San Deodato

reliquiario antropomorfo, 1619 - 1803

Il busto in rame dorato, presenta un paramento liturgico decorato riccamente con gigli e volute cesellate, motivi decorativi riprodotti sulla mitra. Il capo, originariamente in argento, venne sostituito dopo essere stato fuso nel 1803

  • OGGETTO reliquiario antropomorfo
  • MATERIA E TECNICA rame/ doratura
  • AMBITO CULTURALE Bottega Napoletana
  • LOCALIZZAZIONE Abbazia di Montevergine
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il busto-reliquiario del santo, risale al 1619; ad eccezione della testa in rame che risulta eseguita nel 1803, in sostituzione di quella originale in argento, poichè Ferdinando IV, con il dispaccio del 2 agosto del 1794, impose a tutte le chiese del regno, l'obbligo di fondere tutti gli argenti, non strettamente legati al culto, per versare il ricavato alla zecca del regno; dunque il 1 giugno del 1798, la congregazione virginiana, ricevendo un richiamo dalla Reggia di Napoli per non aver versato una somma di mille ducati allo stato e una nuova delibera per la consegna degli argenti, fu costretta ad effettuare un ulteriore fusione dei suoi argenti, tra cui vennero inclusi le teste in argento dei busti. Il busto preso in esame, è parte di un gruppo di sedici busti realizzati in rame, con le teste di argento, ad eccezione di due. La maggior parte di essi risale al 1619. Il busto viene citato, assieme ad altri negli inventari dell'archivio di Montevergine; in quello commissionato all'Abate Gian Giacomo Berardi il 26 agosto del 1662, viene riportato che nella cappella del Reliquiario o di San Guglielmo erano conservati " quattordici mezzibusti di rame indorato con teste d'argento" (AMV busta 35, f. 3 v). Nell'inventario del 10 giugno del 1723, tra i tanti reliquiari citati, troviamo: "Diciassette mezzibusti di rame dorato con le teste d'argento, rappresentanti i seguenti santi: San Giovanni e San Berardo, abbati di questo santo luogo, San Gennaro, protettore del regno; Ss. Festo e Desiderio, suoi compagni, Ss. Massimo e Secondino Vescovi; S. Antonio Ab., (...); S. Mercurio Martire; S. Ermolaro presbiterio, S. Nicandro martire; Ss. Diodato e Costanzo vescovi; S. Eleuterio, vescovo e martire; Santa Antia, martire e sua madre; S. Giustina, vergine e martire e S. Barbato, vescovo di Benevento" (AMV busta 37 f. 8). Nel 1662 nella Cappella del Reliquiario nuovo, edificata durante il generalato di Pio Milone, si contavano 14 busti. L'attenzione verso la realizzazione dei busti ebbe inizio nel XVI secolo quando venne impiegato l'argento ricavato dalla fusione di una statua detta il Principino, donata da Giovanni D'Angiò. I busti, parte dell'eccezionale raccolta di reliquie dell'Abbazia di Montevergine, dovettero subire diversi spostamenti nel corso dei secoli
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1500877368
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Salerno e Avellino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Salerno e Avellino
  • ISCRIZIONI medaglia - S. DEODATI / VESCOVO/ A. D. 1610 - capitale - a incisione -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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