Copia estratta dalla Pianta Originale data dai sott.i Sig.ri Ingegneri Palazzi e Canina li 26 luglio 1831 per parte dell'Ecc.ma Casa Aldobrandini. Copia della planimetria che riproduce l'evoluzione ed il riattamento dell'acquedotto Aldobrandini a Frascati
china e acquerello su carta copia,
Canina Luigi (1795/1856)
1795/1856
- OGGETTO china e acquerello su carta copia
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MATERIA E TECNICA
carta/inchiostro di china/acquerello
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ATTRIBUZIONI
Palazzi Giacomo: disegnatore/architetto
Canina Luigi (1795/1856)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Civico Tuscolano
- LOCALIZZAZIONE Scuderie Aldobrandini
- INDIRIZZO Piazza Guglielmo Marconi, 6, Frascati (RM)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel 1562 Pio IV concedeva alla Comunità di Frascati di condurre in Città le acque provenienti dal Monte Algido mediante un acquedotto pubblico.Nel 1605 il cardinale Pietro Aldobrandini concedeva alla Comunità di Frascati dieci once d'acqua (quest'ultima, già incanalata nella proprietà Aldobrandini per la Villa e le sue fontane); la Comunità si impegnava, nel contempo, a provvedere alle spese necessarie per la creazione delle condutture di collegamento verso la fontana pubblica.Per alimentare, inoltre, il lavatoio -realizzato nella piazza della Città- Papa Paolo V aggiunse altre due once nel 1615.Parte di questi privilegi fu, tuttavia, revocata nel 1622 per volere di Olimpia Pamphili Aldobrandini che -reputando la concessione del fratello provvisoria- ridusse la quantità d'acqua da dieci ad otto once.I contrasti tra gli Aldobrandini e la Comunità si acuirono nel 1822 quando la stessa si rifiutò di pagare l'affitto di 300 scudi per la mola che era stata realizzata nella proprietà Aldobrandini(1794).Al rifiuto la nobile famiglia rispose- dapprima- con l'interruzione dell'erogazione dell'acqua verso la Città e, in un secondo momento, con l'intenzione di concedere(per un tempo stabilito)solamente otto once; la Comunità,di contro, rivendicò le dieci concesse dal cardinale Pietro e accusò gli Aldobrandini di essere i responsabili della scarsezza dell'acqua e del grave inquinamento che ne rendeva impossibile l'utilizzo.Si avviò, pertanto, una lunga causa legale che fu dibattuta dalla Sacra Rota a partire dal 1825; della controversia si ha una cospicua documentazione(di cui vi sono anche numerose planimetrie e perizie redatte tra il 1828 ed il 1833) conservata sia presso l'Archivio Storico Aldobrandini di Frascati (serie Acque), sia nell'Archivio Storico Comunale della stessa Città(serie Cause, bb. 348, 353-359) nonché nell'Archivio Segreto Vaticano(fondo Archivio Borghese).Della documentazione fanno parte anche tre disegni presenti nel Museo Tuscolano(inv. 156-158), dai quali emergono le ragioni dell'una e dell'altra parte:nelle piante del Salvi (a favore della Comunità) è evidente il collegamento diretto tra il sistema idrico della Villa con l'acquedotto pubblico;in quelle del Canina e del Palazzi(a favore della nobile famiglia) è posta in risalto, invece, la distinzione dei due sistemi.Dopo annose vicende, con la sentenza del 22 dicembre 1832 gli Aldobrandini furono riconosciuti come proprietari indiscussi dell'acqua ceduta al cardinale Pietro dal Papa Clemente VIII ma, nello stesso momento, furono obbligati alla restituzione delle dieci once concesse, un tempo, dal Cardinale alla Comunità di Frascati.Nello stesso anno, la nobile famiglia si adoperò per la creazione del "nuovo acquedotto", che permetteva alle acque, provenienti dalla "Rifolta" e dalla "mola a grano", di confluire in una nuova vasca detta "Rifolta del nuovo Montano" e di giungere, infine, nel "Chiavicone" di scarico separato dal sistema idrico pubblico; ciò permise di risolvere, definitivamente, la questione.Le planimetrie mostrano il lungo percorso dell'acqua che, dalla fonte, attraversava la proprietà Aldobrandini e raggiungeva il centro cittadino.La planimetria in oggetto è il frutto di aggiornamenti attuati nel tempo(dal 1831 al 1833) tradotti attraverso una vera e propria sovrapposizione di piante.Le diverse fasi,corredate da specifiche legende presenti ai lati del disegno,si distinguono per l'uso di lettere, numeri e colori differenti.La 1° fase, corrispondente alla planimetria originaria,è datata 26 luglio 1831 ed è contrassegnata da lettere di colore nero.La 2° e la 3° fase fanno riferimento alle prime due piante realizzate dal Salvi per la Comunità di Frascati nelle date, rispettivamente, del 14 marzo 1828 e del 3 gennaio 1829;le due planimetrie sono individuabili dalla presenza di lettere rosse accentate e non.L'ultima fase si riferisce ai lavori di riattamento dell'acquedotto attuati dagli Aldobrandini nel 1832-dopo la sentenza rotale-e si distingue per l'uso dei numeri romani.Prima di giungere al "Conservone"(sito al di sotto della Fontana della Cavallerizza)l'acqua-proveniente dalla mola-veniva deviata ed immessa in un "nuovo sistema di tubazioni",detto"il nuovo Acquedotto"(I), che indirizzava l'acqua nella "Rifolta"(II)-sita nei pressi del "Montano ad Olio"(III)-e, successivamente, nel "Chiavicone" (IV) per, poi, scaricarla "all'Orto olim di S. Sabina".Il nuovo sistema consentiva di separare l'acqua proveniente dalla mola da quella del Conservone, cui era collegata -tramite il "Braccio di Forma"-la conduttura pubblica; grazie alla realizzazione del nuovo "Acquedotto",si preservò la purezza dell'acqua destinata alla Città e si eliminò, definitivamente(come sopra detto),la causa del contenzioso tra la Comunità e la famiglia Aldobrandini.A sinistra della pianta è visibile l'ingrandimento del sistema idrico depurativo e distributivo che collegava al Braccio di Forma.Alla planimetria originale era allegata la perizia del 29 luglio 1826
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201059100
- NUMERO D'INVENTARIO 158
- ENTE SCHEDATORE Comune di Frascati
- DATA DI COMPILAZIONE 2017
- ISCRIZIONI in alto a sinistra - Copia estratta dalla Pianta Originale data dai sott.i Sig.ri Ingegneri Palazzi e Canina li 26 luglio 1831 per parte dell'Ecc.ma Casa Aldobrandini - Canina L./Palazzi G - a penna - italiano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0