Santuario Diocesano San Rocco
Il Santuario di San Rocco fu costruito probabilmente alla fine del sec. XVI. Di questo periodo si conserva una campana datata 1593 e una breve iscrizione posta sulla conchiglia dell’acqua santa della porta laterale da «P(aulus) Fuda Parochus S.ae Catharinae - 1635». Con bolla del 24 dicembre 1829 la chiesa fu elevata a parrocchia da mons. Giuseppe Maria Pellicano, vescovo di Gerace e consacrata da mons. Luigi Maria Perrone il 24 maggio 1840. Con breve pontificio del 28 marzo 1775 San Rocco fu proclamato Patrono principale di Gioiosa Jonica in sostituzione di Santa Caterina d’Alessandria. Il 26 settembre 2002 mons. GianCarlo Bregantini nel decreto per “l’Ordinamento Generale dei Santuari Diocesani” ha riconosciuto la chiesa di San Rocco con il titolo di “Santuario Diocesano”. Il 10 marzo 2025 mons. Francesco Oliva vescovo di Locri-Gerace ha formulato il ″Regolamento generale dei Santuari diocesani″, (Decreto vescovile n. 695 - Prot. n. 199/2025), «per disciplinare giuridicamente questi luoghi per una migliore organizzazione degli stessi e per una maggiore trasparenza ed efficienza nei servizi che ivi vengono svolti a favore dei fedeli» (Cfr. Decreto vescovile n. 695 - 1. Premessa). È festeggiato con grande concorso di pellegrini due volte: il 27 gennaio in ricordo della Sudorazione della statua e l’intercessione di San Rocco durante il terremoto che risparmiò la città di Gioiosa nel 1852, e l’ultima domenica di agosto sua festa patronale
- OGGETTO santuario diocesano
- LOCALIZZAZIONE Gioiosa Ionica (RC) - Calabria , ITALIA
- INDIRIZZO Largo V Martiri di Gerace, 2, Gioiosa Ionica (RC)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La diffusione del culto di San Rocco risale probabilmente alle epidemie di colera e peste dell'Italia meridionale nel XVI secolo: Gioiosa si salvò dal contagio ed è probabile che la popolazione abbia trovato rifugio nella devozione a San Rocco. Inoltre il prodigio della Sudorazione della statua del 1852 ricorda l'intercessione di San Rocco durante un terremoto che risparmiò Gioiosa. Il Santuario diocesano, oggi, dedicato al Santo, attualmente con carattere ottocentesco, fu probabilmente costruita intorno alla fine del '500, periodo di cui si conserva una campana - datata 1593 - ed un'acquasantiera in pietra che riporta un'iscrizione del 1635. Si narra che la statua del Santo arrivò a Gioiosa nel 1748 da Napoli sul veliero "San Luigi" e che fu trasportata dai fedeli esultanti dalla spiaggia alla chiesa: la pratica odierna di appendere, in occasione della festa padronale, barchette e velieri di carta velina da un balcone all'altro delle case del centro, potrebbe essere il ricordo di tale evento. Il culto di San Rocco, oltre all'intensissima partecipazione degli abitanti di Gioiosa, tra i quali i giovani ricoprono un ruolo centrale, richiama moltissimi devoti dai paesi limitrofi e da tutta la Calabria. In passato, ora più raramente, i pellegrini in voto giungevano a piedi al luogo sacro alla vigilia in attesa della processione della domenica. Anche emigrati di varie generazioni ritornano con i congiunti almeno una volta nella vita per l'ultima domenica di agosto a festeggiare il Santo Patrono, gli anziani sono spesso accompagnati da figli e nipoti che ancora subiscono il forte richiamo delle proprie radici e della festa. San Rocco, forse più di altri Santi, ha seguito spesso gli emigrati nei loro spostamenti e non è raro ritrovare questo culto presso molte comunità di connazionali all'estero. La festa patronale rappresenta la chiusura di un complesso calendario che si avvia con la preparazione del Santo, per arrivare ai festeggiamenti del 16 agosto, quindi alla novena ed alle visite dei devoti, fino alla conclusione l'ultima domenica d'agosto. Il 16 agosto, detta dai gioiosani "jornata", è dedicato alle preghiere ed ai canti tradizionali intonati dai fedeli in onore di San Rocco: i festeggiamenti prendono avvio con la rimozione della statua del Santo dalla nicchia della sua cappella e la sua sistemazione sotto un baldacchino di sete colorate, davanti al quale sono posti ceri votivi e reliquie. La cerimonia di preparazione procede con riserbo e devozione, a porte chiuse, in una atmosfera di sentita partecipazione, il Santo sarà mostrato ai fedeli solo a rito completato. Il sabato che precede l'ultima domenica di agosto, si ha la cosiddetta "nottata": una veglia di canti e preghiere presso il Santuario dove i devoti si raccolgono in attesa della domenica di festa. La città viene addobbata con archi e luminarie, che illuminano a giorno le vie principali, i balconi sono ornati di festoni di bandierine e barchette di carta velina. Vengono organizzate lotterie a premi, competizioni, esibizioni musicali e fuochi d'artificio, a segnare l'inizio e il termine dei festeggiamenti. Nel corso della festa, oggi, vengono venduti dolci tipici simili a biscotti, di aspetto compatto e di consistenza dura, con varie forme, chiamati "mustazzuoli" fatti con miele e farina che sono anche offerti al Santo. L'ultima domenica di agosto, il giorno della festa, la processione, che dura almeno sei ore, ma che è arrivata a volte a durare oltre 12, è l'elemento principale. Durante la processione si ha la massima affluenza di devoti nella cittadina. Dai dintorni giungono numerose comitive per partecipare al lungo corteo che si svolge al suono incessante dei "tamburinari" che segnano il ritmo della processione e del "ballo votivo". Oltre ai "tamburinari", prendono parte alla processione anche suonatori di strumenti tradizionali - organetti, tamburelli, zampogne, pipite (ciaramelle), triangoli - cui si aggiungono anche strumenti musicali moderni, mutuati soprattutto dalle bande musicali, ad accompagnare il ballo votivo al ritmo della tarantella. Il percorso della processione, iniziata al mattino dal Santuario di San Rocco per proseguire fino alla Chiesa Madre per la messa solenne delle 11, prosegue prima verso il centro e poi si avvia per il suo rientro al Santuario. Quando la processione giunge, all'imbrunire, alla Chiesa di San Rocco, la piazzetta si è andata riempiendo di folla accaldata in attesa. I tamburi accelerano, ogni suonatore insegue la sua musica e "batte" secondo il suo ritmo in modo ossessivo e sempre più forte. I devoti, gli abitanti di Gioiosa, i vicini accorsi, tutti invocano San Rocco che viene trasportato da una parte all'altra della piazza, fino alla soglia della chiesa e poi di nuovo fra la gente che lo invoca. I tamburi sono assordanti, la gente esaltata invoca e piange mentre il Santo ritorna finalmente al Santuario in attesa del prossimo anno in mezzo ad una commozione e frenesia ormai generale. La processione a San Rocco è una processione ballata, scandita ed accompagnata dal ritmo serrato dei tamburi che accompagnano la processione. Il ballo votivo è una antica pratica devozionale degli abitanti di Gioiosa, ma esistono anche altri luoghi in Calabria, come ad esempio a Palmi, dove la danza votiva accompagna i rituali dei culti devozionali. In passato i devoti, uomini e donne danzavano davanti al Santo, al ritmo di tarantella, per ringraziamento di una grazia ricevuta o per supplica. Sull' origine del ballo non si hanno indicazioni precise, alcuni narrano che quando Gioiosa uscì indenne dalla peste, il popolo, per ringraziare il Santo del miracolo, si riversò per le strade danzando felice. Nel tempo l'antica tradizione si è trasformata ed il ballo votivo non è solo praticato da coloro che sciolgono un voto, ma coinvolge un gran numero di devoti che ballano al ritmo incalzante di decine di tamburi con un coinvolgimento talmente intenso da creare quasi uno stato ipnotico e di trance collettiva (Cfr. http://www.idea.mat.beniculturali.it/feste-e-tradizioni/calabria/item/150-san-rocco-a-gioiosa-ionica)
- TIPOLOGIA SCHEDA Modulo informativo
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 18-ICCD_MODI_5303035430571
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
- ENTE SCHEDATORE Pontificia Facoltà Teologica "Marianum"
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DOCUMENTAZIONE ALLEGATA
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- LICENZA METADATI CC-BY 4.0