Monte Olivastro (insediamento tracce di insediamento)

Isolabona,

Sito ubicato sopra ad uno dei primi contrafforti del crinale che separa la Val Nervia dalla Val Barbaira. La sommità si raggiunge da N mediante una strada militare: in effetti, tutta l’area circostante il sito appare costellata di casematte, cisterne ed altre strutture risalenti all’ultima guerra. L’area, costeggiata da un’importante viabilità antica di collegamento tra il fondovalle ed i pascoli di Gouta, con possibile proseguimento verso la media Val Roia, è in collegamento diretto con il sito di Monte Morgi. Il sito risulta ignoto alle fonti e non sembra essere mai stato oggetto di ricerche nemmeno da parte del Gruppo di Sanremo, a meno che il materiale presente nei depositi con indicata la località “Castellà”, non sia da riferire a quest’area, invece che al toponimo CTR “Castellazzo”, ubicato a quota più bassa (m. s.l.m. 450 circa) e più a N, ma sul versante orientale del medesimo crinale. Il sito è stato identificato nel corso di una ricognizione condotta nell'area dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Liguria nel 2003. La ricognizione ha permesso di rilevare la presenza di alcuni terrazzamenti presumibilmente moderni sulle balze più basse del versante NE, di un ammasso di pietra e terra Provenendo da N, si nota una collinetta dal profilo arrotondato che, chiudendo a S una sorta di anfiteatro naturale di dimensioni abbastanza ampie, preclude lo sguardo verso la Val Nervia; ad un primo esame, tale emergenza, alta non più di un quindicina di metri, risulta costituita in massima parte da scaglie e ciottoli di varia pezzatura, con un esiguo apporto di terra interpretabile dubitativamente come il crollo di una struttura, che poggia su un podio allungato O-E a sua volta affacciato su un terrazzamento relativamente piano (20 x 7,50 m). In quest'area sono stati rinvenuti alcuni frammenti di ceramica di età romana, in particolare uno di comune tirrenica con orlo a mandorla, databile al II-I sec. a.C. La ricognizione ha permesso, inoltre, di segnalare la presenza di una struttura in pietre a secco, costituita da due avancorpi che si appoggiano alla parete semiverticale e ha portato al rinvenimento di un’anfora Dressel 1A ad impasto augitico conservata in lunghezza per circa 60 cm e rotta forse intenzionalmente in senso longitudinale (a scopo di reimpiego?). Le caratteristiche generali dell’area, in particolare la morfologia, consentono di ipotizzare la presenza di un sito d’altura arroccato, forse dotato di torre di avvistamento, riferibile almeno alla romanizzazione

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