MUNICIPIO ROMANO DI INDUSTRIA (area urbana, insediamento)
Gli scavi hanno permesso di delineare le caratteristiche generali dell'abitato, anche se solo una minima parte della città originaria è stata esposta. L'impianto, che ricalcava la preesistente centuriazione del 124 a.C quando ancora risiedeva la comunità indigena di Bodincomagus (Mercato sul fiume Po), si data al I sec. a.C., quando il centro ottenne lo status di municipium e la comunità locale, che aveva già ottenuto la cittadinanza latina con la Lex Pompeia dell'89 a.C., probabilmente ottenne quella romana nel 49 a.C. La maggior parte degli edifici indagati si distribuisce nel corso del I d.C., con un incremento dell'attività edilizia fino alla metà del II sec., quando viene eretto il Serapeion. La città era organizzata per isolati regolari allungati in senso E-W, di circa 70 x 40 m, separati da larghe strade acciottolate. L'area occupata dal santuario era la medesima, ma con estensione N-S di 70 m. Le ricerche condotte al di fuori dell'area sacra hanno messo in luce solo edifici privati o istallazioni artigianali, nessuna struttura a destinazione pubblica. Il lieve declivio del terreno dalle colline al Po è stato sfruttato per il deflusso degli scarichi fognari attraverso condotti presenti sotto le strade. La viabilità accertata consiste in quattro cardini, numerati da W a E: il cardo I tra santuario ed il Rio Monteu da Po; il cardo II tra area sacra e un isolato affacciate sulla via porticata (insula I); quest'ultima continuava verso nord e verso sud, affiancando altri isolati parzialmente indagati (rispettivamente insula IV e II); il cardo III, sotto la SP attuale, delimita ad est l'insula I; il cardo IV, individuato da saggi effettuati nella zona militare, delimita a est l'insula IX. È stato possibile documentare un solo decumano, a sud del santuario e dell'insula I; questo conservava un deposito molto costipato, ricco di frammenti ceramici, bronzei (come ad esempio parte di una testa/ritratto e finiture pertinenti ad una statua equestre) e monete la cui datazione copre un arco cronologico compreso tra I a.C. e IV-V d.C.; è probabile che la strada continuò ad essere usata anche dopo l'abbandono della città. La numerazione delle insule procede secondo l'ordine di scoperta. L'isolato meglio indagato è il n. I, immediatamente ad est del Serapeion; presenta una serie di ambienti di piccole dimensioni (tabernae) affacciati sul porticato, un cortile centrale allungato in senso E-W, ambienti residenziali ai lati del cortile, vani allungati con funzione forse di magazzini affacciati sulla strada a nord. La sistemazione della tabernae risale ad una seconda fase di utilizzo del complesso. In precedenza esisteva un vano allungato in senso N-S con prospetto colonnato verso est, databile al I sec. a.C.; il rinvenimento di una statuetta in terracotta di destinazione votiva sotto un piano pavimentale, fa propendere per una funzione cultuale almeno di parte di queste strutture più antiche. Verso la metà del I d.C., il complesso acquisì la fisionomia definitiva. La stratigrafia ben conservata permette di delineare una serie di fasi edilizie: I fase di età augustea, con isolato edificato solo in parte; II fase più consistente di I d.C., a cui si deve la sistemazione delle tabernae prospicienti la strada ed il porticato; scarsi depositi d'uso di II e III sec d.C.; consistenti depositi di età tardo-antica localizzati soprattutto nel cortile centrale. Questo era stato costruito attorno ad un pozzo pre esistente i cui materiali (ceramica e monete) hanno permesso la datazione del riempimento del cortile al IV sec d.C. Gli ambienti erano rigorosamente allineati e si basavano sulla ripetizione di un modulo regolare. L'edificio meglio conservato è la cosiddetta “torre quadrangolare”. L'andamento si presentava anomalo, poiché non proseguiva in una fortificazione, ma terminava con una scalinata; il punto in cui si trovava poi non poteva corrispondere in alcun modo al limite dell'area urbana, anche perché le indagini a nord, oltre la SS, avevano rilevato la presenza di un insula con fronte affacciato su strada porticata (il cd “tempio esastilo”). La particolare cura del costruito, l'analisi della planimetria e la posizione dominante rispetto alla città, inducevano a pensare che si trattasse di un altro luogo di culto, il primo tempio di Iside. Intorno si aprivano strutture identificabili come annessi caratteristici del tempio isiaco (bagni, tempietti, ambienti di sosta, etc.), in pessimo stato di conservazione, costruiti prima del santuario ad emiciclo (in età Flavia) e demoliti insieme a due tempietti, quando quest'ultimo venne eretto. All'età Adrianea risale la ristrutturazione a Serapeion della zona occupata in precedenza da altri edifici e da un'area sacra scoperta, documentata da depositi votivi di lucerne del I-II sec. d.C. Gli scavi della Soprintendenza ai lati del santuario hanno accertato che questo si inseriva nel tracciato urbano in modo coerente; tracce dell'asse stradale rinvenute sotto il recinto del santuario a sud, documentano che la sistemazione dell'area comportò la riduzione del decumano di circa 1m. Inoltre la riorganizzazione degli spazi comportò anche modifiche all'organizzazione del culto. Il tempio di Iside venne isolato al centro di un grande temenos mentre a sud venne eretto un grande recinto rettangolare di 58x46m, non in armonia con le proporzioni dell'Iseion poiché doveva adattarsi ad uno spazio preesistente. Sul lato est un passaggio porticato di 12x8 m doveva collegare l'area sacra al foro. Da questo si accedeva ad un lungo corridoio in fondo al quale era un pozzo collegato ad una fontana e ad un sistema di vasche preesistenti (complesso termale); seguivano una serie di ambienti identificabili come alloggi per il personale e per il culto. Un altro passaggio la cui costruzione comportò la demolizione, sul lato ovest, di un'ampia sala a peristilio (ekklesiasterion), si apriva da nord; un secondo pozzo fu inglobato nei nuovi muri perimetrali. Parallelo al vestibolo è un ambiente allungato (“proscenio”); sul lato sud vi sono tracce di basi di colonne, per cui è possibile che si trattasse di uno spazio porticato aperto sul cortile centrale, come accade anche per l'ambulacro semicircolare. È probabile che anche questo vano fosse in comunicazione con l'esterno attraverso un accesso a est, sul cardo II. Tutti questi passaggi e vestiboli dovevano essere funzionali a percorsi differenziati dei fedeli e al deflusso nelle zone di maggior concentrazione, nonché a contenere simulacri ed immagini sacre. L'ambulacro a emiciclo è sormontato al centro da un'esedra con cella poligonale, fiancheggiata da due tempietti. Gli spazi di risulta tra questi ed il recinto esterno erano riservati alla raccolta di offerte come testimonia il ritrovamento di centinaia di lucerne e piatti contenenti resti di cibo e frutta
- OGGETTO area urbana
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CLASSIFICAZIONE
insediamento
- LOCALIZZAZIONE Monteu Da Po (TO) - Piemonte , ITALIA
- INDIRIZZO Corso Industria, Monteu Da Po (TO)
- TIPOLOGIA SCHEDA Complessi archeologici
- INTERPRETAZIONE Il sito si colloca tra le colline del Monferrato a sud e la piana del Po a nord, alla confluenza con la Dora Baltea, in posizione ottimale per la vicinanza con il distretto alpino, ricco di risorse minerali e con altri centri situati lungo il fiume. Già in età augustea doveva costituire un centro di smistamento di merci e prodotti lavorati, soprattutto in bronzo (statue, oggetti di culto, strumenti). Questa brulicante operosità dovette valere alla cittadina il nome di Industria. La città era sede di un importante centro di culto isiaco che costituisce un unicum in tutta Italia e che conferì presto ricchezza e prestigio alla comunità. Sembra che l'introduzione del culto di Iside a Industria possa collocarsi intorno 41 a.C., due anni dopo la costruzione di un santuario alla triade Serapide/Iside/Arpocrate in Campo Marzio. A differenza di Roma però, dove la collocazione del santuario rimaneva al di fuori del pomerio, ad Industria il tempio si ergeva nell'area pubblica della città. La presenza di un culto orientale in un'area così periferica è da imputare ad una fondazione privata da parte di gruppi fortemente ellenizzati, probabilmente famiglie mercantili cointeressate in attività con la città. È nota in particolare la famiglia degli Avillii le cui vicende imprenditoriali si possono seguire da Delo alla Val d'Aosta, dove svolsero un ruolo attivo nell'estrazione dei metalli. A Industria ricoprirono cariche di grande prestigio, tali da poter agire in deroga al conservatorismo religioso delle politiche augustee. Uno degli esponenti più in vista, C. Avillius Gavinius fu patrono del municipio nel I sec. d.C. ed è verosimile che fosse fautore del primo tempio di Iside. Il culto isiaco doveva essere connaturato con l'organizzazione urbana della città stessa, alla cui base è possibile vi fosse l'osservazione di fenomeni astronomici afferenti alla cosiddetta “sapienza isiaca”. L'osmosi tra eventi astronomici e naturali ed urbanistica si traduce in un orientamento preciso degli edifici (il tempio di Iside seguiva una linea su cui era possibile osservare Sirio e le costellazioni di Orione e Argo Navis) e nella localizzazione simbolica delle fonti idriche su direzioni astronomiche fondamentali che collegavano punti opposti dell'orizzonte locale. I quattro pozzi finora rinvenuti, A (presso l'emiciclo del Serapeion), B (nel cortile dell'insula I), C (ambienti termali nel vestibolo del Serapeion), D (inglobato nel muro perimetrale del passaggio nord del santuario), si datano tutti ad una fase precedente delle strutture a cui sono associati e mantengono la loro funzionalità nonostante le trasformazioni successive. I pozzi A e B si trovano su una linea equinoziale, orientata in senso E-W; le linee che collegano questi ai pozzi C e D sono orientate in base a direzioni lunari e solari: su una di queste linee, nel giorno del solstizio di inverno, era possibile osservare da un lato la levata del sole, dall'altro il tramonto della luna. Questo allineamento si osserva ogni 93 anni e per le coordinate geografiche di Industria, il fenomeno si verificò nel 41 a.C. e poi nel 52 d.C. Dapprima furono localizzati i pozzi A e B, alla distanza di 252 piedi, nei giorni di equinozio. In seguito, all'alba del solstizio d'inverno, dal pozzo B fu tracciata una linea sulla direzione del punto di tramonto della luna e a 252 piedi venne scavato il pozzo C. Dal pozzo B, il giorno del successivo solstizio d'estate, fu tracciata una seconda linea verso il punto di levata della luna, collocando il pozzo D. Infine si tracciò una linea tra pozzo A e D. Su questa linea si poteva osservare il tramonto della costellazione del pesce australe ed il sorgere di Capella. La particolare attenzione ai fenomeni lunari e l'intrinsecità con l'urbanistica di Industria suggeriscono un vero e proprio rituale di fondazione non estraneo alla devozione isiaca
- SPECIFICHE DI REPERIMENTO Altri scavi: 1769, 1836-37, 1875-76, 1878, 1907, 1913-14 (Bistolfi - Baroncelli, in occasione della costruzione della ferrovia Asti-Chivasso), 1957
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CONDIZIONE GIURIDICA
detenzione mista pubblica/privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100023683CA
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1990
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2014
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DOCUMENTAZIONE ALLEGATA
copia del provvedimento di tutela (1)
copia del provvedimento di tutela (2)
copia del provvedimento di tutela (3)
copia del provvedimento di tutela (4)
copia del provvedimento di tutela (5)
copia del provvedimento di tutela (6)
copia del provvedimento di tutela (7)
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DOCUMENTAZIONE GRAFICA
planimetria (1)
planimetria (2)
planimetria (3)
planimetria (4)
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0