reliquiario - bottega Italia meridionale (sec. XV)

reliquiario, post 1400 - ante 1499

Base lobata decorata con racemi su cui corre un'iscrizione in caratteri gotici di smalto champlevès. Sui quattro lobi sono quattro stemmi uguali. Su un fusto sottile, decorato nelle facce da motivi floreali, s'innestano i quattro bracci della Croce di cristallo liscio, tubolari, con quattro trilobi alle estremità. La Croce è contornata da una grande raggiera di rame argentato. Sulla faccia anteriore degli elementi trilobi sono rappresentati: a destra San Giovanni, a sinistra la Vergine, in basso la Maddalena e in alto motivi decorativi aniconici. Sulla faccia posteriore degli stessi sono rappresentati, invece: in alto l'Agnello divino, sugli altri tre motivi floreali presenti anche all'incrocio dei bracci. I tubi di cristallo contengono un frammento della Vera Croce

  • OGGETTO reliquiario
  • MATERIA E TECNICA argento/ cesellatura
    smalto/ lavorazione a champlevé
  • LOCALIZZAZIONE Ferrandina (MT)
  • INDIRIZZO Europa, ITALIA, Basilicata, MT, Ferrandina, Matera - Irsina, Ferrandina (MT)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La storia del reliquiario in questione è legata a quella della reliquia che contiene, un frammento della Vera Croce. Secondo le scarse notizie storiche al riguardo, la preziosa reliquia sarebbe stata custodita, in origine, nel Castello di Uggiano (cfr. Centola e Magno) fino al momento della sua definitiva distruzione. Con la fondazione di Ferrandina, che sarebbe avvenuta alla fine del XV secolo, la reliquia fu trasferita nella città e diede il nome alla Chiesa Cattedrale: Santa Maria della Croce, la cui attuale facciata ci è stata tramandata , almeno in parte, nella dizione tardo quattrocentesca. Questa reliquia è inoltre il simbolo della città: la Croce compare infatti nel suo stemma ed in numerose immagini devozionali conservate nella Cattedrale. L'individuazione dei committenti, il cui stemma è rappresentato quattro volte sulla base del reliquiario, ha condotto ad una valutazione più consistente della sua entità storica. I donatori appertengono infatti alla Famiglia Sanseverino, una delle più antiche dell'Italia Meridionale che, durante il periodo degli Angiò Durazzo (1381-1433) aveva in feudo la Basilicata con il Cilento ed il Cosentino e che successivamente ottenne, da Ferrante d'Aragona, il feudo di Salerno, con il titolo principesco ed il diritto di battere moneta. Oltre al reliquiario come oggetto, probabilmente anche la stessa reliquia della Vera Croce è legata alla Famiglia in questione. Infatti sappiamo che Ruggero di Sanseverino, protetto da Carlo I d'Angiò, che per primo si era fregiato della fascia rossa in campo argento; come arme della sua famiglia (cfr. Mazzella, p. 731), fu inviato da Carlo in Terrasanta come suo legato e vi rimase a lungo, dal 1277 al 1282 (cfr. Prawer, p. 526), quando fu richiamato per i Vespri Siciliani. Il suo lungo soggiorno in Terrasanta quindi può avergli fornito l'occasione di entrare in possesso della reliquia, fatto che è confermato dal Gatta (pp. 141-44) storiografo del primo Settecento, che parla a lungo di un frammento della Vera Croce portato da Ruggero dalla Terrasanta. Il reliquiario quindi è connesso con duplice rapporto con la Famiglia Sanseverino, committente dell'oggetto e depositaria della Santa Reliquia fino al momento della donazione alla città di Ferrandina. Quando avvenne tale donazione e quindi la commissione del Reliquiario? A parte i fattori stilistici, che in ambiente provinciale possono condurre a datazioni poco probanti; l'elemento chiave è, ancora una volta, il punzone, qui presente nella base del Reliquiario. Si tratta del bollo "NAPL" in caratteri gotici maiuscoli, il più antico e il più raro dei bolli napoletani, comparso nella prima metà del XV secolo (cfr. Catello, p. 83), mentre dal 1457 in poi, compare quello con la corona. Dai primi anni del'400, dato il grande sviluppo dell'oreficeria a Napoli aragonese, fu necessaria una legislazione severa al proposito: vennero quindi introdotti i bolli di saggiatura, le cui disposizioni sono già contenute negli Statuti Riformati di Napoli del 1830. Il Reliquiario si aggiunge quindi a quei pezzi assai rari che hanno il più antico bollo del Regno di Napoli. Da un punto di vista stilistico, il nostro si discosta dalla produzione coeva e posteriore, conservata soprattutto in Campania, Puglia, Basilicata e Calabria. Proprio in Basilicata, a Missanello, è conservata una Croce processionale d'argento con tracce di doratura, che reca una data assai precoce, il 1425, ed il nome del committente: Rogerius. Ma questa ed un'altra Croce del primo quattrocento (1445) conservata a Mirano Calabro, decorata con palline d'argento e figure sbalzate, non mostrano alcun rapporto stilistico con la nostra, è rientrano anzi nell'orbita della scuola di Guardiagrele, assai fiorente nel XV secolo. Lo stesso discorso si può fare per la Croce di San Francesco di Paola, nel Santuario di Paola (1460) quella di Mottafilocastro (CZ), ed il pastorale di Reggio e di Tropea, con i bolli di Napoli. Il Reliquiario in esame infatti è ancora gotico e nella struttura e nel tipo di decorazione, la cui piatta resa (cfr. soprattutto gli elementi trilobati con i quali terminano i bracci della Croce) è grossolana, appena graffita, contrasta con la parte inferiore, elegante e di alto livello qualitativo. Questa è senza dubbio la parte migliore del pezzo; ornata anche con smalti champlevès dai colori brillanti, in massima parte perduti, la scritta è in caratteri gotici, eleganti, sempre con lettere di smalto. L'iconografia e lo stile del Reliquiario richiamano piuttosto i modi dell'oreficeria senese, con lontani ricordi francesi: del resto, nel periodo aragonese, sono numerosi gli orafi senesi che lavoravano sia a Napoli sia in Sicilia (cfr. Accasciana, p. 20). In particolare sotto il regno di Alfonso il Magnanimo (1416-1458), prevale appunto l'elemento toscano su quello francese e laziale. In questo contesto strutturale e docorativo si inserisce in modo anomalo, la grande raggiera di rame argentato, (vedi campo ANNOTAZIONI)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1700036841
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
  • ENTE SCHEDATORE C337 (L.160/88)
  • DATA DI COMPILAZIONE 1976
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • ISCRIZIONI base - ECCE LIGNUM CRUCIS VENITE ADOREMUS ECCE LIGNUM CRU (cis) -
  • STEMMI base, lobi - gentilizio - Stemma - Sanseverino - 4 - scudo con fascia rossa in campo argento
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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