area di abitato

Palata, V a.C

Lungo la strada Comunale Guardiola, nei pressi di Masseria Liberatore, comune di Palata, al foglio n. 8 del comune di Montecilfone, p.lla 256, sono stati effettuati, nel 2015, a seguito di ricognizioni archeologiche di superficie, 12 saggi archeologici sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia del Molise. Quattro di essi hanno restituito materiale antropico in situ. In particolare, nel saggio II, è stato indagato un pozzo del diametro di circa 1 m, riempito, già in antico, con materiale lapideo da costruzione, grandi frammenti di dolia, tegole e coppi. Oltre al materiale sopracitato si sono raccolti alcuni frammenti di vasellame fine da mensa tra cui si segnala vasellame a vernice nera che permette di fissare la sigillatura del pozzo tra il III e il II d.C. Lo scavo si è interrotto a una profondità di circa 2 m per l'insorgere di acqua di falda che doveva costituire, già anticamente, l'obiettivo primario della struttura. Nei saggi VIII e XI, invece, si sono evidenziate tegole, frammenti di dolia e pietre che, seppur non scavati, ma solo messi in evidenza, fanno supporre con certezza la pertinenza a strutture di età romano-repubblicana, probabilmente di tipo insediativo. Nel VI saggio, invece, è stata scavata una struttura assai complessa dal punto di vista interpretativo. Il primo elemento è costituito da una struttura di forma ovoidale, di circa 4 m x 5 m, incassata per almeno 1 m nel banco di sabbia gialla naturale. A questa struttura, che a prima vista potrebbe essere interpretabile come un fondo di capanna, si possono legare dei materiali ceramici di impasto non tornito, di grandi dimensioni, certamente riferibili all'età preistorica, forse circoscrivibile nell'ambito del Calcolitico (metà IV – 2300 a.C.). Su questa prima struttura insediativa, si imposta un setto murario lungo circa 3 m e largo 60 cm, composto da pietre a secco, con una sola facciavista. Nella metà SO della struttura ovale è stato posto in opera un grande dolio di impasto rossiccio, con un diametro alla bocca di circa 80 cm. Nella stessa porzione, si recupera un piccolo caratare biansanto e dipinto deposto, integro, capovolto. Sempre nella terra di riempimento della grande fossa circolare, inoltre, si rinvengono numerosi frammenti ceramici, tra loro combacianti, di un'olla in ceramica figulina, dipinta con un motivo a fasce rosse e onde di color bruno, riconducibile a subgeometrico dauno III, della tipologia di E. De Juliis, e databile al VI secolo a.C. Pur con le incertezze dovute a uno scavo d'emergenza, ancora in corso di studio, è evidente che ci troviamo di fronte a strutture insediative stabili, distribuite lungo un ampio spettro cronologico che va dal IV – III millennio a.C. al III – II secolo a.C. Otre ai risultati sin qui emersi dalle indagini di scavo, tutta l'area della collina appare cosparsa, in superficie, di resti archeologici, che vanno dal torchio in pietra legato alla produzione agricola (conservato nella vicina masseria Liberatore), all'abbondante vasellame a vernice nera, ai numerosi pesi da telaio e fuseruole fittili che testimoniano un'intensa attività legata alla filatura e la tessitura e quindi al commercio della lana e alla presenza delle pecore lungo il vicino tratturo (Centurelle - Montesecco). Insieme ai reperti fittili, inoltre, sono state rinvenute in superficie 5 monete, quattro delle quali rientrano perfettamente nel range cronologico individuato tra la fine del IV e la fine del II a.C.; fa eccezione un asse di bronzo di Antonino Pio databile al II secolo d.C., che testimonia il proseguimento dell'utilizzo dell'area anche in età imperiale. L’area in oggetto sulla base dei reperti numismatici offre uno spaccato di grande interesse sulla storia economica della zona. Le monete di Arpi e Larinum confermano che l’area archeologica di strada Guardiola –masseria Liberatore rientra negli spazi economici controllati da questi due importanti centri ellenistici; in particolare la moneta di Larinum conferma che la città adriatica, in rapido sviluppo tra IV e III sec. a.C., ha ormai assunto il ruolo di mediatore di scambi per un’area che parte dalla costa adriatica e si allarga a tutto il territorio sannitico dell’interno. Larinum, infatti , partecipa, con il suo porto alla foce del Biferno, alle grandi rotte commerciali che attraversano l’Adriatico, rotte che nel nostro caso, si aprono agli scambi con la Dalmazia grazie alla facilità di collegamento con l’altra sponda adriatica permessa dalla presenza da tre punti di appoggio grazie ai quali l’attraversamento dell’Adriatico è permesso anche con navi di piccolo cabotaggio: 1) isole Tremiti 2) isola di Pianosa 3) isole di Pelagosa L’area sarà presto, tra II e I sec. a.C., inclusa, almeno sul piano economico, nel grande mercato romano di cui il denario ne conferma la consistenza

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