Madonna con Bambino e storie della passione di Cristo

dossale, ca 1295 - ca 1305
Maestro Del Farneto (attribuito)
notizie secc. XIII-XIV

Il dossale è costituito da un'unica asse orizzontale in legno di pioppo sulla quale sono inchiodati i listelli della cornice e il nimbo aggettante della Madonna, sostenuto nella giusta inclinazione mediante tre perni in legno. Lungo il perimetro della cornice si notano le sedi di perni e chiodi antichi, forse resti dell’originario sistema di ancoraggio o sedi di vincoli di altri pannelli dipinti. Le aureole sono definite da incisioni a compasso, mentre incisioni a mano libera delimitano le aree da dorare e campire. La riflettografia IR ha evidenziato un disegno preparatorio a pennello. La lamina d’oro è applicata a guazzo su bolo rosso sul fondo, a missione per il nome di Gesù nel titulus, decorata a punzone sulle circonferenze delle aureole e con il bulino a racemi nelle aree interne. La lamina d’argento, applicata a guazzo, è stata utilizzata per la cornice e lo schienale del trono decorati a graffito, previa campitura del metallo con azzurrite e lacca rossa. Nelle prime due scene da sinistra le abrasioni sui volti dei carnefici e dei soldati si devono ad un’antica devozione

  • OGGETTO dossale
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • MISURE Altezza: 58,3 cm
    Spessore: 6,5 cm
    Peso: 23 kg
    Larghezza: 208 cm
  • ATTRIBUZIONI Maestro Del Farneto (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Nazionale dell'Umbria
  • INDIRIZZO Piazza Giordano Bruno, 10, Perugia (PG)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera, proveniente dalla sagrestia del convento dei Minori del Farneto nei pressi di Perugia, pervenne in Galleria nel 1867 a seguito delle demaniazioni post unitarie. La prima attribuzione al cosiddetto Maestro del Farneto, dal luogo di provenienza della tavola, risale al Longhi (1961, pp. 3-7). Dopo l'identificazione di questo maestro umbro, la critica si è divisa sulla compilazione del suo catalogo e sulle varie ipotesi di datazione. Tra le opere avvicinate al dossale di Farneto si deve ricordare la Madonna con il Bambino nel convento di San Damiano ad Assisi, che il Previtali data tra il 1296 e il 1306 e sulla cui attribuzione non concordano il Santi (1969, pp. 34-35) e lo Scarpellini (1969, pp. 214-215); gli affreschi del convento del Monte Frumentario ad Assisi, anteriori al 1300; parte degli affreschi della Sala dei Notari nel Palazzo dei Priori di Perugia, databili tra il 1296 e il 1297 e il Crocifisso nella chiesa di Sant'Andrea a Spello, tutte opere attribuite al Maestro del Farneto dal Boskovits (1973, p. 12; 1976, n. 72; 1981, pp. 1-4 2), che sottolinea la variegata cultura di questo artista, influenzata da ricordi del Maestro di San Francesco, da elementi cimabueschi, ma soprattutto da caratteri romani, testimoniati dalla presenza ad Assisi tra il 1288 e il 1296 di Jacopo Torriti e della sua bottega. Sebbene concordino con le ascendenze romane del Maestro sia Lunghi (1982, p. 210; 1984, pp. 20-25; 1986, p. 601) che Cicinelli (1981, p. 4) che Todini (1985, p. 336; 1986, pp. 390-391) espungono dal catalogo del pittore gli affreschi della Sala dei Notari e la Croce in sant'Andrea a Spello. Di parere diverso è Bellosi (1985, pp. 34, n. 26, 133, 135, 159), che invece considera il dossale del Farneto un esempio tipico nella cultura umbra del diretto passaggio "dalla fase culturale del Maestro di san Francesco alla fase giottesca senza una rilevante mediazione cimabuesca". Recentemente Ada Labriola (1994, pp. 86-87), ripercorrendo le vicende critiche dell'opera, propone di datarla entro il 1290, in un momento in cui erano ancora molto forti i legami con il Maestro di san Francesco attivo tra il 1260 e il 1280, come si nota nella Deposizione dalla Croce, in cui le due scene appaiono quasi sovrapponibili. Di derivazione cimabuesca viene, invece, interpretata la saldezza plastica delle figure e "i gruppi compatti di figure, dalle teste scalate in profondità che sembrano derivare da quelli affrescati da Cimabue nella drammatica Crocifissione del transetto sinistro". La studiosa, nell'opera in esame, non rintraccia segno alcuno di quel classicismo di matrice romana, che invece rileva negli affreschi della sala dei Notari di Perugia, databili tra il 1296 e il 1297, che reinserisce nel catalogo dell'artista, insieme alla Madonna di san Damiano precedente al 1306. Più di recente Delpriori (2015) sposta la tradizionale datazione dal 1290 al decennio successivo, in un momento successivo alla decorazione della cappella di san Nicola nella basilica inferiore di san Francesco da parte di Giotto (cfr. Garibaldi 2015, pp. 165-168 con bibliografia precedente). La datazione tra la "seconda metà dell'ultimo decennio del Duecento o ai primi anni del secolo successivo" è stata proposta recentemente da Veruska Picchiarelli (Capolavori del Trecento, 2018, pp. 212-214) sulla base del modello di riferimento individuato nello scomparto centrale del trittico affrescato, tra la fine del XIII e i primi anni del sec. XIV, da Giotto nella cappella di San Nicola della Basilica Inferiore di Assisi
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000016089
  • NUMERO D'INVENTARIO 27
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Galleria Nazionale dell'Umbria
  • ENTE SCHEDATORE Galleria Nazionale dell'Umbria
  • DATA DI COMPILAZIONE 1996
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
    2016
    2021
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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