Monte Abellio (insediamento tracce di insediamento)

Dolceacqua,

Sito d'altura collocato lungo la dorsale che divide la Val Roja dalla Val Nervia, con andamento N-S, in posizione piuttosto arretrata rispetto al mare. La cima sulla quale esso è ubicato si caratterizza per una conformazione piuttosto dirupata, con versanti particolarmente ripidi, che ne fanno una roccaforte naturale praticamente inespugnabile, permettendo un controllo diretto sia sulle due valli prima citate, sia sulla via di collegamento tra queste,che sull'importante valico dell'Olivetta, altro percorso storico che mette in comunicazione la Val Roja con la regione di Breil. Il sito viene considerato un "castellaro" già da Girolamo Rossi, nella seconda metà dell'800, che ipotizzando che le rovine ancora visibili sulla sommità del monte fossero attribuibili a un tempio di Apollo, che una legggenda collocava nell'area. Tale leggenda viene costantemente riportata da tutti gli studiosi occupatisi del sito nel corso del XIX secolo. Alcune ricognizioni archeologiche nell'area, condotte dal Gruppo Ricerche dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri tra il 1962 ed il 1963, portarono alla luce i "resti delle mura di cinta,[…]interamente nascoste dai roveti e in massima parte crollate", e di "alcuni frustoli di ceramica ad impasto di età preromana". U Una nuova ricognizione venne condotta nel giugno 2003 dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Liguria e dalla Scuola di Specializzazione dell'Università di Genova. Il sito è raggiungibile tramite una mulattiera con rampe in blocchi squadrati (in muratura a secco), completamente invasa dalla vegetazione e risalente con tutta probabilità all'ultima guerra, che si inerpica lungo il versante orientale del monte, dipartendosi dalla S.P. 69, all'altezza del Km.20; essa termina in un modesto slargo, in corrispondenza dei ruderi di una caserma. A S di questa si nota una scalinata, in parte scavata nella roccia, che dà accesso alla cresta vera e propria. La sommità del sito è praticamente priva di aree pianeggianti, ma presenta alcuni tratti terrazzati artificialmente. Durante la ricognizione sono state osservate alcune strutture con paramenti di blocchi squadrati, legati da malta, praticamente rasate al suolo, ma da collegare con tutta probabilità all'unico edificio interpretabile con sicurezza, ossia un castello di età medievale del quale si conserva buona parte della cortina difensiva, in blocchi di medie dimensioni legati da abbondante malta. La cinta delimita un'area di circa m.15x20, articolata su due livelli, il terreno del più basso dei quali appariva sconvolto (scavi clandestini?). Altre strutture in pietra a secco, ubicate lungo lo stesso crinale ma a quote inferiori, sono di difficile interpretazione: sono accomunate dal modulo molto limitato (da 1 a 2 m. di lato) e dal fatto di sfruttare in parte gli affioramenti di roccia viva. Mannoni riporta l'esistenza di una fase edilizia precedente a quella del castello (già distrutto probabilmente intorno al XIII sec.) e ad esso sottostante, con un grosso muraglione in pietra a secco ubicato sul versante Ovest. La raccolta di superficie ha restituito scarsissimi frustoli di ceramica comune, forse medievale

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