San Vincenzo Ferreri
Il Santuario di San Vincenzo Ferreri è un complesso ecclesiale - che rientra nel territorio (e nelle proprietà) della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo in Dragonea - formato da tre edifici attigui fra loro: il Convento di San Domenico, la Chiesa di San Vincenzo e l’Oratorio della Congrega del Rosario. Il sito, in posizione elevata e panoramica, è di singolare interesse ambientale, pressoché isolato e contornato da ampie aree verdeggianti e boscose. Il luogo sacro domina sull'ampio sagrato antistante con una semplice ma elegante facciata neoclassica, ai cui lati proseguono senza soluzione di continuità i prospetti dell'oratorio, del campanile e del conventino, formando un'unica cortina architettonica. Il Santuario ha uno sviluppo planimetrico longitudinale, composto da una sola navata seguita da un sacello absidale (dove è collocato il presbiterio), con copertura a volte a botte lunettate. La veste interna si compone di un ricco apparato decorativo. Le pareti riportano una partizione architettonica ad un solo ordine di lesene a capitelli fantasiosi, in alternanza alle cappelle laterali sormontate da arcate a tutto sesto. Un'articolata trabeazione con elementi in aggetto corre al di sopra delle lesene e funge da imposta della volta di copertura. Il sacello absidale è introdotto da una sorta di arco trionfale a profilo policentrico ribassato, integrato nella partizione architettonica della navata, mentre le pareti presentano una partizione architettonica semplificata, in cui emerge la composizione ornamentale della parete di fondo. In controfacciata è presente una cantoria con balaustra in legno. L'illuminazione è ampia proveniente dalle finestre ovoidali presenti nelle lunette della copertura
- OGGETTO santuario
- LOCALIZZAZIONE Vietri sul Mare (SA) - Campania , ITALIA
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Non è possibile stabilire con certezza la data della fondazione della chiesa, si ipotizza un periodo anteriore al secolo XI. Infatti, la prima notizia - reperibile nei documenti dello storico Archivio del Monastero Abbaziale della SS.ma Trinità di Cava de’ Tirreni (SA) - risale al 1047 ove risulta che questo luogo di culto è conosciuto con l’appellativo di “Ecclesia Sancte Marie in Transboneia ubi Maianu”, ed era sotto il patronato di famiglie facoltose e possedeva cospicue rendite. Nel 1088 Vivo Visconte, che per volere di Gisulfo II era titolare del feudo di Transbonea (Dragonea), e sua moglie Romana donarono la chiesa e dei terreni all'abate benedettino, Pietro, della Santissima Trinità di Cava. Il possesso abbaziale è confermato in documenti pontifici del 1149 e del 1168. I monaci benedettini costituirono presso la chiesa un Priorato dipendente dalla loro abbazia. È plausibile ritenere che risalga a questo periodo una prima traccia dell’attuale Convento. Le rendite di questi edifici erano assegnate all'abazia della Santissima Trinità. Dal XVI secolo la chiesa appare nei documenti con il titolo di "Santa Maria ad Martyres", denominazione assunta anche dalla Confraternita che all’epoca venne a costituirsi (in data anteriore al 1442), con sede presso la chiesa. Nel 1577 i Padri predicatori dell’Ordine Domenicano furono chiamati a stabilirsi in questo luogo, presenza che comportò l’edificazione del convento. I padri domenicani vi rimarranno fino al 1809, anno in cui nel Regno di Napoli fu indetta l’abolizione degli ordini religiosi e la confisca dei loro beni. Si deve al loro apostolato l’introduzione della venerazione a San Vincenzo Ferreri; le raffigurazioni sacre (tele) legate alla spiritualità domenicana; il cambio del titolo della Confraternita che assunse il nome di Congrega del Santo Rosario. Tra il 1653 e il 1672 il conventino fu chiuso, sulla base delle disposizioni pontificie (Innocenzo X) di abolizione delle piccole comunità monastiche. La riapertura del convento fu fortemente voluta dai fedeli e sostenuta concretamente dal Comune di Cava, nel cui territorio esso al tempo ricadeva. Nel XVII secolo prenderà nuova forma anche l’Oratorio della Congrega dotato di locale ipogeo per le sepolture. Con tale intervento si venne a definire l’impianto architettonico dell’intero complesso ecclesiale così come sostanzialmente si presenta attualmente. Nel 1809, per effetto delle leggi di soppressione, i locali e i beni passarono al regio demanio. La chiesa venne assegnata alla parrocchia di San Pietro e Paolo come succursale, nel 1811. Più travagliata, invece, fu la sorte del Convento di San Domenico: in virtù della confisca dei beni, passò al Demanio regio poi, con il ritorno dei Borbone, fu ceduto ai Benedettini (che nel 1831, sotto il governo dell'abate Villaraut fu restaurato). Dal nascente Governo Italiano fu confiscato, passando in proprietà al Comune di Vietri sul Mare (1867) la cui amministrazione consentì al monaco benedettino Gaetano Foresio o.s.b. - esperto numismatico ed agronomo - di risiedervi ed organizzare una scuola agraria gratuita con orto sperimentale, con allevamento di bachi da seta. Infine, nel 1898 il Convento ritornò nelle pertinenze della Diocesi abbaziale della SS.ma Trinità su rinuncia al possesso da parte del Comune. Nel 1907 i benedettini incaricarono i Carmelitani di prendere possesso del convento e di officiare nella Chiesa attigua. La presenza dei padri Carmelitani nel Convento di San Domenico durerà fino al 1967. Nel corso di questi sessant’anni i religiosi furono promotori della pubblicazione di un periodico mensile, il “Bollettino dei Carmelitani Scalzi della Provincia di Napoli”, seguito da “Il Santuario di San Vincenzo Ferreri in Dragonea (Salerno). Periodico del Santuario dei Carmelitani scalzi”. Fu promosso e costituito il Terz’Ordine secolare Carmelitano Teresiano. Inoltre i religiosi furono coinvolti anche con impegni nella pastorale parrocchiale. Dal 1967 al 1979 il Santuario fu retto dai parroci di Dragonea appartenenti alla diocesi cavense (che in quegli anni vedeva modificate le proprie geografie unendosi ad Amalfi). Dal 1979 al 2012 la parrocchia di Dragonea (nella quale insiste il Santuario di San Vincenzo) fu sotto la giurisdizione diocesana del monastero abbaziale della Santissima Trinità, per ritornare nuovamente, nel 2013, nell’Arcidiocesi di Amalfi - Cava de’ Tirreni. Nel corso del trentennio abbaziale, il Santuario di San Vincenzo fu retto dal monaco benedettino P.D. Eugenio Gargiulo o.s.b. (rettore dal 1979-2005. Lo stesso fu anche parroco di Dragonea dal 1979 al 2001), successivamente i padri della Congregazione dei Servi del Cuore Immacolato di Maria (2005-2009), nella persona di p. Alessandro Riccardi e da un frate francescano (2010), inseguito dal padre gesuita Jean Jacques Luzitu Mukunda s.j. (che resterà in carica fino al 2017). Il disastroso terremoto del 1980 recò numerosi e gravi danni alle strutture, rendendo il Santuario impraticabile. Chiuso al culto per lungo tempo, la Chiesa e la Congrega furono oggetto di un intervento di restauro conservativo in due tempi, uno a cura della Soprintendenza ai Beni AA.AA.AA.SS. di Salerno e Avellino e l’altro dal Provveditorato alle Opere pubbliche, a cui si affiancò l’opera di volontari. Gli edifici sacri vennero riaperti il 4 aprile 2008 con solenne celebrazione presieduta dal cardinale di Napoli, Michele Giordano. Nel 2009 la chiesa fu eretta a Santuario, con decreto dell'Abate Chianetta. Dal 2017 l’amministrazione della parrocchia di Dragonea, con annesso Santuario, è affidata ad un unico presbitero diocesano. (cf.www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/AccessoEsterno.do?mode=guest&code=88728&S._Vincenzo) (www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/AccessoEsterno.do?mode=guest&code=88728&S._Vincenzo)
- TIPOLOGIA SCHEDA Modulo informativo
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 15-ICCD_MODI_8430266031861
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
- ENTE SCHEDATORE Pontificia Facoltà Teologica "Marianum"
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DOCUMENTAZIONE ALLEGATA
decreto di erezione (1)
decreto di erezione (2)
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- LICENZA METADATI CC-BY 4.0