Ritratto di nobildonna della famiglia Prati

dipinto,

Su fondo scuro, incorniciata da un drappo di velluto rosso, è ritratta, in veste di broccato giallo e mantello verde, una donna appartenente alla famiglia Prati. Cornice in legno dorato e intagliato in finto marmo verde-mare

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE palazzo Prati Savorelli
  • INDIRIZZO corso Armando Diaz, 49, Forlì (FC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Considerate le peculiarità e l’impostazione di questo ritratto, non si può escludere del tutto che provenga da un ramo capitolino della famiglia Savorelli Prati. La giovane nobildonna presenta indumenti e acconciatura particolarmente elaborati, più o meno compatibili con la moda della Roma tardo seicentesca. In merito alle relazioni culturali dei Muti Papazzurri, il cui patrimonio è confluito nell’eredità Savorelli, ricordiamo un esempio significativo della funzione del ritratto quale mezzo di trasmissione di un preciso gusto e status sociale. Si tratta dell’effige di Maria Isabella Massimo Muti Papazzurri, una delle “Belle” dipinte da Jacob Ferdinand Voet negli anni settanta del XVII secolo per la “galleria” del cardinale Flavio Chigi nel suo palazzo ad Ariccia (cfr. F. Petrucci, “Ferdinand Voet (1639-1689) detto Ferdinando de’ Ritratti”, Roma 2005). Un altro dato da approfondire, seppur non risolutivo ai fini dell’identificazione della modella, proviene dal “Testamento della March.a Alessandra Millini Muti” del 16 marzo 1738, dove compare l’indicazione “Il mio ritratto in tondo lo fece Monsù Antonio fiamengo fù pagato scudi 23 [?] e per le due cornici con quello di Portia con l’indoratina lo pagai scudi 8” (FoASIP, Muti Papazzurri 6, “Istromenti / diuersi / dal 1685 al 1781 / Filza. 9”, “Arm. 3. fil. 9.”, c. 272). La giovane nobildonna dell’Istituto Prati è dipinta entro un ovale, ma la tela rettangolare. Non è ancora comunque chiara la fisionomia della quadreria di questa marchesa, così come non sono emerse notizie sul misterioso pittore fiammingo “Monsù Antonio”, attivo per i Muti presumibilmente negli ultimi decenni del Seicento. Alessandra Millini (o Mellini) Muti, donna di grande devozione commissiona nel 1690 a Domenico Maria Muratori la ‘miracolosa’ immagine mariana per il piccolo santuario della Madonna dell’Archetto in Roma
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800052266
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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