MONTE BIGNONE (insediamento insediamento fortificato)

Sanremo, V sec. a.C - IV sec. a.C

Sito d'altura ubicato sulla sommità della cima nord-occidentale, la più elevata, del complesso montuoso di Monte Bignone, delimitato, sul versante NE, non naturalmente difeso, da almeno due terrapieni o aggeres concentrici, in parte costituiti da murature a secco ancora visibili in un breve tratto in prossimità dell'odierno accesso. L'area emerge da un bosco di faggi e roverelle, aceri montani sul lato orientale, mentre più rada è la vegetazione su quello occidentale, con presenza di prati adibiti a pascolo. Fu scoperto casualmente negli anni Cinquanta del secolo XX, in occasione della costruzione delle infrastrutture moderne succitate. Gli scavi, successivi alla segnalazione (1951-1955), hanno messo in luce due costruzioni a pianta pressoché quadrata (circa m. 6 di lato), affiancate, realizzate in muratura a secco, e separate da uno spazio irregolare. L'indagine ha interessato quest'ultimo e l'interno dell'edificio occidentale ('A') che presenta murature (spessore medio m. 1,40) a doppio paramento di blocchi sbozzati o semi-sbozzati con riempimento interno in pietrame minuto e terriccio, con angoli (spessore m. 2) caratterizzati da spigolo vivo all'esterno ed arrotondato all'interno, forse per conferire maggiore solidità ad un edificio che doveva avere una certa estensione in elevato, registrata mediante lo scavo, senza dubbio superiore ai 3 metri evidenziati. Il consistente spessore dei paramenti, unito all'assenza di aperture, corrobora l'ipotesi di una struttura difensiva, anche se recenti interpretazioni parlano di 'capanne' (MARTINO 1996). Il deposito stratigrafico in corrispondenza dello spazio tra i due edifici ha restituito abbondante materiale ceramico databile tra V/IV sec. a.C. (anfore e ceramica à pate-claire massaliote, ceramica grezza preromana, anfore e ceramica comune di importazione tirrenica) e prima età imperiale romana (ceramica a pareti sottili); all'interno dell'edificio indagato, al contrario, il deposito non ha restituito materiali, non consentendo di datare con esattezza le tracce del focolare trovato all'interno nonché la struttura stessa. L'edificio ad est ('B') non è stato scavato. Recenti ricognizioni (2002) condotte sul sito hanno restituito materiali che rientrano appieno nei dati forniti dallo scavo: frammenti di anfore tirreniche ad impasto augitico sono stati infatti rinvenuti in un accumulo di terra smosso, immediatamente a S-O della moderna rampa d'accesso alla parte sommitale del sito. Si registra anche la presenza di una cavità naturale, conosciuta come "Grotta dei Cinquanta" (e che le fonti orali indicano come rifugio di partigiani nella seconda guerra mondiale), che si apre nella precipite parete a S-O della cima, con una piccola area antistante formata da una balza rocciosa naturale; dall'accesso, la documentazione fotografica mostra una camera abbastanza ampia (non ispezionata). Attualmente il sito, pur essendo adeguatamente indicato (pannello illustrativo) e di agevole accesso, e quindi oggetto di indubbio interesse, è esposto a potenziale degrado strutturale (vistoso spanciamento delle murature messe in luce, specie del muro orientale) ed ambientale (presenza di animali da pascolo sul sito)

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