TORRE ALPICELLA (insediamento tracce di insediamento)

Dolceacqua, età romana

Sito d'altura ubicato sulla sommità di un rilievo dalla caratteristica forma di cono, particolarmente accentuata e visibile da molto lontano. La cima eponima è collocata lungo la dorsale con andamento N-S che divide le valli Nervia e Vallecrosia (anticamente valle Vervone), in posizione piuttosto arretrata rispetto alla costa, ma strategicamente dominante rispetto all'intero crinale. L'area sommitale è caratterizzata da totale assenza di piante d'alto fusto, con copertura arbustiva abbastanza fitta, intervallata da rari tratti ghiaiosi; per il resto il sito appare uniformemente ricoperto da un folto ed impenetrabile manto erboso, ad esclusione di un'area sulle pendici del versante nord-orientale, terrazzata e piantata ad olivi, parte di una più vasta proprietà privata con annesso edificio abitativo moderno, al quale si accede mediante uno sterrato proveniente da nord, in collegamento con la strada Provinciale Perinaldo-Dolceacqua. La sommità risulta ad oggi quasi totalmente occupata dai ruderi di una torre a pianta circolare, con paramento costituito da conci piuttosto regolari legati da malta, con tracce di risega alla base, conservato in elevato per poco più di 2 metri circa. Oltre alla torre le uniche strutture degne di menzione si trovano ubicate sulla prima balza del versante meridionale; si tratta di alcune porzioni murarie apparentemente realizzate a secco, che sembrerebbero definire una struttura approssimativamente rettangolare. Il sito è noto a seguito di ricognizioni condotte nei decenni passati dal Gruppo Ricerche della sezione sanremese dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri, che hanno portato al ritrovamento, sulle prime balze del versante nord-est, di materiale ceramico risalente alla fase finale della Seconda Età del Ferro-prima romanizzazione (tra cui ceramica grezza, ceramica a vernice nera forse preromana, ceramica a vernice nera A e tarda, anfore greco-italiche, anfore Dressel 1 e mortai di produzione tirrenica, anfore di tradizione neopunica. Recenti ricognizioni (2002-2003) confermano l'esistenza di un'area di dispersione dei reperti sul versante nord-orientale che il range cronologico nel suo limite inferiore (I a.C.)

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