Sant' Elia Grotta del Bagno Penale (insediamento tracce di insediamento)

Cagliari, ca IV mill. a. C - ca II mill. a.C

La cavità carsica naturale si colloca sul promontorio di Capo Sant’Elia nel rilievo a settentrione della Torre del Semaforo. La grotta, scavata dal Taramelli nel 1903, all’epoca già parzialmente distrutta, restituì lembi archeologici di tipo insediativo e funerario ascrivibili a periodo preistorico attestati dal rinvenimento di materiali ceramici e resti ossei umani attribuibili a due o più individui, di cui uno molto giovane. Indagini recentemente riattivate nel sito hanno consentito di ipotizzare per la grotta la possibilità di un utilizzo anche cultuale oltre che abitativo e funerario. La grotta è costituita da un ampio ambiente a pianta oblunga (m 10 x 5; h m 3) con ingresso aperto a W. La parete N risulta quasi del tutto mancante mentre il soffitto è parzialmente conservato unitamente al livello pavimentale. Intatta risulta invece la parete interna del lato S-SW sulla quale, sebbene erosa e degradata nella superficie, sono stati riconosciuti segni simbolici, scolpiti e dipinti, simili a quelli rinvenuti in altre grotte preistoriche dell’isola. Nella parte più interna della parete compare una sorta di riquadro sub rettangolare (m 1,5 x 1,15), realizzato a martellina con scalpello litico e solcato in diagonale da una scanalatura poco profonda, larga m 0,10, che reca tracce di colore rosso sulla superficie. Tra il motivo riquadrato e l’ingresso è situata una sorta di nicchia a coppella a fondo piano (diametro m 0,20 circa; profondità m 0,15) che si eleva dal livello pavimentale circa m 1, 30. In prossimità dell’ingresso, su una parte alta e naturalmente levigata della parete W, residua un dipinto schematico in ocra rossa per il quale rimane da stabilire la sua pertinenza a motivi di tipo pettiniforme o sub-antropomorfico. Il materiale ceramico rinvenuto nel precedente scavo, caratterizzato da particolari tipologie tra cui il vaso globulare biansato decorato con peculiari motivi geometrici, unitamente ai manufatti pertinenti a industria di tipo microlitico in ossidiana scoperta nelle più recenti indagini, riferiscono il sito alla cultura di Bonu Ighinu inserita cronologicamente nella prima metà del IV millennio a. C. (Neolitico medio). Un buon numero di frammenti ceramici di cultura Bunnannaro attestano una frequentazione della grotta anche nella prima metà del II millennio a.C. (Bronzo antico)

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