Madonna del Rosario, S. Michele e anime purganti. Madonna del Rosario

dipinto, ca 1800 - ca 1849

Personaggi: Madonna del Rosario; Bambino; San Michele; anime purganti. Figure: angeli reggi corona

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • LOCALIZZAZIONE Calvello (PZ)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE De Bonis poteva scorgere nel coretto del feudatario questa tela; ne sottolineava il soggetto e, in particolare, la presenza trai purganti di vescovi e nobili, scorgendo un pastorale ed una corona; datava, infine, la tela al 1600, ritenendola di un artista ignoto e ritenendo probabile che essa provenisse dalla casa ducale (De Bonis, 1982, p. 43). Anche Lisanti parla di una tela del 1600, sistemata nel coretto del feudatario (Lisanti, 2003, p. 28).Se dell'artista che l'ha eseguita possiamo dir poco, dallo stemma gentilizio potremmo cercare di capire il periodo in cui è stata prodotta. Contrariamente da quanto asserito dagli altri studiosi l'immagine non sembra essere del Seicento, anzi stilisticamente, vista una certa durezza nell'espressione della Vergine e di S. Michele, il modo in cui sono resi i purganti, rimanderebbe ad opere più tarde della fine del sec. XVIII-inizi XIX. D'altra parte, una datazione al sec. XIX è anche avanzata nella relazione di restauro. Innanzitutto volevo notare come l'opera presenti, tra i purganti, due uomini con diverse corone e mi pare siano assenti vescovi e figure femminili. Inoltre, il fatto che originariamente fosse collocata nel coretto del feudatario, nella chiesa di S. Nicola, dovrebbe effettivamente far riflettere, tanto su una committenza non ecclesiastica (si ricordi anche la presenza dello stemma gentilizio), quanto sulla funzione votiva di questa immagine e sul legame tra la chiesa e i signori locali. Come si evince da De Bonis, nel sec. XVI, Calvello era feudo dei Carafa, poi passa ai Cutini e, infine, ai Rufo di Calabria (De Bonis, 1982, p. 36). Sempre De Bonis c'informa che la duchessa Dorotea Laguy Carafa (sposa nel 1763 del principe di Castel Cicala Carlo VI Ruffo; Masini, 1996, p. 41) aveva contratto nel 1786, per sé e per gli eredi l'obbigo di fornirle l'olio per alimetare la lampada del SS. Sacramento nella chiesa di S. Nicola (De Bonis, 1982, pp. 36-37). Anche Masini ribadisce il legame tra i feudatari e la chiesa di S. Nicola, vista la presenza del coretto, chiamato "palco dei principi", con riferimento ai Ruffo, principi di Castelcicala tra i secc. XVIII/XIX (Masini, 1996, p. 48, nota 8). Analizzando l'immagine, come già detto, spiccano le figure dei due nobile, che grazie alle rispettive corone, possono essere identificati, in un principe, quello di destra, un duca, quello di sinistra. Abbiamo un ennesimo rimando alla doppia corona (quella del duca Carafa e del principe Ruffo?). Anche lo stemma nasce dalla fusione, realizzata in seguito ad un matrimonio, tra due famiglie con rispettivi simboli araldici. Questi elementi bene indirizzano verso una datazione dell'opera al massino alla prima metà dell'Ottocento, probabilmente entro i primi decenni. Masini c'informa che dal matrimonio di Dorotea Carafa nacque Fabrizio, ministro e segretario delo stato borbonico, cui successe Paolo (1791-1865), tra gli ultimi esponenti della famiglia a mantenere il doppio titolo nobiliare, che si occupò realmente di Calvello (Masini, 1996, p. 41). Credo che tra questi esponenti della famiglia possa ritrovarsi il probabile committente dell'opera
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1700135456
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
  • DATA DI COMPILAZIONE 2005
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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