ARMA DELLA GRA' DI MARMO (giacimento in cavità naturale deposizione funeraria)

Triora, Eta' del rame

Il sito si trova al di sotto dell abitato di Realdo, sul versante destro dell Alta Valle Argentina; accessibile solo tramite una stretta cengia rocciosa, si apre in un alta falesia calcarea strapiombante sulla valle sottostante. L'ingresso di questa cavernetta è rivolto a sud e misura circa 3 m di larghezza; davanti ad esso si apre una piccola piattaforma. La superficie interna non supera i 9 mq, e l'ambiente è suddiviso sul fondo in due nicchie di forma semicircolare, aventi soffitto a camino, accentuatamente rastremato verso l alto. La camera è estremamente luminosa durante tutta la giornata. Da una delle nicchie ha origine un cunicolo la cui esplorazione non è stata portata a termine. Il sito fu scoperto nel 1963 dal dott. Ricci e dal geom. Lanteri Motin: asportato lo strato superficiale di foglie e humus, spesso circa 30 cm, essi rinvennero un livello di terra più chiara, contenente frammenti di ossa non determinabili e due denti umani. Nell'agosto dello stesso anno si procedette dunque a realizzare un saggio di scavo, effettuato a ridosso dell'ingresso, presso la parete sud occidentale; il sondaggio interessò pochi centimetri quadrati di superficie. La Soprintendenza alle Antichità della Liguria, nella persona del prof. Lamboglia, e l'Istituto Internazionale di Studi Liguri stanziarono un'esigua somma per la continuazione dei lavori. Nel corso di questa prima campagna di scavo furono rinvenute numerose ossa umane frammiste a vaghi di collana in marmo e steatite: questi resti erano in parte sparsi in prossimità dell ingresso, e in parte ammucchiati in una fossa protetta da lastre, situata nella nicchia contrassegnata come A; particolare attenzione destarono le perle ad ailettes, fino ad allora note solo in Francia e nella Tana del Bertrand, presso Badalucco. Nel 1964 lo scavo, benché promosso ancora una volta dall Istituto di Studi Liguri, fu finanziato dall'Ente per il Turismo e dall Amministrazione Provinciale di Imperia e dall'Azienda Autonoma per il Soggiorno di Sanremo. Il saggio di scavo venne esteso alla nicchia B che restituì scarso materiale archeologico (pochi resti ceramici, un frammento di ascia levigata, vaghi di collana, un oggettino in rame forato), marivelò la presenza di alcune lastre disposte come a creare una sommaria pavimentazione. Durante la terza campagna di scavo fu ripreso lo scavo nella nicchia A: vennero asportate tutte le ossa umane, constatando che la fossa sembrava sprofondare per altri 60 cm; rimuovendo alcune pietre alla base della parete nord, nella stessa nicchia, fu riscontrata la presenza di un cunicolo, esplorato solo superficialmente per mancanza di tempo. Diverse ossa umane presentano tracce di parziale combustione, che si devono attribuire, più che dall’ esistenza di un rito ad incinerazione, a fuochi accesi occasionalmente, o per pratiche rituali, nel corso delle nuove inumazioni. Nonostante l'incontestabile interesse del sito, le indagini all Arma della Grà di Marmo non hanno avuto seguito. La cavernetta sembra essere stata utilizzata solo durante l'Eneolitico; una sequenza stratigrafica è stata rilevata solo nella nicchia B. Qui, su uno strato di argilla sterile si conserva uno strato di terra argillosa giallastra (strato III), di consistenza compatta, potente 35 cm circa ed assai povero di reperti (solo un dente di cervo). Lo strato II si presenta più scuro, ed è separato dal III da una superficie di pietre disposte forse intenzionalmente, le quali coprono resti umani ed elementi ornamentali;al di sopra di queste pietre, che circondano un masso di dimensioni maggiori sprofondato nel livello sottostante, si trovano alcune lastre scistose, simili all'ardesia, la cui collocazione ha indotto ad ipotizzare la presenza di un lastricato: esse si trovano a 15-20 cm di profondità. Ossa umane e vaghi di collana sono presenti in tutto il II strato, benché in misura minore. Un secondo lastricato sembra potersi individuare all'interfaccia superiore di questo livello, in relazione ad alcune lastre e a numerosi frammenti analoghi a quelli già descritti: la loro disposizione induce a ritenere che ricoprissero tutta la superficie della nicchia. Molto scura e grassa era invece la matrice dello strato I, spesso dai 20 cm ai 30 cm, di formazione recente: i frammenti di ossa ed i denti ivi rinvenuti sono da imputare all'azione di piccoli roditori, le cui tane hanno intaccato gli strati sottostanti . La situazione dell'ambiente antistante alle nicchie risulta molto meno articolata: sotto lo strato di humus e fogliame, a 30-40 cm di profondità, furono rinvenuti alcuni resti ossei molto frammentari e numerosi vaghi in calcare e steatite, poggianti su un livello di argilla giallastra identificabile con lo strato III. Il deposito della nicchia A, invece, risulta totalmente interessato dalla fossa: delimitata e coperta da lastre, essa presenta un riempimento costituito da pietrame di medie e piccole dimensioni e ossa umane accatastate disordinatamente (salvo per un bacino e un femore ancora in connessione); frammisti a queste ultime e accanto alle lastre sono stati raccolti numerosi elementi di ornamento in pietra; all'esterno della fossa erano una perla ed un ago ricurvo in rame . A circa 60 cm di profondità i resti umani si diradano fino a scomparire: lo scavo si è approfondito ancora di 10 cm, ma la fossa sembra continuare per almeno altri 60 cm . Alcune ossa umane sono state sottoposte a datazione radiometrica, ottenendo le datazioni GIF 7959: 4010±60 BP e GrN 14.932: 4135±40 BP. I reperti recuperati all'Arma della Grà di Marmo sono conservati ed esposti al Museo Civico di Sanremo; come già accennato essi sono rappresentati soprattutto da elementi di ornamento che, in accordo con le datazioni effettuate sulle ossa umane, si collocano nella tradizione eneolitica del Midi francese; cospicua l'industria litica, mentre scarsa risulta la ceramica. L’industria litica scheggiata ha restituito esclusivamente di cuspidi di freccia e “semilune”, in selce e diaspro di provenienza non locale (punta di freccia di forma di losanga, a ritocco piatto, bifacciale e invadente; punte di freccia di forma foliata, a ritocco bifacciale invadente; punte di freccia di forma foliata con peduncolo, a ritocco bifacciale invadente; punta di freccia di forma foliata, a ritocco piatto invadente su di una faccia; “semilune”, ricavate da lamelle di selce, con dorso a ritocco erto). L’industria litica levigata è rappresentata da un unico frammento di tallone di ascia levigata in pietra verde (giadeite). La ceramica è attestata da un unico vaso quasi interamente ricostruito, con corpo ovoidale, fondo piatto, due anse a gomito sulla pancia e due bugne concave contrapposte. Gli oggetti di ornamento sono costituiti da centinaia di vaghi di collane. Si tratta di perle in marmo o calcite del tipo “à ailettes” e del tipo a globul, perle “a goccia” in marmo o calcite, perle a tre e quattro lobi in marmo o calcite, perline discoidali in steatite e in cloritoscisto, perline in calcare bianco, perle biconiche sfaccettate, scalariformi, in steatite, una perla olivare in pietra verde. Lo scavo ha restituito diversi segmenti di conchiglie di Dentalium utilizzate per distanziare tra loro i vaghi di collana in pietra. Meritano particolare attenzione gli oggetti in rame, che costituiscono un ritrovamento molto raro per questo periodo, attestati da un pendaglio ricurvo, mutilo della testa, un piccolo pendaglio di forma triangolare con foro centrale, una perla biconica, ricavata da una lamina di rame avvoltolata e saldata e uno spillone a punta leggermente ricurva a sezione rettangolare alla base e rotonda al centro

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'