Grotta del Pertuso (giacimento in cavità naturale deposizione funeraria)

Triora, età del Bronzo antico

La scoperta della grotta del Pertuso, nota anche come Grotta di Goina, situata nell'alta valle del Capriolo a 1300 metri di altitudine, è avvenuta nel 1962 ad opera di Augusto Zucchetto, che liberando l’imboccatura di un cunicolo ostruito da un accumulo di pietrame, penetrò in una delle due camere disseminata di ossa umane fuori connessione anatomica. Negli anni successivi vennero effettuati diversi sopralluoghi finalizzati al recupero del materiale archeologico e nel 1984/1985 la grotta fu oggetto di due campagne di scavo. Il Pertuso è una cavità costituita da due camere principali e vari cunicoli, in genere molto stretti e colmati in più punti da elementi clastici calcarei e depositi argillosi. Attraverso una bassa imboccatura di forma triangolare orientata a Sud e alta circa un metro si accede alla prima camera di forma ovoidale, che si può percorrere solo a carponi (utilizzata a lungo come rifugio estivo per piccole greggi). Dal fondo di questa camera partono due angusti cunicoli: il primo scende per qualche metro sul alto Ovest, fino a chiudersi a causa di un accumulo di grossi elementi clastici misti ad uno strato argilloso (è probabile che un tempo fosse collegato con l’esterno tramite passaggi attualmente ostruiti); il secondo, orientato a Nord, si apre nella parete di fondo della camera, segue un percorso in discesa e raggiunge, con un salto nella parte finale, una seconda camera più interna. Questa è situata ad una quota di circa 11 m più in basso rispetto alla prima, misura circa 9 x 10 m ed è divisa in due parti da uno spesso setto roccioso. Da qui partono diversi cunicoli, il principale è costituito da una lunga fenditura, il cui suolo è interamente ricoperto da elementi calcarei di crollo; gli altri sono per lo più gallerie basse e molto strette. La ceramica rinvenuta è costituita dai frammenti di almeno quattro o cinque vasi; uno ricomposto quasi interamente, è un tipico biconico a fondo piano, con carena molto accentuata e orlo espanso. Tra gli oggetti ornamentali sono state rinvenute una serie di perline cilindriche o discoidali in aragonite e altri materiali affini. Di particolare interesse è il ritrovamento di un’unica perla trilobata di ceramica invetriata, o pasta vitrea, a tre segmenti, con rivestimento vetroso di colore azzurro turchese (faience) e di una lesina in bronzo a forma di losanga. All’interno di una delle due camere, sono state rinvenute una serie di sepolture con carattere di semplice deposizione, forse nell’ambito di una rozza sistemazione di blocchi e lastre calcaree, delle quali restano labili tracce. Allo stato attuale il passaggio attraverso il quale si raggiunge la camera, non sembra poter essere stato praticabile allo scopo di trasportare i defunti, è quindi più probabile ipotizzare un utilizzo come ossario. L’ubicazione della grotta in una zona di alta quota, con pendii scoscesi e neve durante tutto il periodo invernale, sembra escludere la presenza di un insediamento permanente nelle immediate vicinanze, più verosimilmente la zona era frequentata nei mesi estivi da gruppi che vi conducevano le greggi al pascolo

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