La cinghia o fascia posteriore è intagliata con tracce di colore blu e verde. Presente un foro sul dorso prima dell’attaccatura del collo per l’inserimento di un montante verticale
- OGGETTO cavallo per giostra a cavalli
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CLASSIFICAZIONE
STRUMENTI E ACCESSORI/ LUDICI
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Storico della Giostra e dello Spettacolo Popolare
- INDIRIZZO piazza Giacomo Matteotti, 85, Bergantino (RO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Esistono numerose fonti scritte sulla nascita e lo sviluppo dell’attrazione chiamata “giostra”. I primi passi si perdono nel tempo e sono intimamente connessi con il desiderio dell’uomo di ricercare divertimento, emozioni, vertigine, temporanea evasione dalla realtà anche con l’ausilio di sollecitazioni fisiche. Quest’ultime erano originariamente semplici: come oscillazioni o rotazioni prodotte autonomamente dagli stessi fruitori, con le loro sole forze. In questa ottica le fonti concordano nel considerare l’altalena una prima forma di giostra. Per quanto riguarda l’oscillazione molte sono le varianti che si sono susseguite nel tempo, al passo con i progressi tecnologici, meccanici e le modalità di imprimere il movimento: all’inizio le persone salivano su barchette o elementi simili che salivano e scendevano, sostituite poi da gabbie volanti, piattaforme con sedili, barche sempre più grandi, navicelle chiuse in grado di arrivare a fare il giro completo e di muoversi velocemente. Se dall’oscillazione si passa alla rotazione le fonti scritte indicano diverse tipologie possibili: ad esempio la giostra a catene con tanti seggiolini attaccati a delle catene che girando si allargano, il cui principio di base è praticamente rimasto inalterato nel tempo (la “Calci” ancora oggi molto nota trova nelle altalene turche, citate in un manoscritto del XV secolo, un’antica testimonianza). Altra tipologia è la giostra “onda del mare” che univa un movimento circolare all’oscillazione e ha subito nel tempo molte trasformazioni arrivando a versioni sempre più complesse e vorticose (basti pensare al Tagadà). Altra tipologia ancora è la giostra a cavalli, onnipresente nei contesti di fiera, Luna Park itineranti e parco di divertimenti fisso. L’origine è medioevale: il gioco di forza, coraggio ma anche di esaltazione dei valori cavallereschi, la singolar tenzone che vedeva due cavalieri affrontarsi scagliandosi uno contro l’altro per disarcionarsi. Dal latino iuxtare, farsi vicino, approssimarsi. Lo scopo era quello di divertire, le lance erano costruite in un legno tenero affinché si rompessero facilmente, l’armatura non era quella da guerra, le bardature molto appariscenti. Da questa prima competizione si sviluppò la giostra dell’anello e quella della quintana dove veniva a mancare l’avversario in carne e ossa sostituito da bersagli di varia forma da colpire o infilare per mostrare le proprie abilità. Sembra che durante gli allenamenti i cavalieri potessero utilizzare cavalcature in legno attaccate a un asse centrale fatto ruotare dai servitori. Nel 1500 queste gare vennero progressivamente sostituite da parate e cortei mentre nelle ville aristocratiche, per stupire gli ospiti, iniziarono a comparire attrazioni che richiamavano la giostra ad anelli: mosse a mano compivano movimenti rotatori con sedili a forma di cavallino. Pur nate tra le classi egemoni, le vicende storiche portarono a una lenta diffusione tra le nuove classi emergenti, come la borghesia, e anche tra le classi subalterne: ad esempio gli studiosi attestano che già nel 1700 erano apparse in contesti più popolari, mantenendo la presenza del sedile a forma di cavallo. Nel 1800 questa tipologia di giostra diventa sempre più un divertimento apprezzato dalla classe borghese: si trovavano anche vicino ai caffè, nei parchi cittadini. Si svilupparono soprattutto in Inghilterra, Francia, Germania, dove gli effetti della Rivoluzione Industriale erano ben presenti. Iniziarono a crearsi versioni sempre più elaborate e scenografiche nella grandezza, nella struttura (più file di cavalli, più piani, sculture, pannelli, luci), nella presenza di musica (organi meccanici al centro o a fianco), nei movimenti dei cavalli, nel loro aspetto esteriore e decorativo (a cui si potevano aggiungere anche animali da cortile, esotici, creature fantastiche, oltre che a pirlini, bussole, landò, etc…). Nel tempo si consolidarono degli “stili” riconoscibili in base alla provenienza inglese, tedesca, francese degli intagliatori e delle ditte produttrici. Alcuni artigiani europei specializzati emigrarono poi negli Stati Uniti dando il via a nuove collaborazioni e nuove tendenze. Questa attrazione era inizialmente pensata per fruitori adulti ma man mano che si abbelliva e si arricchiva, si apriva a coppie, famiglie, etc… Erano chiamate anche carosello. Il movimento era prima impresso a mano dal gestore che spingeva i cavalli man mano che passavano, poi con l’uso della forza animale (cavalli o asini), poi motori a vapore, benzina, gasolio ed elettrici. Per varie ragioni storiche in Italia le giostre a cavalli, nelle loro forme più elaborate, giunsero in un tempo successivo rispetto ad altre nazioni. Fonti scritte riportano la presenza nel 1856 a Bra della Giostra di Bastian, una giostra costruita nel 1850 circa. Gestita da Schiavo Sebastiano divenuto spettacolista itinerante dopo essere stato venditore ambulante di confetti. Si hanno dettagli interessanti del funzionamento della giostra: mossa prima a mano e poi con l’ausilio di un cavallo, metteva in palio un giro gratis a chi riusciva ad afferrare un anello che pendeva da una stoffa. Non aveva pavimentazione ma una copertura dalla quale pendevano stanghe in ferro rivestite di ottone con i cavalli sospesi. Progressivamente, come per altre attrazioni dello spettacolo viaggiante, il pubblico adulto perse interesse in questo tipo di divertimento inseguendo altre mode e attrazioni, la giostra dei cavalli divenne sempre più obsoleta rispetto ad altre giostre e sempre più riservata ai bambini; dagli anni Trenta erano sempre più le giostre pensate espressamente per i bambini. A mano a mano il numero di cavalli presenti sulla pedana iniziò a calare, gli spazi erano sempre più condivisi con altre cavalcature più appetibili per i nuovi fruitori: macchine, carri armati, trenini, barche, razzi, personaggi dei cartoni animati. In Italia, negli anni, alcune giostre a cavalli tradizionali diventarono molto famose, quasi iconiche, tra il pubblico e tra gli stessi viaggiatori itineranti, come l’ottocentesca “Peter” (dal cognome dell’esercente tedesco che per primo la portò in Italia) che oltre alla bellezza, all’imponenza e alla presenza di cavalli galoppanti con movimento molto realistico, quando arrivò nel 1912, era mossa con motore a vapore, con tanto di conduttore patentato, e il pavimento girava su rotaie. La “Peter” cambiò vari proprietari nel corso degli anni, tra cui anche famiglie di viaggiatori italiane. Esportata in Egitto, rimase bloccata alla dogana di Alessandria e poi fu dispersa. Tra gli spettacolisti itineranti che possedevano giostre a cavalli famose si citano la dinastia Degli Innocenti, con una giostra costruita nel 1793 di fattura tedesca, restaurata più volte e ancora di proprietà della famiglia o la giostra della dinastia Picci a Firenze, sempre creata in Germania in un periodo tra il 1900 e il 1930, poi ristrutturata
- TIPOLOGIA SCHEDA Beni demoetnoantropologici materiali
- FUNZIONE E MODALITÀ D'USO Il cavallo era utilizzato come sedile in una giostra a cavalliIl cavallo presenta un foro sul dorso per il passaggio del montante verticale fissato alla struttura della giostra. Il fruitore saliva sul cavallo e la giostra compiva una rotazione attorno al suo asse centrale. Il movimento sali-scendi, quello rotatorio e la forma del sedile consentivano al fruitore di simulare l’azione di cavalcare un vero destriero
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AUTORE DELLA FOTOGRAFIA
Cottica, Claudia
Cottica. Claudia
Claudia Cottica
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500724883
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Bergantino
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0