Indicazione Topografica della sorgente e conduttura dell'acqua di Villa Aldobrandini. Indicazione Topografica della sorgente e conduttura dell'acqua di Villa Aldobrandini

china e acquerello su carta di invenzione,
  • OGGETTO china e acquerello su carta di invenzione
  • MATERIA E TECNICA carta/inchiostro di china/acquerello
  • ATTRIBUZIONI Palazzi Giacomo: disegnatore/architetto
    Canina Luigi (1795/1856)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Civico Tuscolano
  • LOCALIZZAZIONE Scuderie Aldobrandini
  • INDIRIZZO Piazza Guglielmo Marconi, 6, Frascati (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel 1562 Pio IV concedeva alla Comunità di Frascati di condurre in Città le acque provenienti dal Monte Algido (territorio di Rocca Priora) mediante un acquedotto pubblico.Nel 1605 il cardinale Pietro Aldobrandini - che, già da due anni, era divenuto proprietario delle stesse acque della Molara per volere del Papa Clemente VIII (1592-1605) - concedeva alla Comunità di Frascati dieci once d'acqua (quest'ultima, già incanalata nella proprietà Aldobrandini per la Villa e le sue fontane); la Comunità si impegnava, nel contempo, a provvedere alle spese necessarie per la creazione delle condutture di collegamento verso la fontana pubblica. Per alimentare, inoltre, il lavatoio - realizzato nella piazza della Città - Papa Paolo V (1605-1621) aggiunse altre due once nel 1615.Parte di questi privilegi fu, tuttavia, revocata nel 1622 per volere di Olimpia Pamphili Aldobrandini che - reputando la concessione del fratello provvisoria e non perpetua nel tempo - ridusse la quantità d'acqua da dieci ad otto once. I contrasti tra la famiglia Aldobrandini e la Comunità di Frascati si acuirono nel 1822 quando la stessa Comunità si rifiutò di pagare l'affitto di 300 scudi per la mola che era stata realizzata nella proprietà Aldobrandini (1794).Al rifiuto la nobile famiglia rispose - dapprima - con l'interruzione dell'erogazione dell'acqua verso la Città e, in un secondo momento, con l'intenzione di concedere (per un tempo stabilito) solamente otto once; la Comunità, di contro, rivendicò le dieci concesse dal cardinale Pietro e accusò gli Aldobrandini di essere i responsabili della scarsezza dell'acqua e del grave inquinamento che ne rendeva impossibile l'utilizzo.Si avviò, pertanto, una lunga causa legale che fu dibattuta dalla Sacra Rota a partire dal 1825; della controversia si ha una cospicua documentazione (parte integrante ne sono anche numerose planimetrie e perizie redatte tra il 1828 ed il 1833) conservata sia presso l'Archivio Storico Aldobrandini di Frascati (serie Acque), sia nell'Archivio Storico Comunale della stessa Città (serie Cause, bb. 348, 353-359) nonché nell'Archivio Segreto Vaticano (fondo Archivio Borghese). Della documentazione fanno parte anche tre disegni presenti nel Museo Tuscolano (inv. 156-158), dai quali emergono le ragioni dell'una e dell'altra parte: nelle piante del Salvi (a favore della Comunità) è evidente il collegamento diretto tra il sistema idrico della Villa con l'acquedotto pubblico; in quelle del Canina e del Palazzi (a favore della nobile famiglia) è posta in risalto, invece, la distinzione dei due sistemi.Dopo annose vicende, con la sentenza - emanata il 22 dicembre 1832 - gli Aldobrandini furono riconosciuti come proprietari indiscussi dell'acqua ceduta al cardinale Pietro dal Papa Clemente VIII (in occasione della costruzione della Villa Belvedere) ma, nello stesso momento, furono obbligati alla restituzione delle dieci once concesse, un tempo, dal Cardinale alla Comunità di Frascati.Nello stesso anno, la nobile famiglia si adoperò per la creazione del "nuovo acquedotto", che permetteva alle acque, provenienti dalla "Rifolta" e dalla "mola a grano", di confluire in una nuova vasca detta "Rifolta del nuovo Montano" e di giungere, infine, nel "Chiavicone" di scarico separato dal sistema idrico pubblico; ciò permise di risolvere, definitivamente, la questione.Le planimetrie mostrano il lungo percorso dell'acqua che, dalla fonte, attraversava la proprietà Aldobrandini e raggiungeva il centro cittadino. Nel disegno in oggetto è rappresentata la planimetria del sistema idrico che permetteva all'acqua, proveniente dalle "Sorgenti dell'acqua Algida di Villa Aldobrandini", di giungere alla Villa e alla città di Frascati.La conduttura, così come indicato in corrispondenza del percorso, si sviluppava lungo "uno spazio di otto miglia circa" e attraversava i territori di Rocca Priora, Monte Compatri, della Molara e di Grottaferrata (dei quali vengono indicati aree e confini - evidenziati anche attraverso l'uso di differenti colori - ed i rispettivi centri urbani).Giunta alla Villa, l'acqua veniva fatta defluire verso la Città attraverso una conduttura di raccordo - sita al di sotto della Fontana della Cavallerizza (C) - ed alimentava la "Fontana grande nel mezzo della Piazza di Frascati" (E).Sempre in corrispondenza della Cavallerizza, inoltre, un sistema di tubazioni - separato dal precedente - permetteva all'acqua di raggiungere anche il "Montano nuovo annesso alla detta Villa" (D), ovvero le antiche scuderie.Nella planimetria vengono indicate le sorgenti "Angelosa e Canalicchio" (contrassegnate con le lettere A e B) che i due architetti specificano essere a cinque miglia di distanza da quella Algida e, dunque, da essa completamente distinte.La pianta è firmata, in basso a destra, dagli architetti Luigi Canina e Giacomo Palazzi.Una copia del disegno-con allegata perizia redatta dagli architetti nel 1831-è conservata presso l'Archivio Segreto Vaticano(ASV, Archivio Borghese, b. 1155, fasc.68)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Disegni
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201059098
  • NUMERO D'INVENTARIO 157
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Lazio (con esclusione della citta' di Roma)
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Frascati
  • ISCRIZIONI in alto a destra - Indicazione Topografica della sorgente e conduttura dell'acqua di Villa Aldobrandini - Canina L./Palazzi G -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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