Acquedotto dei Ponti Rossi, seconda diramazione (acquedotto, infrastruttura idrica)

Napoli, post 33 a.C - ante 10 d.C

Ponte-canale con direzione approssimativamente nord-est/sud-ovest di cui restano nove archi a tutto sesto, articolati in tre campate con pilastri in comune. Si tratta di una seconda diramazione del ponte canale ai Ponti Rossi, con una pendenza dello 0.16 per mille; la platea del canale è posizionata a 40.8 metri slm, mentre alla sorgente dell’Aquaro, di cui l’acquedotto captava le acque, è a quota 371-376 m slm. Due arcate ricadono all’interno del condominio di via Nicolini, esse mostrano il tratto inferiore dei piloni, per un’altezza fino a 1.40-1.50 m ca., in opera vittata in blocchi di tufo disposti a filari regolari, segue una muratura in opera laterizia; le arcate, superiormente a tratti incomplete, hanno il lato sud tompagnato con blocchi di tufo, misti a pietre di dimensioni medio grandi. Un’unica arcata seguita da un tratto murario pieno, insiste su via Nicolini, questo tratto del ponte-canale risulta interamente realizzato in opera laterizia. Tre file di tegole corrono lungo il muro, spezzando la continuità dell’opera laterizia: l’una in corrispondenza dell’imposta dell’arco, la seconda poco sopra detta imposta e la terza alla base del tratto che accoglieva il canale dove erano le fistulae aquariae; le ultime due, a differenza della prima sono in leggero aggetto. Gli archi della campata che insite, su Via Nicolini, meglio visibili e conservate, sono costituiti da due ordini di tegole; i cunei di rivestimento degli archi sono formati da frammenti di tegole rotte parallelamente alle costolature. All’estremità occidentale una profonda lesione verticale separa un breve lacerto di muratura dal nucleo principale. Sempre nel tratto occidentale appare a vista l’opera cementizia realizzata con schegge di tufo giallo annegate nella malta. Sulla sommità corre il canale, conservato per un breve tratto, in cui erano adagiate le fistulae aquariae, impermeabilizzato con malta idraulica

  • OGGETTO acquedotto
  • MISURE Altezza: 4.50 m
    Lunghezza: 14 m
    Larghezza: 4.64 m
  • CLASSIFICAZIONE infrastruttura idrica
  • AMBITO CULTURALE Ambito Romano
  • LOCALIZZAZIONE Napoli (NA) - Campania , ITALIA
  • INDIRIZZO via Nicola Nicolini, 68, Napoli (NA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il ponte-canale è parte integrante dell’acquedotto cosiddetto del Serino che, captate le acque dalle sorgenti, dette di Orciuoli e Pelosi, dei monti di Serino, percorreva circa 170 km, quasi esclusivamente in galleria. Attraversati i monti di Forino e il piano di Montori, superava la montagna della Laura e i monti di Paterno e giungeva nella valle del Sarno, per poi dirigersi verso Napoli, toccando Palma e Pomigliano d’Arco; da qui, percorse le attuali Casalnuovo e San Pietro a Patierno, superava il vallone di Miano, e con una doppia diramazione, di cui il ponte-canale qui trattato costituiva il braccio secondario, entrava in Napoli da porta Costantinopoli; successivamente superata la collina del Vomero, attraverso il monte Olibano, arrivava a Pozzuoli per proseguire, con andamento quasi parallelo alla costa sino a Miseno, dove portava il suo contributo alla Piscina Mirabilis. La struttura, realizzata in età augustea e non in epoca claudia, come ipotizzato per la prima volta dal Pontano sulla base di alcune fistulae plumbae recanti il nome dell’imperatore, fu tenuta in efficienza fino al III secolo sia attraverso la manutenzione ordinaria sia con interventi straordinari di restauro, uno dei quali si ascrive sicuramente all’età Flavia. Nel IV secolo l’acquedotto doveva aver cessato di funzionare. Costantino, come testimoniato da una lapide rinvenuta presso le sorgenti dell’Acquaro, tra il 316 e 327, si fece promotore di un imponente restauro del monumento, che lo Sgobbo ipotizza potesse ancora essere funzionante nel XIII secolo. Nel XVI secolo, su ordine di Don Pedro Giron duca di Osuna l’architetto Pietrantonio Lettieri ricostruì l’intero percorso dell’acquedotto nella speranza di rimetterlo in efficienza. La morte del viceré e le condizioni economiche non floride del regno non fecero proseguire il progetto. Nel 1860 l’architetto Felice Abate ebbe dal sindaco di Napoli l’incarico di un nuovo studio sul percorso dell’acquedotto. Nel 1864 venivano pubblicati gli “Studii sull’Acquidotto Claudio e progetto per fornire d’acqua potabile la città di Napoli” in cui Abate confermava, completandola, l’opera del Lettieri
  • TIPOLOGIA SCHEDA Monumenti archeologici
  • SPECIFICHE DI REPERIMENTO Il bene non è mai stato interrato
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1500865970
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Napoli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Napoli
  • DATA DI COMPILAZIONE 2017
  • DOCUMENTAZIONE GRAFICA rilievo (1)
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  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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