centro storico, di crinale, collinare, difensivo, Novi Velia, Nobe (denominazione storica, cit. 1005), Nobes (denominazione storica), Nove (denominazione storica), Novi (denominazione storica, ante 1862/12/23) (XI)

Novi Velia, 1005 - 1005

La lunga e complessa storia di Novi Velia trova un riflesso nelle testimonianze architettoniche ed artistiche. Nel borgo attuale risalta per maestosità la torre normanna a pianta quadrata, che si erge al centro del paese, unica rimasta di una serie di costruzioni edificate a scopi difensivi. A parte il Castello feudale, residenza del barone Tomaso di Marzano, oggi adibito ad abitazione privata, e il più antico castello longobardo, trasformato dai Celestini in Seminario, il passato di Novi rivive soprattutto negli edifici religiosi, primo fra tutti la “Parrocchiale” ossia la Chiesa di S. Maria dei Longobardi, di origine medievale e rifatta in età barocca. Alla metà del XVII secolo risale invece la Cappella dei Carafa, eretta lungo la navata destra per volontà del vescovo di Capaccio, Tommaso Carafa, e dedicata a Santa Maria di Costantinopoli, la cui effigie campeggia al suo interno. Tra il XVI e la fine del XIX secolo la chiesa funzionò come cattedrale, allorché alcuni vescovi scelsero Novi come loro residenza abitando il Palazzo vescovile annesso al quale si trova la Cappella di San Pietro in Vincoli. Si ricordano inoltre l’ex chiesa di S. Maria dei Greci (sec. VII sec.), l’ex chiesa di S. Michele Arcangelo (XIII secolo) e la chiesa dell’Annunziata (XV sec.); fra i palazzi nobiliari spiccano Palazzo Peschilli (XIV sec.), Palazzo Prignani (XV sec.), Palazzo Cocelli (XVI sec.) e i palazzi seicenteschi de Licteris e Positano

  • OGGETTO centro storico di crinale, collinare, difensivo
  • CARATTERI AMBIENTALI Centro della provincia di Salerno nel basso Cilento, arroccato a 648 metri s.l.m. su uno sperone del Monte Gelbison o Monte Sacro nell'alta valle del torrente Badolato. Ricade nell'ambito territoriale della Comunità montana Gelbison e Cervati e fa parte del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni
  • LOCALIZZAZIONE Novi Velia (SA) - Campania , ITALIA
  • INDIRIZZO Viale Porta San Giorgio, Novi Velia (SA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il nome del paese fu Novi sino al 1862, quando venne unito al determinativo Velia, nome dell’antico insediamento sito lungo la costa del Cilento, i cui abitanti, messi in fuga dai Vandali, si sarebbero, appunto, riparati nell’entroterra, dove avrebbero dato vita a un “nuovo” villaggio. Possesso bizantino fino al sec. VIII, passò ai Longobardi che ne fecero una base fortificata. I ritrovamenti archeologici effettuati in zona lasciano supporre che la fondazione della città come centro fortificato risalga ancor prima, cioè al X sec. a.C., allorquando gli Enotri, popolo originario del Peloponneso, si stanziarono nell’attuale zona del Cilento. Si sa, inoltre, che in epoca romana fece da presidio alla via del sale che da Velia raggiungeva l’interno. La prima notizia documentata dell’esistenza di Novi si trova in un diploma del 1005, con cui il principe di Salerno Guaimario IV fa dono dei suoi possedimenti a Luca, abate del monastero di Santa Barbara, sito in territorio “de Nobe”. Fu sede del feudo detto "di Novi" costituito da cinque “Terre” (Novi, Cuccaro, Gioi, Magliano e Monteforte). Dal 1200 Novi è stato quasi ininterrottamente posseduto da feudatari molto autorevoli, basti considerare le cariche da essi ricoperte nell’abito del regno: come Gisulfo del Magnia, giustiziere di Terre di Lavoro, Tommaso di Marzano, grande Ammiraglio del Regno, Antonello de Petruciis, primo ministro di re Ferrante d’Aragona, Ettore Pignatelli, che assurse alle più alte cariche del regno. Al tempo della guerra del Vespro (1298) proseguirono i lavori di costruzione del nuovo palazzo feudale iniziato da Guglielmo Marzano, che sostituì il castello longobardo. La partecipazione dei Marzano alla Congiura dei Baroni, portò al sequestro dei loro beni. Novi fu venduta dal re al suo maggiordomo, appartenente alla famiglia Carafa, che ne mantenne il possesso fino al 1513. Nel 1647 Gironimo Carafa resse la baronia in qualità di tutore della principessa Eleonora, che sposatasi a Novi, rimase presto vedova e morì senza eredi. All'avocazione alla corona del feudo seguì la vendita a Flavio Orsini, duca di Gravina; ma la baronia tornò alla famiglia con Gaetano nel 1682. Un suo discendente, Ottavio, ottenne il titolo di marchese (1752). Quest'ultimo, morto nel 1764, lasciò i suoi beni al figlio Giuseppe, che detenne il potere sino alla soppressione del regime feudale. Tra il Seicento e il Settecento diversi vescovi di Capaccio e di Vallo elessero Novi a sede vescovile. Aggregato al Comune di Vallo della Lucania (Regio Decreto 28 novembre 1928) riebbe la sua autonomia il 5 maggio 1946
  • TIPOLOGIA SCHEDA Scheda anagrafica
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà mista
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1500916425
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino
  • ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • DOCUMENTAZIONE GRAFICA (1)
    (2)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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