testa/ ritratto

SECOLI/ III metà

Ritratto maschile su busto con toga contabulata forse moderno. La testa, molto integrata (naso, quasi per intero, breve tratto dell'arcata sopracciliare destra, malamente rappezzata in stucco; parte del lobo dell'orechio sinistro; una larga porzione della fronte, dal centro fino alla tempia sinistra, secondo una linea obliqua comprendente parte della capigliatura, che passa sopra l'arcata sopracciliare: il pezzo integrato è fissato da due perni di cui si vedono i fori coperti in stucco al centro della fronte e sul sopracciglio destro; altra parte della fronte in prossimità della tempia destra, ove è visibile il segno di un terzo perno, sempre ricoperto in stucco) è posta su un busto con toga contabulata (risultando fissata mediante perni, visibili alla base del collo. Molto dubbia l'antichità del busto, con piccolo cartiglio alla base, e quindi anche la pertinenza di esso alla testa, tipologicamente possibile, ma tutt'altro che certa. Sicuramente moderno il peduccio di sostegno. La testa ritrae un uomo anziano, con breve capigliatura, almeno a giudicare dalla parte conservata; anche la calvizie è forse accentuata dal restauro. Una corta barba ricopre quasi completamente le gote un poco cascanti e la parte alta del collo. La fronte appare contraddistinta da marcate bozze frontali (si veda la parte destra, che è originale); due corte rughe oblique quasi convergenti si intersecano con un'altra orizzontale all'attaccatura del naso. Gli occhi sporgenti da palpebre assai pesanti, fortemente segnate dalle enormi occhiaie, sono rivolti a destra, verso l'alto; l'iride è incisa, con un segno graffito, recante all'interno un incavo semicircolare per la pupilla. Le labbra sono sottili e serrate, arcuate, con le estremità laterali rivolte verso il basso e collegate alla base del naso da due rughe oblique tra loro asimmetriche. La fisionomia è molto caratterizzata proprio dalla forma degli occhi e dalla pesantezza dei tratti. Il trattamento della capigliatura, a piatta calotta ben poco rilevata rispetto ai piani facciali, benché molto restaurato, pare realizzato nella tecnica "a penna", con ciocche poco differenziate, ottenute a rilievo molto basso con l'ausilio dell'incisione; sfugge l'attaccatura dei capelli sulla fronte, mentre ne è visibile qualche tratto, risparmiato dal restauro, sulle tempie. La barba è resa in rilievo assai tenue - praticamente aderente alla superficie del volto - mediante una serie minuta ed un po' calligrafica di sottili riccioli stilizzati, formanti brevi volute, incisi, ma non totalmente privi di un minimo di volume plastico. Ad incisione sembrano eseguite le sopracciglia, almeno a giudicare dalle piccole porzioni rimaste integre. Per le sue caratteristiche il ritratto è inquadrabile nel corso della prima metà del III secolo d.C.: in questo ambito, a partire dai ritratti più tardi di Caracalla, fino alla ripresa "classicistica" di età gallienica, si assiste, soprattutto in ambiente urbano, ad un accentuarsi di elementi realistici, unitamente ad una diversa concezione formale, che si risolve in una resa meno organica delle fisionomie, in una spiccata schematizzazione di alcuni elementi come la capigliatura e la barba, in un trattamento lineare ad incisione, a solchi, a picchiettature. Se la cronologia deve necessariamente basarsi sulla ritrattistica imperiale (e talora sono incerte anche le identificazioni) sono tuttavia da tenere in egual misura presenti i numerosi ritratti di privati, sull'oggetto per i quali la datazione resta spesso oscillante, in particolare per quelli maschili. Facendo un primo riferimento ai caratteri della ritrattistica imperiale, la testa Mattei può richiamare per la sua realizzazione dai tratti enfiati e pesanti le raffigurazioni di Balbino ove però, generalmente, la barba è ridotta a graffiature. La piatta calotta lavorata "a penna" trova confronti anche in ritratti in cui si riconosce Massimino il Trace, che presentano però una lavorazione sulla barba maggiormente stilizzata. Il residuo di elementi naturalistici nel trattamento della barba meglio si collega ai ritratti di Alessandro Severo, in cui i dettagli sono resi in maniera assai simile. Ciò potrebbe essere testimonianza di un legame ancora stretto con la ritrattistica della tarda età severiana, ovvero di un prolungarsi negli anni immediatamente successivi di tradizioni di officina. Il realismo molto accentuato dei tratti fisionomici del nostro ritratto potrebbe indicare una datazione verso la fine del quarto decennio del III secolo (per i cfr. vd. GUERRINI 1982 con bibliografia)

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