insediamento rupestre

Otranto, PERIODIZZAZIONI/ ARCHI DI PERIODI/ Basso Medioevo-Età moderna

Nella Valle delle Memorie, che si sviluppa per oltre 1500 metri dalla periferia meridionale di Otranto in direzione Sud, sono state individuate 46 cavità scavate a livelli diversi lungo le falesie rocciose del canale; sentieri tagliati nella roccia e brevi scalette a gradini mettevano in collegamento le grotte che appartengono a differenti tipologie, legate alla loro funzione: abitazioni, magazzini, ovili e stalle per animali, ambienti di servizio e luoghi di culto. Tra le grotte che erano utilizzate come abitazione, il tipo più diffuso è la cavità monocellulare (ad ambiente unico) a pianta quadrangolare, spesso dotata di letti in pietra, nicchie portalucerna e piccoli ripostigli ricavati nella roccia. L’insediamento comprendeva due luoghi di culto. La cripta di San Nicola, edificio a tre navate, nel corso del tempo ha, purtroppo, subito importanti modifiche strutturali dell’impianto originario poiché l’ambiente è stato convertito in deposito agricolo (e questa modifica nella destinazione d’uso ha comportato l’abbattimento dei pilastri divisori); della decorazione parietale, in gran parte andata perduta, si riconosce l’immagine di un Cristo Pantocratore (benedicente) di difficile datazione. Anche il secondo luogo di culto, la cripta del Padreterno, situata all’inizio della vallata, verso mare, prevedeva una pianta a tre navate; tra le pitture parietali ancora conservate si riconosce la figura di una Vergine e altri frammenti datati tra XV e XVI secolo. L’evidenza rupestre più conosciuta, che ha catturato l’attenzione degli studiosi sin dall’Ottocento, è l’ipogeo di Torre Pinta che si trova, attualmente, nei pressi dell’omonima masseria. La cavità rientra nella tipologia, riconosciuta in numerosi altri insediamenti pugliesi, della “colombaia a camera” caratterizzata dalla presenza di numerose nicchie scavate nelle pareti la cui funzione era legata alle pratiche di allevamento dei piccioni, I numerosi interventi che hanno modificato il profilo dello scavo originario, la costruzione della torre colombaia d’età moderna impiantata in corrispondenza della copertura (ormai assente) del vano centrale e la differenza metrica e tipologica tra le cellette della sala interna e quelle del corridoio iniziale (lungo oltre 30 metri), realizzate probabilmente in tempi diversi, fanno pensare ad un riuso prolungato dell’ipogeo avvenuto non solo nel Medioevo ma anche in epoche successive

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