Sposalizio di Maria Vergine

dipinto, 1766 - ante 1779

Giuseppe e la Vergine si tendono la mano al centro, dietro un sacerdote; in primo piano un uomo in costume turchesco e una donna con bambino; sopra il Padre tra gli angeli musicanti

  • OGGETTO dipinto
  • MISURE Altezza: 450 cm
    Larghezza: 258 cm
  • ATTRIBUZIONI Vellani Francesco (1688/ 1768): impostazione del dipinto e prima parte
    Camuncoli Francesco (1745/ 1825): finitura
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Collegio S. Carlo
  • INDIRIZZO Via S. Carlo, 5, Modena (MO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Francesco Vellani fu incaricato dell'esecuzione della grande pala negli ultimi anni della sua vita, quando, quasi ottantenne, in realtà era ancora operoso per grandi commesse: si ricorda, in contemporanea a questo lavoro, la grande pala dell'"Assunzione" per il Duomo di Modena. L'idea di far dipingere al Vellani anche la tela per l'altare detto di S. Giuseppe, che diventerà poi dello Sposalizio della Vergine, era venuta alla Congregazione di San Carlo al momento della consegna della pala con San Filippo Neri, avvenuto nel 1765: ai primi di marzo dello stesso anno Vellani ricevette la commessa per il dipinto in esame; al suo pagamento erano stati destinati i proventi del lascito Avanzi-Biscioni. Esso doveva sostituire un'opera di identico soggetto indicata dalle fonti come opera del "famoso Genovesi" completamente annerita. Pagani nel 1770 la vide ancora al suo posto: "tavola insigne, quale divenuta nera ha perduto molto di suo bel carattere, e nobiltà; opera di Bernardo Strozzi Genovese", ma Lazzarelli, che l'aveva descritta nel 1714, l'aveva assegnata alla mano di Francesco Capurri, artista genovese al servizio degli Estensi nella seconda metà del Seicento. Benati e Peruzzi prima, Dugoni poi, hanno accettato più volentieri l'ipotesi del Lazzarelli a favore di Capurri, ipotesi che, tuttavia, la perdita del dipinto in questione non permette di verificare o confutare (cfr. Benati-Peruzzi 1991 p. 171; Dugoni 2001 p. 50). Nella schedatura del 1975 si ipotizzava che la pala del Vellani fosse anzi una copia del precedente dello Strozzi, anche questo difficile da verificare in mancanza del dipinto precedente, che esso fosse o meno del pittore genovese. Tornando alla "nuova" pala del Vellani, per essa le fonti registrano alcuni ostacoli: l'anziano pittore, oberato di lavoro, si era comunque impegnato per l'opera - lo dimostrano i tre bozzetti tuttora noti - intercalando questo impegno con il compimento di altre commissioni, ma insorsero divergenze sul prezzo e soprattutto il conte Girolamo Riccini, detentore del giuspatronato dell'altare, oppose un netto rifiuto all'idea di rimuovere l'antica tela, al punto che il dipinto finito non fu accettato dai committenti. Francesco Vellani morì prima di essere riuscito a portare a termine l'opera: fu l'erede nominato, l'amico Ludovico Bosellini, ad adoperarsi perché la pala non rimanesse incompiuta e a chiamare Francesco Camuncoli, pittore di Novellara, per terminare il dipinto. A Camuncoli si deve "una figura nel fondo", come rivela una memoria conservata in un tubo di latta rinvenuto dietro la pala e che pone fine alle ipotesi circa l'entità dell'intervento del pittore, anche se più studiosi ritengono che sia di mano del pittore di Novellara anche la grande figura di astante, o testimone, a sinistra, già tuttavia inserita dal Vellani in uno dei bozzetti conosciuti (Modena, Galleria Estense). Rimaneva il problema del rifiuto della committenza: per questo motivo, o per un tentativo di trarne un guadagno più vantaggioso, l'erede Bosellini tentò di vendere il dipinto all'asta prima a Modena, poi a Firenze e infine a Bologna, ma senza successo. Nel 1779 morì il conte Riccini e gli eredi, finalmente, accettarono di buon grado di collocare la grande tela del Vellani all'altare per il quale era stata concepita, chiedendo in cambio di non essere disturbati dall'operazione e di ottenere a casa il dipinto antico. Acquisto e sistemazione dell'altare avvennero il 3 dicembre 1779 (Dugoni 2001 pp. 27, 50; Dallamano 2018, pp. 189-190 nota 148). Il dipinto in esame denuncia d'appartenere, anche per lettura stilistica, agli ultimi anni della lunga carriera del Vellani, quando il mestiere di una composizione di carattere sacro e per grandi formati, ormai fissata su stilemi classici e impostazioni prive di estro, comprendeva ancora memorie di passioni più giovanili: riprende qui i panni a piani spezzati, le luci bianche, i colori talvolta innaturali, e ritrova il gusto per i volti minuti che nell'altra pala presente nella chiesa di San Carlo aveva completamente perduto, al punto da insinuare il sospetto di un ritocco dei volti. Per questa pala sono noti almeno tre bozzetti, nei quali Vellani ritrova parte della sua freschezza nella pennellata, pur mantenendo un controllo severo sull'impostazione della scena: il monocromo, accompagnato da un cartellino autografo sul retro, è presente nella stessa collezione del Collegio (inv. 0274) mentre i due bozzetti a colori sono conservati nei depositi della Galleria Estense e in una collezione privata modenese (Roli Guidetti 1971 p. 229, nota 57)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800438504
  • NUMERO D'INVENTARIO 0020
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Fondazione Collegio San Carlo
  • DATA DI COMPILAZIONE 1975
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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