L’area oggetto delle indagini archeologiche è ubicata immediatamente a nord ovest della Strada Comunale dell’Asinina, subito a nord del Vallone Ravo e ai piedi di un pendio molto accidentato; ricade, in particolare, nella Particella 1320, Foglio 65 Comune di Isernia. Le indagini archeologiche hanno permesso di documentare una struttura muraria e del suo livello di disfacimento strutturale nella porzione più settentrionale, e un sentiero in ciottoli in quella meridionale. Lo scavo stratigrafico estensivo ha messo in luce uno spesso ed esteso crollo che occupava un’area di circa mq. 90 sul lato sud delle strutture. Lo stesso si presentava costituito da materiali lapidei (ciottoli e pietre di raccolta) di varia pezzatura e alcuni frammenti di laterizi (tegole). L’andamento del crollo, in caduta verso sud, ha permesso di asserire che la struttura muraria fosse crollata quasi interamente verso est. È estremamente importante segnalare che sul limite del crollo stesso sono stati rinvenuti due frammenti architettonici verosimilmente reimpiegati nella muratura del fabbricato. Si trattava nello specifico di un frammento di architrave con decorazione a dentelli (mt. 0,73x0,59x0,32) e un frammento di cornice modanata (mt. 0,44x0,43x0,28), i quali, unitamente alle estese dimensioni del crollo, facevano propendere per un complesso edilizio di un certo rilievo. Purtroppo le indagini, costrette nell’ambito della pista del metanodotto, hanno rivelato solo la presenza di due strutture murarie, tra loro ortogonali, fortemente compromesse. La struttura muraria principale orientata est/ovest era costituita da ciottoli e pietre spaccate disposti su due filari a corsi suborizzontali di cui il più superficiale molto lacunoso; la stessa presentava una fondazione costituita da un filare di blocchi spianati e squadrati anche questi, come i frammenti architettonici di cui sopra, di reimpiego da un edificio di probabile carattere monumentale precedente a questo e verosimilmente sito nella immediate vicinanze. Il muro si estendeva in lunghezza per mt. 12,50 interrompendosi sul limite ovest dell’area di scavo e subiva nella sua apparecchiatura originaria uno slittamento verso sud, dovuto alla morfologia lievemente accidentata del terreno. A questa si legava un’ulteriore struttura con andamento NO/SE che poteva disegnare uno spazio più definito oltre il limite nord-orientale dell’area di cantiere ma, intercettato e compromesso dai lavori della condotta S.G.I. in essere. Proprio a partire da questa fascia e ad est di essa era da ricercare l’area occupata in antico, di cui i muri ortogonali terminanti in sezione sono, allo stato attuale delle ricerche, gli unici testimoni. A conferma di ciò, i saggi operati a nord del fabbricato non hanno restituito livelli antropizzati né ulteriori annessi strutturali. L’individuazione a sud della struttura di un piano di calpestio attinente ad uno spazio aperto, segnalava meglio la pertinenza della costruzione, forse relativa ad una recinzione o ad un’area porticata. Gli unici ritrovamenti che permettevano di assegnare il contesto ad una specifica cronologia provenivano dal livello di calpestio ed erano relativi ad un frammento di orlo con parete in vetro da mensa rinvenuto nel crollo e ad una fibula ad omega in bronzo con decorazione incisa a occhio di dado, che trova confronti in ambito molisano e abruzzese anche in contesti funerari. Sono entrambi ascrivibili al periodo che va dal IV al secondo quarto del VII sec. d.C