base/ di sostegno
Lotta tra due figure di Pan dinanzi a Dioniso,
Roma,
PERIODIZZAZIONI/ Storia/ Eta' antica/ Eta' romana
Marmo bianco a grana fine. Base esagonale composta da tre lati concavi, uniti tra loro da altrettanti lati stretti e diritti, su ciascuno dei quali è raffigurato un tripode a rilievo molto basso, che occupa l'intera superficie. Il bordo inferiore di ciascuno dei lati presenta una gola rovescia che funge da base alle scene figurate. Due semplici modanature aggettanti delimitano superiormente e inferiormente il pezzo
- OGGETTO base/ di sostegno
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MISURE
Altezza: 34 cm
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Mattei di Giove
- INDIRIZZO Via Michelangelo Caetani, 32, Roma (RM)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Questo tipo di base, a sezione esagonale derivante dal taglio degli angoli di un triangolo a lati concavi, risale almeno al IV secolo a.C. come base di tripode, solitamente di notevoli dimensioni (Riemann in Pauly - Wissowa 1956, s.v. tripodes, coll. 869-870; Beschi 1969, p. 225), e viene spesso impiegata con la stessa funzione in periodo ellenistico; basi di identica forma, non decorate e di piccole dimensioni, rinvenute in case delie, dovevano servire a sostenere candelabri o bracieri bronzei di uso domestico (cfr Amandry - Ducat 1973, p. 62 ss.). In periodo romano troviamo esempi del tipo, con destinazione non sempre chiara: "probably a tripod base" è definita quella ai Musei Capitolini (riferibile ai XVviri sacris faciundis; per Jones 1912, p. 32, n. 22a, tav. 8) che si ricollega strettamente ad un più celebre esemplare del Louvre (Gusman 1914, tav. 179, qui definito "altare delfico"; vedi anche da ultimo Alföldi 1973, p. 54, tav. XXVI); come base di tripode è indicato un esemplare decorato con scene mitiche a Istanbul, di notevoli dimensioni (Brendel 1932, fig. 2); una più piccola base da Todi con scene del ratto del tripode e successiva riconciliazione di Apollo ed Eracle che conserva solo parzialmente i tre lati concavi, ma doveva presentare con ogni probabilità anche i lati stretti di raccordo, è definita senza altra spiegazione "base di candelabro" (cfr Paoletti 1968, p. 44 ss.). Bisogna inoltre ricordare l'esistenza di altari funerari che ripetono questa forma, come quelli menzionati da Altmann 1902, p. 27 ss. Nel nostro caso, non essendo possibile esaminare la superficie superiore del pezzo (ricoperta quasi completamente dalla base dell'aquila marmorea che vi è stata sovrapposta), non possiamo usufruire di elementi definitivi, come tracce o incavi rimasti sul marmo, per stabilire cosa la base abbia potuto sostenere, anche se un'indicazione può essere fornita dalla rappresentazione dei tripodi sui lati stretti; di incerta interpretazione restano anche i tagli prodotti nella modanatura superiore. L'intera rappresentazione non trova confronti iconografici precisi, mentre è frequentemente attestata, sempre alla presenza di Dioniso e Arianna, la lotta tra Pan ed Eros, che appare in numerose classi di monumenti, ma soprattutto in pitture pompeiane (cfr ad esempio la celebre pittura della Casa dei Vettii per cui anche Neutsch 1955, p. 155, fig. 15), mosaici di età imperiale (cfr Becatti 1961, n. 293, tav. LXXX; AA.VV. 1970, p. 42, n. 17, tav. XXVII), e sarcofagi dionisiaci (cfr Matz I, n. 36, tav. 30; Matz II, n. 75, tav. 88 e n. 76, tav. 98). L'ambientazione dell'agone tra Pan ed Eros, così come si presenta in questi monumenti, in particolare ad esempio nel mosaico ostiense (Becatti 1961, n. 293), è strettamente analoga a quella della gara tra le due figure di Pan nella nostra base: Dioniso ed Arianna siedono presso una tavola agonistica (per la storia, la tipologia e il significato di questo genere di tavole, sia di impiego rituale che agonistico, si confronti in particolare: Goudineau 1967); il sileno in funzione di agonothetes tra Eros e Pan ha schema compositivo abbastanza analogo a quello del giudice di gara del lato B della nostra base, anche se è differente l'andamento del mantello. Gli studi sull'iconografia della lotta tra Eros e Pan (cfr soprattutto Bie 1889 e Neutsch 1955; un'ottima sintesi del problema, con analisi di un gran numero di esempi, è in Becatti 1961, p. 155 ss.) hanno permesso di postulare alla base delle varie rappresentazioni un originale pittorico di IV secolo a.C., in cui la gara si sarebbe svolta alla presenza di Afrodite (Pan rappresenta in questo caso l'amore animalesco, contro l'Eros divino raziocinante: cfr la pittura della Casa degli Epigrammi a Pompei in Neutsch 1955, fig. 11); solo successivamente, in periodo ellenistico, alla contesa venne data un'ambientazione dionisiaca, più gioconda e meno ricca di significato, in un contesto analogo a quello delle scene di palestra (per il Matz I, p. 129, questa trasposizione potrebbe essere avvenuta anche in età imperiale romana). Si può pensare che ad un determinato momento alla lotta tra Pan ed Eros venisse sostituita, sempre nel quadro dell'ambiente dionisiaco, quella di due figure di Pan (già in questo senso Wernicke in Roscher III, 1, s.v. Pan, coll. 1464-1465; è inoltre attestata, soprattutto su sarcofagi, la variante della lotta di Pan con un caprone, alla presenza di Dioniso: v. ad esempio Matz II, n. 77, tav. 92). Non è escluso, tuttavia, che anche della contesa tra due figure di Pan esistesse una tradizione più antica, di cui non conosciamo i particolari, come può forse essere testimoniato dalla raffigurazione su di una teca di specchio corinzia, a New York, Metropolitan Museum, n. 765, risalente a circa la metà del IV secolo a.C., in cui due figure di Pan, sia pure in atteggiamento differente dalle nostre, sembrano lottare alla presenza di Eros che vuole dividerle (cfr Zuchner 1942, Y 60, p. 46 s.). Non offre altre indicazioni la schematica raffigurazione della lotta di due Paniskoi su di una gemma di età imperiale (cfr Gramatopol 1974, p. 59, n. 253, tav. XII). Bisogna notare inoltre che la reduplicazione della figura di Pan, in atteggiamenti diversi dalla lotta, è un fenomeno abbastanza antico: oltre alle raffigurazioni di più Pan presenti nella ceramica attica già dal V sec. a.C., per cui talora si può discutere se si tratti di coscienti moltiplicazioni della figura del dio, o invece piuttosto di rappresentazioni di creature più generiche in veste caprina (v. Brommer in Pauly - Wissowa 1956, s.v. Pan, coll. 955-960; Herbig 1949, p. 86, nota 92), particolarmente significative sono le due immagini di Pan stanti ai lati di un kantharos nel mosaico a ciottoli da Olinto (Robinson 1946, p. 357 ss., tavv. 1-2; per una datazione al IV sec. a.C. Brommer in Pauly - Wissowa 1956, col. 979 ss.); ed il fenomeno andrà acquistando sempre maggior frequenza in età romana (si veda ad esempio un breve elenco di rilievi romani con doppio Pan in Brommer in Pauly - Wissowa 1956, col. 990; cfr anche Schrader 1896, p. 275 ss.). La tecnica e lo stile della base (per ciò che si può giudicare nonostante l'estrema consunzione del pezzo) non forniscono elementi determinanti per una datazione precisa: si osservi soprattutto il rilievo molto basso, con linea di contorno delle figure ben marcata e profonda: le immagini di Dioniso ed Arianna sono piuttosto disarmoniche (si veda in particolare la gamba destra di Dioniso e la figura di Arianna che non trovano completamento e mostrano forse l'incapacità di riprodurre fedelmente un modello); migliore è invece la resa dei corpi delle figure di Pan, specie sul lato B. Il tipo di rilievo basso, disegnativo, in cui è assente l'uso del trapano, compare con frequenza in periodo romano, sia in lavori correnti e non troppo accurati (come ad esempio sui lati brevi dei sarcofagi), sia in opere a carattere decorativo; in particolare, ad esempio, si confronti il rendimento delle figure nella base del candelabro da Otricoli ai Musei Vaticani, Galleria dei Candelabri n. 2403, databile nel II sec. d.C. (Lippold III, 2, p. 132, n. 39, tavv. 59 e 61; von Steuben in Helbig, 517; Pietrangeli 1978, p. 147, n. 27), in gran parte analogo a quello riscontrabile nella nostra base. La presa per la gamba che si ritrova nell'iconografia del lato A è caratteristica del pancrazio, gara mista di lotta e pugilato: cfr Patrucco 1972, fig. 154). La figura femminile presente sul lato C, identificata qui nel personaggio di Arianna, viene interpretata invece come Nike in Matz - von Duhn. Provenienza ignota
- TIPOLOGIA SCHEDA Reperti archeologici
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200122314
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
- ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
- DATA DI COMPILAZIONE 1978
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2021
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0