Località Lastra, CAV, III, F. 64, 204.8 (sito pluristratificato)

Montegrotto Terme, post 50 a.C - ante 100 d.C

DESO – Descrizione Tre tavole ottocentesche danno conto di importanti rinvenimenti a sud-ovest del colle di San Pietro Montagnon: in una località chiamata “Lastra” proprio per il continuo affiorare di resti marmorei, si individuarono in due riprese prima, nel 1827, i resti delle fondazioni murarie ed i piani pavimentali di tre ambienti, poi, nel 1863, due vasche collegate ad un comune sistema di canalizzazioni per il deflusso delle acque. Ad oggi nessuno di questi monumenti è visibile, ma documenti catastali permettono di collocarli nell'area attualmente occupata dagli Hotel Vulcaia e Bagno Romano. Dalla medesima particella catastale in cui sono state trovate le vasche proviene un nucleo di materiali donati dal proprietario ai Musei Civici di Padova del tutto sovrapponibili con quelli rinvenuti nell'area del vicino santuario tra il Monte Castello e il Colle di San Pietro Montagnon (vedi sito 691107), elemento che ha fatto ipotizzare che anche in località Lastra si svolgessero tra VII e VI sec a.C. riti cultuali legati alle acque curative. Dei tre ambienti rinvenuti in località Lastra, due sono attigui mentre per il terzo non è possibile specificare alcuna relazione planimetrica. I due ambienti attigui hanno diverso orientamento e probabilmente non erano in fase tra loro: uno dei due presentava un pavimento in tessellato bianco con fasce nere di bordatura e al centro un esagono realizzato in lastrine marmoree, mentre del secondo sembrerebbero essersi conservate solo le fondazioni murarie. Il terzo vano dell'area recava un pavimento in cementizio a fondo bianco con lastrine marmoree a disegnare un nido d'ape di esagoni campiti da crocette nere. L'analisi stilistica dei due pavimenti farebbe ipotizzare una loro costruzione tra la seconda metà del I sec a.C. ed il I sec d.C.. In una particella catastale limitrofa (senza che purtroppo ci siano elementi che permettano di raccordarle planimetricamente con i tre ambienti) sono state individuate pochi decenni dopo due vasche realizzate con la medesima tecnica caratterizzata da fondazioni murarie in massi lapidei alternati a due corsi di laterizi e alzati in laterizio. Tra i materiali rinvenuti durante lo scavo, si segnala una fistula plumbea con il bollo di C. Lollius Gratius, che permette di datare le strutture al I sec d.C.. Entrambe le vasche erano di forma rettangolare, con una scaletta che permetteva l'accesso in acqua su uno dei lati corti; la maggiore delle due era absidata sul lato corto opposto a quello della scaletta e presentava tre nicchie decorative opposte su ognuno dei lati lunghi. Da entrambe le vasche uscivano delle tubature di piombo interrate, che andavano a confluire in un unico collettore per il deflusso delle acque, mentre solo quella maggiore era collegata, tramite una seconda tubatura, ad una sorgente termale. Le vasche facevano probabilmente parte di un complesso termale pubblico, del quale i tre ambienti individuati potevano far parte: Simili stabilimenti termali erano infatti costituiti anche da un insieme di edifici legati alla cura del corpo, alla ricreazione, all'alloggio ed al ristoro e, data la vicinanza reciproca e la sostanziale contemporaneità, pare logico interpretare gli ambienti come inseriti nello stesso complesso architettonico, anche se non si può comunque escludere l'ipotesi di ambienti pertinenti a ville d'otium sul modello di quella rinvenuta nell'ex proprietà Piacentini

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