Palazzo Fresi

Palau, 1875

L'edificio conserva inoltre tutte le caratteristiche storico artistiche originarie che lo connotano quale emergenza culturale di particolare interesse per il contesto architettonico d'inserimento e per la storia urbana di Palau. La costruzione iniziò con la realizzazione dell'attuale corpo centrale, già sviluppato su due livelli e composto da quattro vani disposti simmetricamente. Con la composizione del nuovo nucleo familiare del figlio Bachisio Fresi, l'edificio venne ampliato con un eguale corpo verso la strada a sud. L'ultima fase comportò invece un ulteriore ampliamento del Palazzo verso nord e la realizzazione al piano terreno della stalla e del ricovero per la carrozza. A partire dagli anni Sessanta del XX secolo, le necessità di ampliare l'edificio lungo la corte con l'aggiunta di alcuni corpi di fabbrica alterano l'aspetto posteriore del lungo fronte, che viene parzialmente obliterato da aggiunte di volumi, così come lo spazio aperto ed a verde di quella che era stata la parte del cortile del Palazzo. Le trasformazioni si sono accompagnate a frazionamenti, addizioni e passaggi di proprietà, in seno alla stessa famiglia Fresi, fino all'ultimo passaggio di parte dell'immobile a proprietà pubblica. Nel 1996 l'Amministrazione comunale di Palau ha acquisito una cospicua porzione del Palazzo, riconosciuto come uno degli edifici di maggiore pregio del centro urbano, per destinarla ad attività sociali e culturali. La rimanente parte è di proprietà privata, ancora della Famiglia Fresi (indicazione delle proprietà come da allegate planimetrie). Nonostante la frammentazione delle fasi costruttive, il fronte principale del Palazzo conserva ancora oggi l'unitarietà d'assieme delle scelte compositive e decorative, benché rimangano distinguibili le addizioni successive. Si tratta di un lungo edificio sviluppato secondo l'asse maggiore della Piazza Vittorio Emanuele interamente su due piani. Il fronte principale sulla piazza è scandito dalle aperture disposte con andamento simmetrico. Si tratta, al piano terreno, di finestre e portali di diversa foggia, con mostra semplice e squadrata. Il secondo livello, denunciato orizzontalmente da una esile cornice marcapiano modanata segue la disposizione della aperture inferiori, con finestre decorate con mostra modanata a rilievo e timpano esile e modanato notevolmente rialzato; eguali portefinestre si aprono su eleganti balconi con davanzale realizzato con esuberanti elementi decorativi in ferro battuto. Sotto la copertura alla sarda, in soli coppi diritti e rovesci, del tetto a due falde (l'angolo verso via Nazionale è risolto con falda padiglione) corre un ampio cornicione modanato, sorretto dai cantonali che enfatizzano le soluzioni d'angolo (a risalto liscio al primo livello e simulanti un bugnato di dimensioni alterne quelli del secondo livello). Il retro mostra la coerenza delle scelte architettoniche riproponendo con un tenore semplificato lo stesso registro compositivo. Tutti gli elementi decorativi ed architettonici sono attualmente tinteggiati in colore bianco a contrasto cromatico con il fondale del corpo di fabbrica, alternativamente in rosso e giallo. L'interno conserva ancora gran parte della scansione tipologica originaria, nonostante le addizioni successive, come pure mantiene inalterata la gran parte delle pavimentazioni originarie o di inizio secolo (pregevoli quelle policrome in piastrelle ottagonali); alcuni solai mostrano l'intradosso realizzato con voltine di laterizi su longarine in ferro, che costituiscono una testimonianza della mediazione tra le tecniche costruttive murarie proprie della tradizione locale (di cui sono costituite tutte le strutture verticali originarie) e le nuove tecnologie applicate al cantiere edilizio

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