ARMA DEL CUPPA' (giacimento in cavità naturale frequentazione antropica)

Aquila D'arroscia, Età dei metalli

Incassata in una parete a strapiombo sulla stretta Valle Ferraria, a 810 m slm, la cavità si affaccia sulla cascata con cui questo torrente si getta nel corso del Pennavaira; l'ingresso, davanti al quale si trova un vasto cono di deiezione, è rivolto a nord ovest e presenta profilo ad arco: è alto ben 13 m e largo 32, con un dislivello di 6 m tra un'estremità e l'altra. La grotta, larga 25 m e lunga 45 m, è spaziosa ma scarsamente illuminata; la pianta è allungata e termina con due brevi cunicoli. Il pavimento, che si presenta ingombro di massi, è tendenzialmente pianeggiante, ma in leggera salita lungo il lato sud. La volta si mantiene alta su quasi tutta l'estensione dell'antro, eccezion fatta per il cunicolo settentrionale, piuttosto largo, in corrispondenza del quale il soffitto si abbassa bruscamente fino a 1,50 m dal suolo; le pareti sono interessate da colate stalattitiche e su quella settentrionale si aprono tredici piccole nicchie: vicino alla medesima parete, nella parte più bassa dell'antro, si trova una sorta di pilastro stalagmitico alto 1,80 m. Nei periodi di pioggia intensa , il cunicolo posto a sud, più stretto dell'altro, è interessato da una cascatella, in corrispondenza della quale vi sono evidenti tracce di ruscellamento ed alcuni ciottoli inglobati in una stalagmite recente. Nota agli abitanti del posto, come suggerisce il toponimo dialettale, questa grotta compare per la prima volta nel prospetto che Bensa compilò sulle caverne liguri nel 1900. Fu successivamente esplorata da M. Leale Anfossi e, con interessi di carattere zoologico, da Dinale. I primi rinvenimenti furono effettuati nelle nicchie della parete nord: per lo più resti di fauna domestica (Bos, Sus, Ovis vel Capra), ossa umane molto deteriorate e frustuli di ceramica in gran parte concrezionati. M. Leale Anfossi, inoltre, segnalò la presenza del pilastro stalagmitico, rilevando come esso sia circondato, nella parte superiore, da un'incisione apparentemente artificiale; ai piedi di questa formazione fu messo in luce un focolare, composto da 13 pietre piatte accostate. Lo scavo fu dunque esteso alla zona circostante al focolare stesso, dove si rinvennero cenere e frustuli di carbone. Questi dati venero integrati con un saggio eseguito all'esterno della grotta, sul lato sud, dove non fu rinvenuta alcuna stratigrafia. Il deposito non presentava alcuna sequenza stratigrafica, e il cattivo stato di conservazione della ceramica ne rende difficile una sicura attribuzione culturale e cronologica. In generale si può affermare che questa grotta fu frequentata durante l'età dei Metalli: un piccolo frammento decorato a spazzola ed una punta di freccia ogivale sono riconducibili all età del Rame e gran parte dei frammenti presenta impasto attribuibile all età del Bronzo Antico e Medio. Il saggio esterno ha invece restituito frammenti decorati ad unghiate, molto rovinati, afferibili all'età del Ferro

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