metato

Gallicano, non determinabile

Della struttura rimangono porzioni dei prospetti, mentre il tetto è completamente crollato. Rimane solo la trave centrale in legno, di supporto alla copertura. Sulle pareti interne si nota ancora l'appoggio per il solaio in legno che separava le due camere di combustione e di essiccazione. Sul retro rimane ancora l'apertura per l'inserimento delle castagne, costituita da un piccolo sportello in legno con architrave ligneo

  • OGGETTO metato
  • LOCALIZZAZIONE Gallicano (LU) - Toscana , ITALIA
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE I metati solitamente venivano costruiti all'interno dei castagneti, ma non mancano casi in prossimità delle case coloniche e spesso anche all'interno dei centri abitati, laddove vi era la necessità di assicurare una migliore sorveglianza alla produzione e di gestire con maggiore cura l'essiccazione. La costruzione era molto semplice: le strutture solitamente erano di dimensioni modeste, a pianta quadrata o rettangolare, realizzate in muratura con pietre locali tenute insieme da calce di pietra cotta con l'aggiunta o meno di sabbia. L’ambiente interno era suddiviso in due camere, una di combustione al piano terra e l'altra di essiccazione al primo piano tramite un sistema di travi e travicelli su cui poggiavano trasversalmente tavole e paletti in legno chiamati “cannici”. Originariamente la copertura del tetto era in tavole di legno ricoperte da lastre in pietra disposte a regola d'arte per far scorrere l'acqua piovana dal tetto. In altri casi erano ricoperti con paglia di segale. Successivamente le coperture dei tetti furono realizzate con tegole in cotto. Le strutture, vista la semplicità costruttiva, necessitavano di costante manutenzione e ristrutturazioni periodiche. I metati erano strettamente connessi con i castagneti da frutto e solitamente ne occorreva uno ogni 2-3 ettari di impianti. Per procedere all'essiccazione era necessario accendere un fuoco con legna di castagno al centro della camera inferiore. Quando la combustione era avviata si aggiungeva il “ciocco”, ovvero legna di grossa pezzatura che conferiva una maggiore durata del calore. Il tutto veniva poi coperto con il “pulon”, ossia i residui delle bucce di castagne essiccate l'anno precedente. Il calore doveva essere graduale e costante per circa 40-45 giorni, occorreva quindi una sorveglianza frequente e molta esperienza. In Garfagnana si trovano tracce di metati a partire dal Seicento (BIAGIONI 2005). Il termine metato è tipico del dialetto della Valle del Serchio, ma si ritrova anche in contesti simili in altre regioni (BERTOZZI 2007)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Modulo informativo
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 09-ICCD_MODI_1411248558461
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • ENTE SCHEDATORE Università di Pisa
  • DOCUMENTAZIONE GRAFICA estratto di mappa catastale (1)
    estratto di mappa catastale (2)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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