resurrezione di Cristo

vetrata, post 1443 - ca 1444

Vetrata circolare composta da venticinque pannelli

  • OGGETTO vetrata
  • MATERIA E TECNICA vetro/ piombatura/ pittura
  • MISURE Diametro: 468 cm
  • ATTRIBUZIONI Paolo Uccello (attribuito): disegnatore
    Bernardo Di Francesco (attribuito): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Fin dal 22 febbraio 1443 gli operai deliberano che Paolo Uccello debba fare due disegni (non si specifica quali) per le vetrate della cupola (Poggi, 1909, doc.747); l’8 luglio del medesimo anno si pagava il disegno della Resurrezione, fatto per la seconda volta (Poggi, 1909, doc.750); come dimostrato dal Poggi (1933, pp.335-336) il primo cartone gli era stato ricompensato il 2 maggio sempre del 1443, anche se nel documento relativo per un errore di trascrizione del notaio si parla di “Ascensione” (che per altro sappiamo con certezza disegnata dal Ghiberti; Poggi, 1909, doc.749). Nel gennaio 1444 Bernardo di Francesco deve pagare Paolo Uccello “prosuo labore in pingendo unum oculum factum per dictum Bernardum” (Poggi, 1909, dov.757): il documento si riferisce sicuramente all’occhio della Resurrezione, poiché la Natività era stata commissionata ad Angiolo di Lippo e l’Annunciazione, perduta appare solo successivamente nei documenti. Si può quindi supporre la presenza della mano dell’artista nella fase pittorica della vetrata. Numerosi gli interventi critici relativi all’opera in esame, Semper ne sottolinea la bellezza dei colori (Semper, 1872, p.23) ed il Cavalcaselle è tra i primi ad attribuirla a Paolo Uccello (Cavalcaselle-Crown, 1812, p.31). Nel 1900 la Resurrezione fu accuratamente osservata e descritta dal Marquand che la definisce la più brillante nel colore e la più incisiva nel disegno e che propone il nome di Paolo in alternativa al Ghiberti benché la vetrata mostri, secondo lo studioso, maggior affinità stilistiche con le opere di quest’ultimo (Marquand 1900, pp.197-203). Importante il contributo del Poggi che nel 1909 curò la pubblicazione completa dei documenti relativi a tutte le vetrate del Duomo, da lui ordinati e riassunti in brevi commenti su ogni singola opera: si ebbe allora la prova certa dell’intervento di Paolo Uccello (Poggi, 1909, p.LXXXVIII e docc. 747, 749, 750, 757, 770). Per il Toesca la Resurrezione “semplice di forma, potente di colore” mostra rispetto alle altre vetrate della cupola più abile accordo tra “intento pittorico e tecnica vetraia” (Toesca, 1920, p.4). Boeck al pari del Marquand insiste sui rapporti tra Ghiberti e Paolo Uccello, che era stato suo allievo e collaboratore nei rilievi della porta nord e, pur notando alcune affinità con Andrea del Castagno nella testa del (Boek, 1933, p.260, 1939, pp.36-39). Pudelko osserva la grande forza drammatica e gli e gli eventi segni del nuovo realismo (visibili negli atteggiamenti, nel panneggio e negli scorci improvvisi) notando come appaia qui, per la prima volta il mazzocchio, a testimonianza degli interessi prospettici e spaziali dell’artista. (Pudelko, 1934, p.237). Anche il Salmi sottolinea la ricerca prospettica realizzata nella visione obliqua e scorciata del sarcofago e nella disposizione delle guardia in due piani diversi (Salmi, 1938, pp.23-24). Secondo la Van Straelen è improbabile nonostante la conferma documentaria, che la vetrata sia stata eseguita da Bernardo di Francesco, perché mostra una chiarezza cromatica ed un’armonia per lui estranee alle altre sue opere; inoltre la studiosa segnala alcuni rifacimenti, soprattutto nel busto del Cristo (Von Straelen, 1938, pp.17-88). Pittaluga afferma che Paolo Uccello nel disegnare i cartoni per tre occhi della cupola “smarrisce ogni effettiva coerenza e che nella Resurrezione” la ricerca accentuata dei volumi e degli scorci non riesce adattarsi per difetto, forse, di profondità spaziale (Pittaluga, 1946, p.45). La Micheletti compilò la scheda su questa vetrata per il catalogo della Mostra "Quattro maestri del primo Rinascimento" (Firenze, 1954), riassumendone le notizie storiche e bibliografiche (Micheletti, 1954, scheda n.8, p.70). Marchini parla di un perfetto accordo sui principi antitetici della linea curva descritta dal corpo di Cristo e degli svolazzi della veste e dello stendardo con quelli prospettici del sepolcro e quelli volumetrici delle guardie in armature e mazzocchio; osserva inoltre, una particolare resa del cielo a cerchi concentrici “come si trattasse di una sfera incentrata nel corpo luminescente del Cristo”. (Marchini, 1978, p.553 e 1956 p.42). Per il Parrochi nella vetrata della Resurrezione “Paolo muove in cerchi, con felicissimo effetto, un ascendente ritmo compositivo, non tenendo conto della profondità, dimostrandosi in ciò più consapevole del mezzo a sua disposizione, il vetro colorato, semplice diaframma interposto alla luce, come la intendevano i maestri più antichi (Parrochi, 1974, p.40). In occasione della mostra ghibertiana del 1978, la vetrata è stata oggetto di uno studio accurato da parte di M.Bacci che ne delinea la storia e la fortuna critica notando come essa, accanto a reminiscenze di tipo tardo-gotico (ad.es.la figura del Cristo) presenti “tutti quei motivi formali che Paolo Uccello elabora in quegli anni” quali ad es.delle più tarde battaglie (Bacci, 1978, p.255)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA detenzione persona giuridica senza scopo di lucro
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900188137
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1983
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 1989
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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