Maria SS.ma della Neve

Sacerdoti Diocesani, XIV

Sulla strada costiera che da Napoli va a Castellammare di Stabia, nella località "Calcarola" fu iniziata la cappella dedicata alla "Vergine Annunziata". Da questa chiesetta, da poche case circostanti e da una torre sul mare fatta costruire dai conti Orsini di Nola nasceva il borgo di Torre Annunziata. L'antica immagine della Madonna della Neve, tenuta celata per molto tempo da una tela dipinta, fu rinvenuta e restaurata nel 1872, e incoronata per decreto del Capitolo Vaticano il 22 ottobre 1922. L'immagine mariana è stata invocata nel corso dei secoli particolarmente in occasione delle incursioni saracene del Cinquecento, delle carestie settecentesche e delle eruzioni vesuviane del XIX secolo (Dovere Ugo, I Santuari della Campania, Napoli, Massa, 2000, p. 278). La chiesa di "Ave Gratia Plena" venne eretta a parrocchia il 25 ottobre 1856, dichiarata Santuario Mariano con il titolo di Santa Maria della Neve il 25 marzo 1954, Anno Mariano. Il 21 luglio 1979 è stata insignita con il titolo di Basilica Minore da papa Giovanni Paolo II

  • OGGETTO santuario mariano, basilica
  • LOCALIZZAZIONE Torre Annunziata (NA) - Campania , ITALIA
  • INDIRIZZO Piazza Giovanni XXIII, Torre Annunziata (NA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Dopo circa un secolo dal 19 settembre 1319, giorno in cui Carlo d’Angiò duca di Calabria concesse ai quattro notabili Puccio Francone da Napoli, Guglielmo da Nocera, Matteo de Avitabulo e Andrea Petrucci di Scafati, con regio privilegio un appezzamento di terreno per erigere una cappella presso le spiagge di Silva Mala, da intitolarsi alla Vergine dell’Annunciata, per le necessità religiose del luogo ormai divenuto un acclarato insediamento umano noto come la "Turris Annunciatae". Tale indicazione viene coniata in seguito della costruzione di una torre d’avvistamento a protezione di quelle spiagge voluta dagli Orsini del Balzo conti di Nola. Dopo non molto tempo, causa il notevole incremento demografico, si rese necessario trasformare quella piccola cappella in un luogo di culto più capiente e accogliente. Della questione se ne fece presto carico in seguito la famiglia d’Alagno. Nicolò d’Alagno, avuto nel 1415 in burgensatico dalla regina Giovanna II d’Angiò parte della zona boscosa e della marina che dalla foce del fiume Sarno arrivava fino a Capo Oncino distaccandola dalla giurisdizione della Contea di Nola, in cui si ergeva l’antica cappella dell’Annunciata, lo riscattò il 12 aprile 1419 da Raimondo Orsini del Balzo e fece erigere una nuova chiesa che potesse ospitare i fedeli del borgo marinaro, prospiciente al palazzo che ospitava il potere giurisdizionale della Famiglia d’Alagno. Nell’anno 1448 con la costruzione della nuova chiesa e dell’annesso hospetale i d’Alagno diedero origine alla prima agorà del borgo. La nuova edificazione era formata da una sola navata, a cui lati, presumibilmente, si aprivano quattro piccole cappelle e in fondo alla navata unica, in una struttura absidale senza cupola, vi era l’altare maggiore sul quale poteva essere situata un’effige raffigurante ″l’Annunciazione″, non pervenuta al Santuario. Sempre durante la seconda metà del XV secolo, venne eseguito dal maestro Jacopo della Pila, probabilmente posizionato alla destra dell’altare maggiore, un prestigioso monumento funebre che doveva accogliere le spoglie di Nicola II d’Alagno (Antonella Dentamaro, “L’arte del Rinascimento a Torre Annunziata: gli arredi liturgici scolpiti della Santissima Annunziata” in Lucia Muoio - Vincenzo Marasco, “I Lumi della Torre, Il ruolo dell’Università nella scoperta e nella valorizzazione storica, artistica e culturale del territorio di Torre Annunziata”, atti delle giornate di studi. Torre Annunziata 14-15 ottobre 2016, Centro Studi Storici “Nicolò d’Alagno”, Nola, Edizioni Scientifiche e artistiche, 2017, pp.37-58). Conseguentemente, nel 1498, l’intero complesso, compreso il piccolo hospitale o conventino, venne donato all’Ordine dei Padri Celestini di San Pietro a Majella come testimonia un documento settecentesco, riassunto dell’atto originale, ritrovato nel fondo archivistico riscoperto nella Basilica. “L’anno 1498. Nicolò d’Alagno utile Sig(nor).e di Rocca Rajnola, e Torre dell’Ann(unziat).a donò al Reale Monastero di S. Pietro a Majella di Napoli la Chiesa di S. M.a della Nunziata, essa è posta nella d(ett).a Torre dell’Annun(zia).ta, che dovesse essere come Grancia di d(ett).o Monistero, coll’infra(scri)tti beni…”. Il nuovo edificio costruito dagli eredi d’Alagno fu sede non solo della sacra effige della Madonna e dell’Angelo annunciatore, ma ivi trovò ospitalità anche l’icona bruna dedicata a “Sancta Maria ad Nives”. L’intero complesso chiesastico rimase nel suo stato arcaico fino alla successione della famiglia Dentice-Massarenghi sulla proprietà e la giurisdizione del feudo, che attuò una prima importante opera di ampliamento della struttura. I lavori dovettero iniziare dalla metà degli anni ‘40 del XVIII secolo sotto la guida del superiore del convento dei Celestini, Padre Bracone. Il Santuario, pur rispettando l’antico aspetto a navata unica, venne arricchita di nuovi stucchi con sobri motivi di ispirazione barocca. In seguito ai lavori di riassetto della chiesa venne operata anche la rimozione dalla sua antica sede dell’antico sarcofago di Nicola II d’Alagno, successivamente smontato e stipato nell’atrio del convento. Questo giacque lì abbandonato fino a quando il Conte Gaetano Filangieri, circa un secolo dopo, alla ricerca di antiche testimonianze sulla famiglia d’Alagno, notando l’interessante sagoma del monumento sepolcrale e trovando in esso quanto di più strepitoso fosse legato alla sua ricerca, fece in modo di recuperarlo e rimontarlo poi nel Museo Civico G. Filangieri da Lui fondato nel 1882 nel quattrocentesco Palazzo Como di Via Duomo a Napoli. Il Principe Dentice di Frasso, sempre in relazione ai lavori intrapresi per la trasformazione della chiesa, nel 1748, facendo appello al diritto di sepoltura spettante al padrone del feudo, fece costruire alla destra liturgica dell’altare maggiore un raffinato altare privilegiato inserito in quella che divenne la cappella votata al culto dell’Immacolata Concezione. L’opera marmorea, di fine ispirazione barocca, venne commissionata ai maestri marmolari Giacomo Antonio Buonsanti e Antonio De Luca. Ai lati della mensa dell’altare venne intarsiato nel marmo lo stemma policromo spaccato con le armi dei Dentice del Pesce e della stirpe parmense dei Massarenghi. Anche dopo quest’ultimo importante opera di trasformazione dell’edificio non viene fatta alcuna menzione della sacra Icona di Sancta Maria ad Nives, rimanendo così oscura la sua collocazione nella rinnovata chiesa. Con la conquista del Regno di Napoli da parte dei napoleonidi e la conseguente soppressione degli Ordini monastici avvenuta con il decreto del 13 febbraio 1807, il convento annesso alla parrocchia passò al demanio pubblico e quindi della neonata amministrazione comunale. L’ultimo priore dei Padri Celestini, Padre Gaetano Lombardi, rimanendo in sede, divenne di fatto il primo parroco. Per un certo periodo il convento rimase in stato di abbandono, solamente il pian terreno venne adibito a sede della Guardia Nazionale. In seguito, instaurato il regno dei Borbone, nel 1832 nell’antico convento venne istituito l’Orfanotrofio Comunale per sole orfane, divenendo poi un Istituto votato all’accoglienza di tutti i pargoli orfani, retto dalle Suore delle figlie della Carità. Questo rimase in funzione fino al 1970 quando poi, dopo aver attraversato un lungo periodo di abbandono, tra il 2004 e il 2005 è stato recuperato a seguito di un lungo intervento di ristrutturazione su interesse del parroco rettore mons. Raffaele Russo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Modulo informativo
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 15-ICCD_MODI_3638705221861
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • ENTE SCHEDATORE Pontificia Facoltà Teologica "Marianum"
  • DOCUMENTAZIONE ALLEGATA decreto di erezione (1)
    decreto di erezione (2)
    decreto di erezione (3)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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