San Pietro

formella, 1150 - 1190

Formella in tufo scolpita a rilievo, composta da due conci, raffigurante s an Pietro, a figura intera, che benedice con la mano destra; con la sinist ra stringe al petto un libro e regge quel che resta delle chiavi. Sulla tu nica, che lascia a vista i piedi, un mantello dal drappeggio profondamente inciso. Fronte alta, grandi occhi a mandorla e barba corta, simmetricame nte modellata, caratterizzano l'ovale del volto. Vistose tracce di una tin teggiatura di colore rosa eseguita sulla facciata dell'avancorpo dell'ipog eo

  • OGGETTO formella
  • MATERIA E TECNICA tufo/ scultura
  • LOCALIZZAZIONE Matera (MT)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Elemento di una serie di tre formelle inserite, come reimpiego ornamentale , sulla facciata di un avancorpo costruito in conci di tufo, anteposto ad ambienti ipogei attualmente adibiti a cantina, di probabile provenienza da lla chiesa ipogea di S. Biagio, descritta in buone condizioni al momento d ella visita pastorale compiuta dall'arcivescovo Gianmichele Saraceno negli anni 1544-1545 (A. D. M., Visita Pastorale Mons. Gianmichele Saraceno, ms . 1544-1545, fol. 53v), ancora officiata nel 1582, allorquando Mons. Sigis mondo Saraceno provvide alla divisione delle Parrocchie della città (Museo Archeologico D. Ridola, Matera, Decreto dell'arcivescovo Sigismondo Sarac eno, ms., 1582, in F. P. Volpe, Raccolta di diplomi ed altri monumenti rel ativi a Matera, ms.), ma divenuta eccessivamente umida tanto da motivare, nel 1642, l'edificazione di una chiesa subdivale, con medesima dedicazione , che l'avrebbe occultata, stando al Nelli che ricorda come "anticamente e ra dentro una grotta al di sotto del luogo ove sta edificata la chiesa nuo va" (A.S.M., N. D. Nelli, Descrizione della Città di Matera, ms. 1751) che Volpe dice "rialzata sulle sue antiche fondamenta nel 1642" (F. P. Volpe, Memorie storiche di Matera, Napoli, 1818, p. 265). Il corpo di fabbrica d ella nuova chiesa si innestò in modo ortogonale sul predetto avancorpo già esistente, dunque, e movimentato in facciata da un'archeggiatura cieca ch e pertanto risulta interrotta. Le formelle, sopravvivenze del preesistente luogo di culto, sarebbero state collocate, più o meno forzatamente, nella posizione attuale attorno al 1642. Lo proverebbe l'errata collocazione de lle stesse. Cappelli (1962), che per primo le identificò, pone queste pic cole sculture nella scia dell'arte di Puglia e dell'Italia centro-settentr ionale. L'ignoto lapicida crea figure fortemente stilizzate, nelle quali i l dato naturale si risolve in elemento grafico. La rigida frontalità e sta ticità nella postura dei personaggi non ostacola, tuttavia, l'espressione consapevole della loro volumetria e della sequenza di piani. Pur nella rei terazione di un modello, peraltro già codificato nel tempo in diverse test imonianze figurative - imprescindibile il confronto con le pitture murali delle chiese rupestri materane e non solo -, si evidenziano varianti minim e nella definizione dei caratteri somatici e nella foggia delle vesti. Il gesto di benedizione, impartita secondo la maniera greca, nonché il tratta mento del panneggio con solchi paralleli, netti e profondamente incisi, su ggeriscono una datazione alla seconda metà del XII secolo, anteriormente, dunque, alle decorazioni plastiche delle facciate duecentesche degli edifi ci sacri della città
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1700133285
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
  • DATA DI COMPILAZIONE 2004
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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