Cristo Pantocratore

icona, post 1725 - ante 1749

Tavola intera, senza listelli né incavo. Non si rileva tela preparatoria. Levkas

  • OGGETTO icona
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • AMBITO CULTURALE Ambito Moscovita
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo delle Icone Russe
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Pitti
  • INDIRIZZO piazza de' Pitti, 1, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Al centro è posta l'immagine a mezza figura del Cristo Pantocrator, nell'atto di benedire con la mano destra, mentre nella sinistra regge il globo, simbolo del potere, sormontato dalla croce. Date le dimensioni ridotte, l'icona doveva essere destinata alla preghiera in casa o in viaggio. L'immagine del Pantocrator è tipologicamente vicina a una serie di opere della collezione della Galleria dell'Accademia, che hanno misure simili. L'icona del Pantocrator, come altre della collezione fiorentina, costituisce un esempio, raro nel XVIII secolo, di piccola immagine da preghiera, destinata ad un non ricco acquirente, seguace dei nuovi riti della chiesa, come testimoniano le particolarità iconografiche, apparse nel periodo delle riforme ecclesiastiche del patriarca Nikon: il gesto complesso ma non con le due sole dita alzate, della mano del Cristo e la scrittura del suo nome ("Iisus" invece di "Isus"). L'opera appartiene al tipo iconografico bizantino del Cristo Pantocrator - Creatore, Padrone e Signore dell'universo, salvatore e giudice del genere umano. Tuttavia alcuni dettagli rivelano l'influsso dell'iconografia dell'Europa occidentale: si notano, ad esempio, il taglio ribassato della composizione, il tipo delle vesti (la tunica semiaperta con cintura alta e con maniche larghe, raccolte in pieghe) e infine il simbolo del potere, invece della tradizionale raffigurazione del Vangelo, nella mano sinistra. L'influsso della pittura occidentale si rivela anche nei tratti scelti per il volto del Cristo e nella resa dei capelli divisi in due ciocche uguali che ricadono sulle spalle. Le immagini del Cristo con il globo, largamente diffuse nell'Europa occidentale, divennero note in Russia nell'ultimo terzo del XVII secolo, soprattutto per la diffusione di stampe ucraine e dell'Europa occidentale, di stampe incise a Mosca da artisti stranieri, e anche grazie all'interesse dell'arte russa di quel tempo per gli attributi dei poteri reali. Evidentemente l'iconografia del Cristo con il globo, che esisteva contemporaneamente alle raffigurazioni tradizionali del Pantocrator, si diffuse in Russia anche ad opera dei maestri imperiali. Lo testimonia infatti un'analogia molto precisa con l'icona in esame: l'immagine del Salvatore Pantocrator che era nell'iconostasi della chiesa di Mosca della Dormizione sulla Pokrov' (ora, Museo del Monastero Novodevicij), dipinta nel 1705 da un pittore di corte e dal pittore di origine polacca Ivan Refusickij. Tale icona, creata secondo le tradizioni pittoriche barocche ed eseguita in tecnica mista (tempera e olio), costituisce il modello dell'immagine del Cristo seduto con in mano il globo e circondato da cherubini. Evidentemente, l'icona in esame risale a questa o a un'opera simile e ne è una copia semplificata. Simili raffigurazioni del Cristo nelle icone da preghiera del XVIII secolo sono piuttosto rare e divennero più popolari nel XIX secolo in diverse varianti, su icone dipinte non a tempera, ma ad olio e di stile accademico. Nel catalogo del 1958 l'icona è stata ritenuta opera del XVII secolo, vicina alla scuola Stroganov di epoca tarda ma con caratteristiche anche "della scuola del sud (Kiev)". E' stata raffrontata all'icona "Resurrezione e discesa agli inferi". L'immagine del Pantocrator è contemporanea alle icone del gruppo principale della collezione della Galleria dell'Accademia ma si distingue per l'esecuzione particolarmente meticolosa. Sebbene la gamma di colori sia ridotta, la sicurezza della struttura compositiva, la coerenza delle proporzioni e il modellato piuttosto complesso del viso sono indici di un livello abbastanza alto di professionalità del pittore. L'artista conosceva bene le caratteristiche della maniera dei pittori di icone del Palazzo dell'Armeria tra la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo. Nonostante la semplificazione di quei modi, caratteristica della pittura provinciale, il pittore è riuscito a dare al volto di Cristo tratti 'realistici' con una tipica espressione dolce, e a conferire alle forme un giusto volume. Ciò consente di avvicinare l'opera a una delle migliori icone della collezione fiorentina: l'immagine del Salvatore Acheropita. Tuttavia si rileva una somiglianza anche maggiore con la "Deesis a tre figure". E' quindi del tutto credibile che le due opere siano state eseguite dallo stesso pittore, sebbene la differenza di grafia delle iscrizioni non permetta di avvalorare definitivamente questa ipotesi
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900742640
  • NUMERO D'INVENTARIO Inv. 1890, 9318
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Le Gallerie degli Uffizi
  • ENTE SCHEDATORE Le Gallerie degli Uffizi
  • DATA DI COMPILAZIONE 2006
  • ISCRIZIONI sulla croce disegnata nell'aureola - OMEGA O H - caratteri cirillici -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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