RESTI DI UNA NECROPOLI A TUMULI DELL'ETA' DEL FERRO (necropoli, area ad uso funerario)

Briona,

Le colline di Briona si collocano all'estremità meridionale di rilievi di origine fluvio-glaciale, che elevandosi su una pianura tendente all'impaludamento, forniscono ottime sedi di insediamento e terreni agricoli caratterizzati da un loess quasi privo di ciottoli, ben adatto all'agricoltura primitiva a zappa. I numerosi torrenti che scorrono per lo più in senso N-S assicurano il rifornimento idrico e, erodendo la base ghiaiosa delle colline, mettono a nudo concentrazioni di ciottoli silicei alla base, che hanno determinato nell'Età del Rame, il sorgere di officine litiche specializzate nella produzione di punte di freccia. La presenza nella pianura attorno a S. Bernardino di terreni in cui l'humus non supera i 40 cm al di sopra delle ghiaie alluvionali, rendeva disponibili zone ben drenate non adatte all'uso agricolo, ma ideali come area necropolare. L'esistenza poi di risorse metallifere nelle vicinanze spiegherebbe la frequentazione diffusa e continua della zona dalla Preistoria al Medioevo, come evidenziano le ricerche archeologiche. Le ricerche a S. Bernardino hanno finora messo in luce un'estesa necropoli a incinerazione databile tra VII-VI sec. a.C. e sviluppata per 250 m. in senso E-W e per circa 1 km. in senso N-S. I tumuli si disponevano lungo il tracciato di un asse principale segnato da una strada in terra battuta. Sono stati identificati nel complesso circa sessanta strutture, ma in origine dovevano presumibilmente raggiungere il centinaio e contenere circa 300 tombe. I tumuli presentano pianta circolare, talvolta ellittica (o meglio allungata per successivi apporti di terra), hanno un'altezza media di 40-50 cm ed una massima attuale di m 2,50; si stima che all'epoca fossero molto più alti, dotati sicuramente di supporti alla base; il diametro è compreso fra i 10 e 40 m. Lo scavo dei tumuli ha rivelato che le fosse erano scavate sul piano di calpestio e man mano il terreno circostante veniva asportato per creare un dislivello ed ottenere la terra di copertura. Gli scavi di Barocelli, operati in condizioni di estrema umidità, hanno permesso il recupero di numerosi reperti di tipo organico, quali tavolette lignee, frammenti di cuoio, resti ossei di piccole dimensioni, ammucchiati. I tumuli indagati, soprattutto il n. I e III, hanno restituito sepolture con ricchi corredi, afferenti probabilmente a guerrieri. Gli scavi eseguiti a partire dagli anni '80 si sono concentrati nel settore N-W della necropoli, dove si distinguevano per altezza alcuni tumuli, tra cui il XXXII, intaccato dagli scavi clandestini, ma sostanzialmente intatto. Lo scavo del tumulo, alto 1,10 m e largo 18, ha messo in luce ad 1 m. di profondità una tomba a pozzetto in nuda terra contenente una sepoltura in urna non ricoperta, con a fianco un corredo composto da una ciotola rovesciata e due fibule immerse in terra di rogo. Questo set costituisce il corredo standard della necropoli. Al di sopra della tomba, un ciottolo piramidale doveva costituirne il segnacolo. Da notare che lo scavo non ha evidenziato nessuna fossa di alloggiamento dell'urna, per cui si configura una tomba non scavata, ma ricoperta dal tumulo. Alla base è stata invece rinvenuta una fossa elissoidale (cm 80x60), piena di terreno carbonioso, priva di elementi ossei o reperti. Questa situazione (alto tumulo contenente una sola tomba con corredo standard ed una fossa, forse sepoltura anch'essa, ma priva di corredo) è in linea con i dati registrati da Barocelli. Si rileva inoltre che in questa necropoli, a differenza di altre necropoli golasecchiane, la scodella presente nei corredi, non è stata quasi mai usata come coperchio dell'urna. I tumuli XXXIII e XXXIV (profanato), adiacenti al precedente, ma nettamente meno rilevati, hanno restituito sepolture in pozzetto e fosse rettangolari scavate nella ghiaia (m 2,00x0,70 e m 2,00x0,80), collocate a profondità variabile (rispettivamente fino ad un massimo di cm 60 e cm 20). Nel tumulo XXXII. un ricettacolo creato da grossi ciottoli posti a rinforzo delle pareti ha permesso la conservazione del corredo e dell'urna rinvenuti, che era però priva di resti ossei. Quest'ultimo dato e le dimensioni della fossa non permettono di escludere quindi la presenza di sepolture a inumazione, seppur il riempimento molto carbonioso faccia pensare a terra di rogo. Nella campagna del 1984, al margine occidentale del tumulo XXXIV è stata rinvenuta una strada in terra battuta, con andamento N-S, larga circa m 1,80 e costituita da terreno misto argilloso-sabbioso compattato artificialmente; il deposito spesso circa 20 cm reca tracce di rifacimento della sede stradale su cui sono leggibili segni di ripetuti passaggi di ruote di carri con scartamento di circa 1,30 m. Questa strada era destinata verosimilmente a cerimonie funerarie. Nel 1987 è stato aperto un nuovo tumulo del settore N-W (XXXVI); si presentava come uno dei più alti della necropoli e soprattutto fino ad allora si era conservato integro. Al suo interno si celava una struttura a cupola in ciottoli, franata ad imbuto a seguito del collasso dei probabili sostegni lignei. Al di sotto vi era una profonda fossa che ospitava la sepoltura principale del tumulo; il corredo comprendeva diverse fibule maschili in bronzo, una grossa armilla a capi sovrapposti in ferro ed un coltellaccio in ferro con fodero in cuoio. Si tratterebbe dunque della tomba di un guerriero da mettere in relazione con quelle rinvenute in precedenza nei tumuli I e III

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