Stazione all'aperto di Terramaini (insediamento insediamento sparso)

Cagliari, ca 3200 a.C - ca 2800 a.C

Il sito è noto per l’esistenza di un vasto insediamento preistorico, individuato già alla fine del 1800, relativo a una serie di stazioni all’aperto distribuite, non omogeneamente, in un’ ampia area, compresa tra i centri di Cagliari, Pirri e la piana del canale di Terramaini, attualmente compresa all’interno del tessuto urbano. Le prospezioni di superficie condotte attorno alla metà dello scorso secolo individuarono, nelle poche aree risparmiate dall’espansione edilizia o nelle trincee di fondazione per la costruzione di nuovi edifici, sacche archeologiche relative a fondi di capanne, silos, fosse per detriti scavate nella marna argilloso-arenacea contenenti ceneri, tracce di focolare, resti di pasto con ossa di animali domestici e selvatici, considerevoli quantità di malacofauna marina e numerosi frammenti di ceramiche d’impasto e industria litica in ossidiana e selce. I contesti ceramici, per il prevalere di categorie vascolari semplici e comuni (olle, ciotole, tegami, numerosi tripodi) con scarsi elementi decorativi rivelano un’appartenenza a fasi attardate di cultura Ozieri (prima metà del III millennio a.C.). Tra il 1980-1985 lavori di sbancamento, eseguiti alla periferia dell’abitato di Pirri per la realizzazione di una serie di palazzi, misero in luce diversi fondi di capanna relativi ai lembi periferici dell’insediamento individuato nelle precedenti ricerche. Lo scavo delle capanne consentì di acquisire una visione sufficientemente completa dell’insediamento confermando in gran parte i dati emersi dalle precedenti indagini di superficie. Le capanne, tutte scavate nel banco di marna argillosa per una profondità massima di m 0,70, presentano in generale una pianta rotondeggiante (diametro compreso tra m 2 e 2,50), ad eccezione di un unico esempio reniforme e un altro di forma ellittica e di maggiori dimensioni. I diversi contesti materiali (sia quelli rinvenuti all’interno di ciascuna capanna che nel loro insieme), relativi prevalentemente a reperti fittili vascolari, tranne nel caso della capanna di maggiori dimensioni risultano omogenei. In base agli impasti e alle colorazioni delle superfici si possono distinguere tre classi ceramiche: ceramica a impasto scuro, grossolano e superficie opaca, ceramica con impasto scuro, depurato e superficie lucida, ceramica con impasto chiaro, molto depurato e superficie opaca. I tipi ceramici, rappresentati da tripodi, tegami biansati, tazze carenate e troncoconiche, grandi vasi ad alto collo, ciotole a calotta, sono prevalentemente inornati ma non mancano esempi di decorazione dipinta o impressa a motivi geometrici uniti linee incise. Un numero ridotto di frammenti ceramici rinvenuto nella capanna di maggiori dimensioni, i quali, discostandosi dai materiali prevalenti ripropongono il tipico repertorio di cultura Ozieri, ha fatto ipotizzare che la stessa capanna sia stata abitata in due fasi successive di cultura Ozieri o in un momento di passaggio tra quella stessa cultura e l’inizio del periodo Eneolitico

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