Loc. Misteru (insediamento tracce di insediamento)

Apricale,

Sito di mezza costa ubicato lungo la dorsale con andamento Ovest-Est che divide i due bacini del Rio Toca e del Rio Bonda, entrambi affluenti di destra del torrente Nervia; tale dorsale costituisce morfologicamente una delle creste secondarie poste a Ovest dell'ipotetico crinale-confine tra Ingauni ed Intemeli e ha origine poco a Ovest del centro di Bajardo, in corrispondenza della saldatura con un'altra dorsale laterale con identico andamento, sulla quale è ubicato il sito d'altura di Monte Semoigo. Nell'area sono stati rinvenuti, nella prima metà del secolo scorso, alcuni reperti di notevole importanza, attualmente esposti al civico Museo di Apricale (Castello della Lucertola). Si tratta di uno statere in argento di Crotone (in ottime condizioni), datato alla prima metà del V sec. a.C., un denario d'argento di Cesare (50 a.C.), più altre monete di più imprecisata attribuzione (in parte post-classiche). Successivamente, nel corso del Progetto Ponente della Soprintendenza Archeologica della Liguria, sono state realizzate alcune ricognizioni nell'area compresa tra le proprietà Case Deodato e Case Marchesano. L'interrogazione delle fonti orali reperibili sul posto (gli abitanti di Case Deodato) ha permesso di precisare l'ubicazione dei rinvenimenti: secondo tale versione (comunque non primaria, in quanto i signori di cui sopra abitano il luogo da 25 anni), nel corso di sbancamenti per erigere nuovi muri di terrazzamento (fasce), nell'area a Nord-Est di Case Deodato, di proprietà di tale Sig. Tolminio Viale di Apricale (tuttora vivente) vennero alla luce "lastre di grosse dimensioni e vasi antichi" contenenti le monete di cui sopra, che furono in parte conservate (e poi consegnate al comune di Apricale, in occasione della costituzione del Museo suddetto), in parte reinterrate per superstizione; le lastre furono invece spaccate perché non ritenute idonee per la costruzione progettata. La fonte medesima conserva ancora ed ha mostrato, reimpiegati in un muro di terrazzamento ubicato nella sua proprietà, a valle di quella succitata, tre frammenti ipoteticamente riferibili a tali lastre: essi si caratterizzano per l'evidente presenza di incisioni ipoteticamente interpretabili come motivi di tipo geometrico, forse vegetale (foglia?); i frammenti sono i arenaria quarzosa, che a detta della fonte non esiste in zona; essa risulta molto comune, a titolo d'informazione, nell'area del Monte Bignone e crinale relativo; presso il sito di Colle Termini di Perinaldo ne è stata anche identificata una cava, presumibilmente moderna. La ricognizione nella proprietà Viale non ha restituito materiali né evidenziato la presenza di altri frammenti; si segnala soltanto la presenza, sotto alle ceppaie di almeno due fra i più antichi degli ulivi dislocati sulle fasce, di curiose cavità inglobate dalle radici delle piante: esse sembrano delimitate da muretti a falsa volta e a detta della fonte orale non paiono in alcun modo riferibili all'ulivicoltura. La ricognizione nella proprietà sottostante (case Deodato) ha invece restituito aluni frammenti di comune ed anforacei romani e di ceramica ad impasto di incerta datazione (due anse a sezione circolare, fr. di orlo carenato più piede di ipotetico mortaio), più un frammento di bronzo, dubitativamente interpretabile come parte di una staffa di fibula. A titolo di pura segnalazione per una linea di ricerca, si segnala un confronto piuttosto stringente tra i petroglifi succitate ed analoghe decorazioni su alcune steli rinvenute fortuitamente negli anni '40 del secolo scorso in Valtellina, nella località di Caven (comune di Teglio-SO) e pubblicate dalla Reggiani Trajna nel 1941; tali manufatti sono stati datati tra 1800 e 1600 a.C., ma secondo alcuni il repertorio figurativo sembrerebbe ancora assimilabile alla cultura eneolitica. Da verificare inoltre, con opportune indagini documentarie ed interrogando altre fonti orali, la sospetta provenienza dal medesimo sito di un altro importante manufatto esposto al Museo di Apricale ed indicato come rinvenuto presso la vicina località di Case Toca, ossia un'anfora Dressel 6 intera con bollo, segnalata alla Soprintendenza nel 2000 dall'allora Ispettore Onorario Ricci

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