testa/ femminile

ritratto ideale, 130 d.C - 140 d.C

Busto femminile panneggiato. La testa, adattato su busto che risulta chiaramente un rifacimento moderno, è appena leggermente inclinata e girata verso sinistra, con una impostazione che resta pressoché frontale. I piani del volto, ovale e alquanto allungato, sono sostenuti da una solida struttura, in cui risalta la fermezza del mento, delle mascelle e degli zigomi piuttosto alti. La fronte, liscia ed un poco convessa, che la incorniciano in uno spazio di forma triangolare alla sommità del quale le chiome risultano divise da una scriminatura centrale. Alla sommità del cranio, i capelli sono trattenuti da una tenia, che posteriormente e sui lati è nascosta tra la capigliatura. Mentre al di sopra della fronte le lunghe bande a minute ondulazioni restano maggiormente aderenti alla testa, all'altezza delle tempie acquistano volume e scendono più liberamente a ricoprire la metà superiore delle orecchie. Il rigonfiamento determina un leggero piegarsi verso l'alto delle ondulazioni, che hanno un andamento parallelo. La chioma è poi raccolta sulla nuca in un nodo occipitale, difficilmente esaminabile nella situazione attuale della scultura. Esso sembrerebbe comunque diviso in due o tre masse non simmetriche (ma si deve tener conto che nella zona posteriore destra pare di ravvisare tracce di restauro - e non è facile capire se si tratti di parte integrata o di pezzo antico riattaccato). La bocca dalle labbra carnose è leggermente dischiusa (il piccolo restauro sul labbro inferiore non ne modifica l'espressione) e profilata. Gli occhi grandi e ben aperti, nettamente separati dalla larga attaccatura del naso, sono caratterizzati da palpebre spesse e ben marcate, che tuttavia non risultano pesanti. Le arcate sopracciliari hanno un taglio sicuro ma non eccessivamente angoloso. Un esame più accurato di questa testa, finora praticamente inedita potrà meglio chiarirne i problemi. Il tipo di acconciatura, con capelli spartiti al centro della fronte, è assai comune dal V secolo in poi, variando però in molti particolari, nella disposizione e nelle soluzioni adottate per la parte posteriore (crocchia, treccia ecc.) e negli elementi accessori (benda, sphendone, ecc.) ma soprattutto nella resa delle singole ciocche. La costruzione ancora solida dei piani facciali, tuttavia - e ad essa può aggiungersi il leggero spostamento laterale - trova elementi di raffronto ancora in sculture degli ultimi decenni del V secolo. Non così la resa dei capelli, a fitte bande parallele ondulate, che invece richiama già creazioni del IV secolo. Solo tre repliche, a tutt'oggi, testimoniano questa creazione: si tratta della nota testa con parte delle spalle (in un pezzo lavorato a parte per l'inserimento in una statua panneggiata) del Musée Lapidaire di Arles; di un'altra, già nella collezione Triuvulzio, ed ora nella collezione Aspremont-Lynden; ed infine una testa del Museo Nazionale di Atene (Inv. 1762), che rispetto alle due precedenti, maggiormente influenzata dall'arte prassitelica, in particolare dalla Cnidia. La disposizione della capigliatura di questa testa Mattei trova buone corrispondenze, almeno nella parte anteriore e nella struttura generale, in tutte e tre queste sculture, presentando maggiori affinità nel disegno proprio con la testa Aspremont-Lynden, che offre una maggiore compattezza dei piani. Il collo, abbastanza lungo, trova riscontro preciso nella testa di Arles, così come il taglio degli occhi e la conformazione delle labbra, del mento, della larga attaccatura del naso e della "collana di Venere". L'unico punto dubbio è la forma del nodo occipitale (forse - in parte almeno - restaurato nella testa Mattei), che nelle tre teste presenta un gruppo asimmetrico di riccioli scendenti abbastanza in basso lungo la nuca. Mentre non è da escludersi una corrispondenza per quanto riguarda la parte alta del nodo, questi riccioli mancano totalmente nella testa Mattei. È possibile però che questo particolare sia stato volutamente trascurato, per facilitare l'esecuzione della scultura, trattandosi per di più di una zona meno visibile. Gli stretti ed innegabili punti di contatto inducono tuttavia a considerare la testa Mattei, se non una replica, almeno una ripresa del tipo in questione, che pone diversi problemi circa la sua collocazione stilistica e cronologica. Si può affermare, sia pure con una certa prudenza, che la testa Mattei riprenda, con varianti nella conformazione del nodo occipitale, un tipo di Afrodite creato in ambiente attico negli anni attorno al 390 a.C. L’esecuzione della nostra testa si pone nella tarda età adrianea o nella prima età antonina. I solchi profondi che determinano nette ombre nella separazione tra una banda e l'altra della capigliatura, in contrapposizione alla levigatezza del volto caratterizzano, infatti, copie eseguite in quest'epoca: le somiglianze più strette possono osservarsi in una delle korai di Villa Adriana, trovando un corrispettivo in alcuni ritratti di Sabina (per tutti i cfr. vd. GUERRINI 1982 con bibliografia)

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